Istanbul Punk! L'epopea europea del Galatasaray di Fatih Terim - Zona Cesarini

Istanbul Punk! L’epopea europea del Galatasaray di Fatih Terim

Nel 1999 l’abolizione della Coppa delle Coppe, decisa per portare da 24 a 32 il numero di squadre in Champions League, portò un indubbio vantaggio a numerose squadre: infatti, con il terzo posto nella prima fase a gironi avrebbero potuto comunque continuare l’avventura europea in Coppa UEFA, che nel decennio precedente era diventata praticamente la versione esportata della Coppa Italia.

Tra le otto squadre che nella stagione 1999/00 partirono dal terzo turno dopo l’eliminazione nell’ex Coppa dei Campioni ci furono i giallorossi del Galatasaray, squadra storicamente appartenente all’élite di Istanbul che poteva contare su una serie di grandi vecchi del calcio mondiale (Taffarel, Hagi, Popescu) e la migliore selezione di calciatori locali dell’epoca: i futuri interisti Okan ed Emre, il rapidissimo e prestante Hakan Ünsal, la coppia di centrocampo Ümit e Hasan Şaş (entrambi avrebbero poi deluso al Milan), e in attacco il quasi leggendario Hakan Şükür, mentre l’amatissimo Tugay avrebbe lasciato la squadra in gennaio per un’avventura con i Rangers.

I turchi si erano trovati in girone due squadre assai più considerate, come il Milan di Zaccheroni e l’emergente Chelsea di Zola e Vialli, oltre alla matricola Hertha Berlino. Visto il sorteggio, era facile ipotizzare che fossero gli inglesi e i rossoneri a raggiungere la seconda fase a gironi, ma arrivati all’ultima giornata a guidare la classifica c’era – oltre al Chelsea – anche l’Hertha Berlino, con 8 punti, poi il Milan a 6 e, per chiudere, il Galatasaray, due punti indietro ai campioni d’Italia e dunque già eliminato.

Il Galatasaray 1999-2000 di Terim (credits: Martin Rose/Bongarts/Getty Images)

Le due leader della classifica si affrontavano a Stamford Bridge, mentre nella bolgia dell’Ali Sami Yen avrebbe giocato la squadra rossonera, che vincendo si sarebbe assicurata la qualificazione. Ad incrementare le speranze dei tifosi milanisti c’era anche il fatto che lo stadio di casa della squadra turca non sembrava più un fortino inespugnabile, tanto che il Chelsea vi aveva vinto addirittura per 5-0.

Non a caso, per buona parte dell’incontro il Milan era matematicamente qualificato: il pareggio di Capone al gol di Weah era stato poi vanificato a inizio ripresa da Giunti. Spinto dal tifo infernale dell’Ali Sami Yen il Galatasaray però prese ad attaccare con tutte le forze a sua disposizione, e l’assedio riuscirà a dare i suoi frutti al minuto 87, quando un colpo di testa di Hakan Şükür finalmente si infila alle spalle dell’ottimo Abbiati e porta il Milan solamente al terzo turno di UEFA.

Ma non è finita, visto che tre minuti dopo una splendida azione offensiva viene interrotta da N’Gotty, che placca in area Şükür; il calcio di rigore è netto, e a trasformarlo è Ümit, che sbatte fuori i futuri compagni di squadra da qualsiasi competizione europea, quando appena tre minuti prima erano tranquillamente in Champions League.

Il Galatasaray, agguantata quindi all’ultimo Coppa UEFA, ritrova un’altra squadra italiana: è il Bologna di Antonioli e Beppe Signori, che l’anno prima aveva mancato la finale solo per un rigore dubbio assegnato all’Olympique Marsiglia nei minuti finali della semifinale di ritorno, in un incontro terminato con una rissa degna dei peggiori pub di Dublino.

La gara d’andata, giocata nello splendido “Dall’Ara” dimostra la netta superiorità tecnica degli ospiti, che trascinati dalle giocate di Hagi non lasciano un attimo di respiro alla difesa felsinea. Tuttavia, è proprio il Bologna a portarsi in vantaggio, grazie ad una bomba di Signori imparabile per Taffarel e a sfiorare un clamoroso raddoppio, sciupato malamente dall’allora Eriberto, alias Luciano.

Mancano nove minuti quando una poderosa incornata di Şükür batte Pagliuca, riportando il risultato in parità: nei minuti finali i turchi sono ormai spompati, e il Bologna a momenti ne approfitta, sfiorando il gol vittoria nel recupero, con una conclusione di Nervo deviata sulla linea da Capone.

Al ritorno si inizia a capire quanto conti lo stadio di casa per i giallorossi: l’assordante sostegno dura tutto l’incontro, e già al 5′ Hasan Şaş sblocca il risutato grazie a un destro devastante, mentre il pareggio siglato tre minuti dopo dall’eterna promessa Ventola è solamente un epsodio; alla mezz’ora un tiro al volo di Ümit ristabilisce il vantaggio dei cimbom, e da quel momento il Galatasary non subisce nemmeno un tiro in porta, vincendo per 2-1 una partita perfetta e volando agli ottavi contro il Borussia Dortmund.

La gara di andata contro i gialloneri, anch’essi reduci da una deludente Champions League, si gioca al Westfalenstadion (scusate, ma a chiamarlo Signal Iduna Park mi vien male), uno degli stadi più difficili d’Europa.

Sarà pure uno dei campi più duri del continente, ma i tedeschi vengono annichiliti, e il 2-0 realizzato già al primo tempo e firmato dalle reti di Hakan Şükür e da Hagi, che sul Bosforo sta vivendo una seconda giovinezza, probabilmente danno pienamente consapevolezza al Galatasaray delle proprie potenzialità; il ritorno, infatti, è una mera formalità, e lo 0-0 sta pure stretto alla squadra turca, la quale fa comunque divertire i tifosi invece di giocare una partita solamente difensiva.

Nei quarti di finale c’è un’altra avversaria autrice la stagione precedente di una grande cavalcata europea: è il Real Maiorca, che guidato in panchina dall’emergente Hector Cuper e in campo dal portiere Carlos Roa era arrivata a raggiungere l’ultima finale di Coppa delle Coppe, perdendola con la fortissima Lazio dell’epoca a solo dieci minuti dai tempi supplementari.

Tuttavia gli spagnoli, rimasti senza la guida di Cuper, andato ad allenare il Valencia, e senza aver modificato in modo radicale il proprio organico (nonostante in attacco fosse arrivato dalla squadra B il 23enne Diego Tristàn, futura colonna del SuperDepor) non ebbero scampo: la gara d’andata al Son Moix finirà infatti 4-1.

Allo scadere del primo tempo Roa viene battuto da un pallonetto di Arif propiziato da uno splendido scambio con Şükür, e quando la ripresa è iniziata da appena due minuti arriva anche il gol di Emre, anche questo grazie a una palombella imprendibile per il portiere argentino; poi pure Hakan Şükür firma la sua marcatura in quella che è una specie di sagra del pallonetto: l’unico a non segnare in questo modo è Okan, che sceglie semplicemente di dribblare Roa e mettere dentro il gol del 4-0 a porta vuota.

Per il ritorno è chiaro a tutti che il Maiorca deve compiere un miracolo per passare, vista anche la scarsa pericolosità offensiva dimostrata all’andata: il Galatasaray alla fine si qualificherà alle semifinali senza problemi, vincendo in scioltezza l’incontro per 2-1.

Il penultimo atto del torneo vede i giallorossi di fronte ad un’altra squadra che all’inizio del terzo millennio prometteva assai bene: è il Leeds United, che trascinato dai gol di Kewell e Bridges non scendeva al disotto della seconda posizione in Premier, dietro all’inarrivabile Manchester United, da metà settembre.

La gara d’andata si gioca all’Ali Sami Yen, ovviamente tutto esaurito, ma l’incontro viene funestato da un tragico avvenimento: il giorno precedente la partita, infatti, una maxi rissa scoppiata in piazza Taksim fra gli hooligans dei peacocks e i turchi causa due morti fra i sostenitori del Leeds e decine di feriti, che si sono scontrati a colpi di bottiglie, rasoi, coltellacci da macellaio, tavoli, sedie e tutti gli strumenti del mestiere.

La UEFA impone al Leeds United (che aveva chiesto la sospensione della partita) di giocare: davanti a un imponente schieramento di 4.000 poliziotti il Galatasaray si porta in vantaggio alla seconda azione pericolosa con il solito Şükür, dopo che Hagi qualche minuto prima aveva sfiorato l’1-0 con uno spettacolare tiro al volo da fuori area. Durante il primo tempo i cimbom controllano il risultato, e a un minuto dal riposo arriva anche il gol del raddoppio, firmato da Capone che approfitta dell’indecisa difesa inglese per mettere dentro da pochi passi.

Nella ripresa tocca allo United provarci: Taffarel è bravissimo a respingere una conclusione di Bridges, che poi sbaglia malamente la ribattuta; da un traversone è poi Kewell a sfiorare il gol, con un colpo di testa di poco fuori, ma sono le uniche occasioni della squadra inglese, superiore dal punto di vista territoriale ma poco incisiva contro la difesa dei padroni di casa.

Per il re-match a Elland Road la UEFA, terrorizzata da una possibile vendetta dei tifosi del Leeds sui sostenitori cimbom, riserva appena 80 biglietti agli ospiti, che devono essere distribuiti solamente ai rappresentanti del Galatasaray e del governo turco. Il duplice omicidio avvenuto due settimane prima è un ricordo troppo fresco, e il prepartita è assai simile ai due minuti d’odio immaginati da Orwell, mentre dagli spalti spunta uno striscione assai significativo: “We won’t forgive, We won’t forget.”

La partita è di per sé piacevole, se non fosse per il clima di ostilità che si respira sugli spalti: dopo 4 minuti entrambe le squadre hanno avuto un’occasione da gol a testa, ma è già da quel momento che la gara si mette in discesa per gli ospiti, grazie ad un rigore – trasformato da Hagi – per un fallo di Woodgate su Hakan Şükür.

Ora il Leeds United dovrebbe farne quattro per passare, e si getta in avanti con rabbia, esponendosi al contropiede turco: Taffarel evita la rete del vantaggio su un tiro ravvicinato di Kewell, poi però da un corner scaturisce il gol del pareggio siglato dal norvegese Bakke.

Ovviamente il pari per lo United non basta, ma Terim ha preparato perfettamente il suo undici a un incontro in cui bisogna sfruttare lo sbilanciamento dell’avversario: la difesa del Leeds sbanda per tutto il primo tempo, e verso lo scadere la premiata ditta Hagi-Hakan Şükür confeziona l’ennesima ripartenza, con Şükür che entra comodamente in area, si allarga, mette a sedere Mills e dopo essersi accentrato batte Martyn con un destro a fil di palo, chiudendo praticamente il discorso qualificazione, vista anche la grande serata di Taffarel, eccellente sulle conclusioni di Harte e dello stesso Bakke.

La fine del primo tempo, per via dell’espulsione di Kewell che rifila un pestone – in realtà inesistente – su Popescu, si gioca in un clima di caccia all’uomo: Emre, che si è sempre portato appresso la fama di essere una testa calda, viene cacciato appena 90 secondi dopo per un intervento scomposto ma non violento su Bowyer.

Nel secondo tempo i giallorossi si limitano a gestire la partita, sfiorando di nuovo il vantaggio con un incredibile pallonetto di Ergun, mentre Taffarel dimostra ancora di essere in serata di grazia, evitando un clamoroso autogol di Bülent Korkmaz; la rete del 2-2 siglata da Bakke a metà ripresa, di nuovo grazie ad un calcio d’angolo, è un semplice incidente di percorso per la finale di Copenaghen raggiunta meritatamente dal Galatasaray.

La rivale dei turchi al Parken è l’Arsenal, che poteva contare su un attacco atomico (Bergkamp, Kanu, Henry e Šuker) oltre a campioni esperti come Vieira, Ljungberg, Petit, Overmars, Adams e Seaman.

Henry e Petit nell’Arsenal

Il problema dello sfidare una squadra inglese in finale di Coppa UEFA era però legato alla sicurezza, dato che nella capitale danese infatti si recarono non solo i tifosi dei Gunners, ma anche hooligans del Leeds United e la firm fascistoide degli Headhunters del Chelsea.

Il giorno stesso della finale scoppiò una lunga serie di scontri, protrattisi per ore, tra britannici e tifosi del Galatasaray, peraltro malgestita dalla polizia danese: la violenza sarà tale che il governo Blair ricevette l’avvertimento che se fossero scoppiate delle violenze simili anche in Belgio e Olanda la nazionale inglese sarebbe stata bandita dagli Europei.

Tornando al calcio giocato, è il Galatasaray il primo a proporsi durante l’incontro, dimostrando che la sua vera forza è dimostrare di non aver paura di nessuno: prima un tiro di controbalzo di Hagi, e poi una difficilissima rovesciata di Şükür mettono sotto pressione Seaman.

L’Arsenal prova a reagire, con una rasoiata di Overmars deviata con molta difficoltà da Taffarel; il finale di primo tempo però è made in Istanbul, con un’occasione clamorosa fallita da Arif, imbeccato da Hakan Şükür e solo davanti a Seaman, angola troppo la sfera, mandandola a lato.

La ripresa inizia come è finito il primo tempo, ovvero con il Galatasaray sugli scudi: Şükür approfitta del passaggio filtrante di Hagi, e il suo tiro a botta sicura si stampa sul palo; qualche minuto dopo sono i gunners a rendersi di pericolosi, con un superbo slalom di Henry vanificato da Keown, il quale dal limite dell’area piccola spara la palla in curva.

Il resto della ripresa è avaro di emozioni, e vede il Galatasaray più pericoloso, anche se meno preciso rispetto alle gare precedenti, tanto che l’unica occasione da gol prima dei supplementari è una punizione a lato del solito Hakan Şükür.

A causa della malaugurata idea che risponde al nome di golden gol, nei supplementari lo spettacolo ne risente decisamente, e Hagi perde la bussola: nonostante fosse già ammonito, per fermare Adams prima si aggrappa a lui e poi gli rifila un pugno sulla nuca; le proteste per l’espulsione, oltre che inutili, sono alquanto fuori luogo.

La squadra londinese, rinfrancata per la superiorità numerica, ci crede: Henry replica il suo slalom fatto nella ripresa, e stavolta è Overmars a sbagliare, tirando fuori a 5 metri dalla porta; nel secondo supplementare Taffarel fa un volo alla Banks su un’incornata di Henry, per poi respingere qualche minuto dopo una minacciosa doppia conclusione di Kanu.

Si va dunque ai rigori, ed è il trionfo per il Galatasaray: prima segna Ergün, poi Šuker – entrato soltanto per tirare dagli undici metri – colpisce il palo, con la sfera che attraversa in maniera beffarda tutto lo specchio della porta; Hakan Şükür non ha problemi a mettere sotto il sette la palla del 2-0, e il gol di Parlour serve solamente a prolungare l’agonia degli inglesi.

Tocca infatti a Ümit siglare il 3-1, che viene confermato poi da Vieira, che colpisce in pieno la traversa; il match-point che fa entrare il Galatasaray nella storia è realizzato da Popescu, che firma così il primo trionfo europeo di una squadra turca e il treble dei cimbom, vincitori nelle settimane precedenti di campionato e coppa nazionale.

Che la meritatissima vittoria in coppa UEFA non sia stata poi così casuale diventò evidente già in giugno, quando la Turchia raggiunse una storica qualificazione ai quarti di finale degli Europei, e ancor di più in settembre, quando il Galatasaray sconfisse al golden gol il Real Madrid nella Supercoppa Europea, grazie alla doppietta di Jardel, quel Jardel che poi sarebbe arrivato, appesantito e ormai definitivamente fuori forma, nel tragicomico Ancona del 2004.

La vittoria della squadra di Terim – autore di una deludente quanto passionale esperienza con la Fiorentina la stagione seguente – aprì l’epoca d’oro del calcio turco, culminata con il clamoroso terzo posto dei Mondiali del 2002. Forse, però, non bisognerebbe esserne così sorpresi.