Mohamed Salah: la stella nascente del calcio egiziano

Mohamed Salah: tra primavera araba e cavalcate a 100 all’ora

“Perché hai scelto il 74?” – “Per rendere omaggio alle 74 vittime della tragedia che ha colpito recentemente il mio paese a Port Said. Anche perché tra qualche giorno ricorre l’anniversario.”

Per tanti è il Messi d’Egitto, per qualcuno il Piccolo Faraone e  per altri il Ballerino Africano, per la velocità con la quale si muove sulle punte.  Fatto sta che già da qualche mese si sta rendendo protagonista nel campionato italiano e in Europa League con la maglia della Fiorentina.

E noi vogliamo partire proprio da quella maglia e dal numero cucito sopra che ci racconta qualcosa in più di questo sorridente ventiduenne egiziano venuto in Italia con l’obiettivo dichiarato di fare a fette le difese e a cavalcare a 100 km/h non appena gli lasciano qualche metro di campo.

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1 Febbraio 2012. Quella notte fu un massacro. La tragedia di Port Said è rimasta impressa nella memoria di tutti gli egiziani e agli occhi del mondo intero è apparsa come una drammatica sconfitta. Gli scontri di quella sera nello stadio a nord dell’Egitto, tra le tifoserie della squadra ospite dell’El Ahly e quella locale dell’Al Masry, hanno riproposto tragicamente la questione della sicurezza in un Egitto post-rivoluzione, dove le forze di polizia giocano un ruolo marginale e le partite di pallone sono diventate un evento ad alto rischio anche per la violenza delle tifoserie.

Mohamed Salah non ha perso tempo appena arrivato a Firenze. Ha voluto con forza ricordare questo tragico evento e ha deciso di vestire la maglia numero 74. È un omaggio ad ognuno di quei ragazzi morti in uno stadio di calcio ed è un gesto sincero, che viene dal profondo del cuore.

Non è la solita sviolinata eseguita ad orologeria come spesso succede per ricordare i defunti, ma sottolinea quanto questo giovane fenomeno venuto ad incantare l’Europa abbia marchiato a fuoco il suo legame con la terra d’origine. Un Egitto martoriato dalla Rivoluzione del post Mubarak: tra vecchio regime, primavera araba, colpi di stato e adesso l’ISIS.

Il calcio con questo ha poco a che fare. E tanti ragazzi, quelli più talentuosi e fortunati, “con il beneplacito di Allah“, se ne vanno in cerca di fortuna, adocchiati da qualche osservatore esperto di Maghreb e Nord Africa. Anche perché il campionato egiziano non è che primeggi tra le competizioni calcistiche più gettonate. Mohamed Salah è una di queste promesse con la valigia pronta per partire.

Salah in arabo può essere tradotto in “preghiera”, come variante di Salat. Mohamed, invece, è una variante di Maometto. Quindi, se la matematica continua a non essere un’opinione, la traduzione italiana del nome del giocatore è la seguente: La Preghiera di Maometto.

Momo, come viene affettuosamente chiamato dagli amici, è un musulmano convinto. Prega tutti i giorni e gli piace inginocchiarsi rivolto a La Mecca. Una forma alta di preghiera e di rispetto verso una fede inviolabile che lui riversa in campo, dimostrando fermezza di spirito e attaccando la porta pronto a colpire in nome di Allah.

Si diceva che la valigia era pronta. Neanche il tempo di chiuderla e si parte subito per cominciare una carriera che si sta prospettando illuminante. Nell’estate del 2012, infatti, lascia il Cairo dove vestiva i colori dell’ El Mokawloon, per emigrare in Svizzera alla ricerca di un po’ di fortuna.

Momo con la maglia del suo primo amore: l'El Mokavloon
Momo con la maglia del suo primo amore: l’El Mokawloon

L’esordio nel campionato egiziano arriva a 18 anni. La squadra non è una delle compagini più accreditate del torneo, dove come al solito detta legge l’El Ahly.  Momo però si presenta subito in grande spolvero e ci mette poco a diventare titolare della squadra.

La prima rete proprio il giorno di Natale del 2010. Per gli arabi questo è un giorno come un altro; più probabilmente è stato un segno del destino, metterla dentro la prima volta nel giorno simbolo della cristianità. Come a voler dire che quest’astro nascente del calcio nordafricano sarebbe poi diventato una stella nel calcio occidentale, patria del cristianesimo. E così sta succedendo.

Il campionato egiziano nel 2012 viene interrotto proprio a causa della tragedia di Port Said. A marzo si chiude bottega, la federazione decide che è meglio riflettere sul futuro della lega e rimandare a data da destinarsi. È il momento per i giocatori più talentuosi di pianificare le prossime esperienze calcistiche. Anche per Salah giunge il tempo di fare due conti nonostante ancora non abbia compiuto 20 anni.

Si fa avanti il Basilea, la squadra svizzera del momento, che dopo tragedia allo stadio decide di organizzare proprio un’amichevole contro l’Under 23 di cui fa parte Salah. La partita viene giocata il 16 Marzo a Basilea: Salah entra nel secondo tempo e segna due reti. Finisce 4-3 per gli egiziani.

Neanche il tempo di farsi la doccia e negli spogliatoi piombano i dirigenti della squadra di casa che supplicano Salah di trattenersi per una settimana e allenarsi con loro. A metà aprile, il ragazzo, firma un contratto di 4 anni. Tanti saluti a casa e un altro talentino sbocciato sul delta del Nilo arriva nel vecchio continente.

Le referenze sono già di alto livello, tra cui, oltre ad essere già il miglior giocatore egiziano, può vantare un Mondiale Under 20 da protagonista ed essere stato il giocatore chiave dell’Egitto Under 23 che ha permesso la qualificazione alle Olimpiadi di Londra 2012.

A Basilea, come allenatore trova quella vecchia volpe di Murat Yakin, ex-calciatore svizzero di origine turca, ormai da anni seduto sulle panchine delle più disparate squadre elvetiche. Mohamed fa fare il salto di qualità ad una squadra già campione nazionale e con il desiderio di fare bene anche in Europa. Tutti ormai sono a conoscenza della velocità palla al piede del giovane faraone. Murat Yakin lo ha paragonato a Usain Bolt:

“Potrebbero sfidarsi in una gara di velocità”.

Forse un tantino esagerato, ma effettivamente in progressione il gioiello del Cairo non ha rivali. La difese vengono infilzate regolarmente e lo spauracchio musulmano colpisce a ripetizione nei campi verdi della pacifica Svizzera, tanto che a fine anno viene premiato all’unanimità come miglior promessa di tutta l’Africa.

In azione con la maglia del Basilea contro il Tottenham in Europa League (credits: futboltotal.com.mx)

Mentre il campionato procede spedito e a gonfie vele, il Basilea deve fare i conti anche con l’Europa League. Sì, perché il preliminare di Champions finisce male contro un non certo irresistibile Cluj.  La cavalcata degli svizzeri va forte, e Salah comincia ad essere protagonista anche sul palcoscenico europeo. Si arriva agli ottavi di finale e il Basilea elimina una dopo l’altra Dnipro, Zenith e Tottenham, che si confermerà anche con la Fiorentina uno dei suoi bersagli preferiti.

Si arriva in semifinale: davanti c’è il Chelsea di Rafa Benitez. Un Basilea ostico da affrontare, forte dai grandi risultati in campionato mette in difficoltà i Blues e Salah segna anche una rete durante la partita di ritorno, ma per il passaggio del turno niente da fare. È comunque un preludio, uno squillo di campana per i dirigenti inglesi, che aguzzano gli occhi sulla stella egiziana. Ma ci sarà da aspettare un altro anno.

Finisce il campionato svizzero e il Basilea si fregia del titolo per la quarta volta consecutiva. Salah è il miglior giocatore del campionato, come verrà poi premiato durante la cerimonia degli Oscar svizzeri del calcio.  In quell’occasione dichiarerà di non essere a proprio agio con i media, anzi, dirà proprio che non gli piacciono.

Il riferimento è però a carta stampata e televisione, ai giornalisti impiccioni che vogliono spulciare nel suo passato, su eventuali legami con l’antisemitismo e con frange un po’ estremiste dell’integralismo islamico. Al contrario, Salah è un personaggio da primetime sui social network, con un profilo twitter seguito da 425.000 persone. È un trascinatore di folle sul web oltre che sui campi da calcio. Per questo non vuole rilasciare dichiarazioni che possano creare malintesi e preferisce scrivere e postare foto direttamente senza intermediari.

Momo è fatto così, è schietto e schivo allo stesso tempo. Capelli ricci, barba incolta e una faccia umile, pensa solo a correre e segnare. E va decisamente controcorrente rispetto ai canoni del cosiddetto calcio moderno. Non passa inosservato in un sistema calcistico occidentale dove molti giocatori, sedicenti cristiani, sono protagonisti di quel gesto con la mano che tocca l’erba del campo prima di farsi il segno della croce. Papa boys per dieci secondi.

Arriva la stagione 2013-2014 e questa sua forte componente religiosa applicata allo sport deve fare i conti con un episodio sul quale i giornali hanno ricamato moltissimo.  Il Basilea, fresco vincitore della Swiss Football League, deve affrontare i preliminari di Champions per approdare ai gironi di qualificazione. Davanti c’è il Maccabi Tel Aviv, squadra israeliana, vincitrice del campionato nazionale.

La partita d’andata si gioca in Svizzera, e Salah, proprio prima di stringere la mano ai giocatori si va a cambiare le scarpe, mentre durante la partita di ritorno – dove segnerà anche un gol – invece di andare a mano aperta si limita a un buffetto sulle mani degli avversari prima del fischio d’inizio.

Salah esulta dopo aver infilzato il Maccabi (credits: english.ahram.org)
Salah esulta dopo aver infilzato il Maccabi (credits: english.ahram.org)

Da lì si è scatenato il putiferio, con titoli del tipo “Salah l’antisemita” o “L’egiziano antisionista“. Ma è stata più una trovata dei giornali che una vera dichiarazione di guerra nei confronti di Israele & Co. Il giocatore ha affermato di essere solidale con il popolo palestinese ma non ha mai dichiarato, come scritto sui giornali, “di non voler vedere sventolare la bandiera sionista in Champions League“.  Seminare l’odio anche quando non c’è. Forse è per questo che a Salah non piacciono i media. Mistero svelato.

La stagione ricomincia fortissimo in campionato e il Basilea si fa notare finalmente anche in Champions League, dove è riuscito ad arrivare alla fase a gironi dopo che Salah ha fatto a fette anche il Ludogorets nel turno di play-off.

Come la stagione scorsa in Europa League, anche quest’anno, la sorte vuole che il Chelsea, ora guidato da Mister Mourinho, incontri gli svizzeri. Il Basilea schianta i Blues sia allo Stanford Bridge che in casa, e Salah è protagonista assoluto con una rete all’andata e una al ritorno. Purtroppo però gli svizzeri non riescono a qualificarsi per gli ottavi di finale e con il terzo posto vengono spediti in Europa League.

Non sarà più un problema per Momo, perchè a Gennaio 2014 viene acquistato proprio dal Chelsea che, strabiliato dalle sue prestazioni, versa 11 milioni di sterline nella casse del Basilea. Welcome to London. La consacrazione a livello mondiale è portata a termine, perlomeno quanto a blasone del club. Ancora però c’è molto da dimostrare e quando hai di fronte un portento come Mourinho non è facile riuscire a stupirlo e ad entrare nelle sue grazie.

Ecco che arriva un altro soprannome: The Rocket. Il razzo africano è sbarcato oltremanica con le migliori intenzioni e sta cominciando ad ambientarsi e a segnare le prime reti. I compagni di squadra, a partire da Drogba e Hazard, sono già pazzi di lui. La stagione si conclude positivamente e si prepara il terreno per l’anno successivo.

(credits:albawaba.com)
(credits:albawaba.com)

Durante l’estate 2014, però, Salah è protagonista di un altro scandalo che lo riguarda. Sembra un pesce d’Aprile ma in realtà non lo è affatto. Arriva la notizia dall’Egitto che Mohamed ha ancora una questione aperta nel suo paese. Il Ministero richiama in patria il giocatore del Chelsea perché deve ancora effettuare il servizio militare obbligatorio, attualmente escluso dalla “Naja” egiziana grazie ad un particolare programma che gli concedeva il permesso di lavoro. Una decisione che lascia esterrefatto il giocatore.

“Sto rappresentando il mio paese nel miglior modo possibile: sarebbe questa la miglior risposta da parte del governo?”

Per fortuna anche questa storia finisce in una bolla di sapone, Salah viene esentato ufficialmente e può ripartire per la nuova stagione senza grilli per la testa. Purtroppo, però, Mourinho non lo vede ancora fra i titolari. Sono solamente tre le presenze in campionato e due le apparizioni in Coppa di Lega.

Contro il Tottenham in Europa League (credits: mw-foto.tccstatic.com)
Contro il Tottenham in Europa League (credits: mw-foto.tccstatic.com)

Storia di pochi mesi fa. Lo Special One comincia a mettere gli occhi su Juan Cuadrado, il razzo colombiano che ha fatto faville con la Fiorentina, e decide di portarlo a Londra, spedendo Salah a Firenze. La Fiorentina incassa 33 milioni di euro più il prestito dell’egiziano a costo zero, con un opzione sul riscatto fissata a 16 milioni più bonus, per un totale che si aggira intorno ai 18 milioni.

Salah parte in quarta, è subito nel vivo dell’azione e comincia a segnare a raffica, salta uomini come birilli e dimostra di avere qualità tecniche ed atletiche decisamente superiori. L’arrivo dell’egiziano, che in un battibaleno è diventato una delle stelle del nostro campionato, pone delle domande sulla qualità del campionato italiano stesso.

La Premier League si gioca decisamente su ritmi più alti e il parco attaccanti è di un’altra categoria. Cuadrado infatti non riesce ad ambientarsi e proprio una settimana fa ha ammesso che ancora non è in grado di affrontare le partire a quei livelli: “ogni partita è una finale, si gioca a mille all’ora“.

Sembra proprio che Salah abbia trovato a Firenze la sua oasi felice dove poter giocare e crescere calcisticamente “all’ombra del David”. Il pubblico lo osanna e ogni volta che prende palla scorre un brivido lungo la schiena. La comunità islamica egiziana di Firenze è completamente impazzita per lui e ci sono tutte le premesse perché questa seconda punta venuta dal Cairo possa continuare a brillare per molto tempo.

Forse, però, il sogno di Momo è quello di dimostrare a Mourinho che lui può valere molto anche in una realtà più importante come quella di Londra.

Quando era un ragazzino il padre voleva farlo smettere di giocare a pallone per costringerlo a concentrarsi sugli studi. Ha cambiato parere guardandolo giocare.

“È stato come seguire una volontà superiore.”

Un segnale del cielo, a prescindere dalla religione. E Salah è un bel regalo anche per il nostro campionato, ormai avaro di stelline e astri nascenti. Al momento ci godiamo le sgroppate a tutta velocità di questo piccolo faraone che sta incantando Firenze al ritmo di preghiere e improvvise zampate mancine. Speriamo continui così, sempre se Dio vuole.

I CCCP avrebbero giustamente cantato: “Allah è grande e Salah il suo profeta“. Inshallah.