Barbados-Grenada: storia della partita più grottesca di sempre - Zona Cesarini

Barbados-Grenada: storia della partita più grottesca di sempre

La storia del calcio si è snodata attraverso gesti tecnici eccezionali, si è declinata lungo intuizioni tattiche geniali, per poi diventare immortale, globale ed epica per effetto di partite che hanno acceso e che ancora incendiano la fantasia e la memoria collettiva degli appassionati.

Eppure le cose non sono sempre andate così. Ci sono partite che sono passate alla storia per significati e gesti tecnici che con il calcio non c’entrano niente, e mi riferisco, per citarne una, alla surreale partita Cile – Urss del Novembre 1973. La sfida per le qualificazioni ai mondiali tedeschi del ’74, quando la nazionale cilena, a Santiago, nello stadio dove venivano indicati e poi sequestrati gli avversari politici di Pinochet, fu costretta a inscenare una partita fantasma, essendosi i sovietici rifiutati di giocare in uno stadio che era diventato il simbolo di oppressione e terrore politico.

E poi mi riferisco a partite come Barbados – Grenada del Gennaio 1994. Già, ma cosa successe in quest’ultima partita? Se Cile – URSS fu surreale, allora mi sento di definire Barbados – Grenada come grottesca e kafkiana. Rihanna aveva meno di 6 anni quando, il 27 gennaio 1994, al Barbados National Stadium di Saint Michael, si giocò il match di calcio Barbados – Grenada.

Per come la vedo io, la nota cantante, che in gioventù ha anche superato un addestramento militare – e che da militare ha recitato nel kolossal Battleship – avrebbe anche potuto essere un’atleta, magari anche una calciatrice. Ma forse la popstar barbadiana decise di fare altro dopo che qualcuno si prese la briga di raccontarle quella strana partita.

Ma cosa avvenne di così clamoroso? Inizio con il dire che si giocavano le qualificazioni alla Shell Caribbean Cup, la Coppa dei Caraibi di Calcio, e continuo dicendo che gli anni ’90 sono stati anni di innovazioni nel calcio. Tanto per intuire il contesto, nel 1992 venne introdotta la norma che a tutt’oggi impedisce al portiere di recuperare con le mani un retropassaggio volontario effettuato con il piede; e sempre in quegli anni venne introdotto il Golden Gol.

Norma che ci fece vincere il secondo Europeo Under 21 nel 1994, grazie al tracciante scagliato dalla meteora Pierluigi Orlandini, che qualcuno, non senza un macabro senso dell’umorismo, cominciò a chiamare anche Sudden Death. Regola che fece male ai colori azzurri nella finale di Euro 2000, quando Trezeguet ci punì oltremisura regalando il back-to-back Mondiale ed Europeo alla Francia. Bene, come spesso succede a queste latitudini, dalle parti dei Caraibi decisero di andare oltre.

Per qualche imperscrutabile motivo, si decise che anche le partite nei gironi non avrebbero potuto finire in parità. In caso di parità ci sarebbero stati i supplementari ed eventualmente dei rigori. Ma le sorprese non sono ancora finite; non paghi, gli organizzatori stabilirono altresì che il gol nei supplementari non solo metteva fine alla partita, ma sarebbe valso doppio. La “semplice” vittoria ai rigori avrebbe assegnato ugualmente due gol.

Per cui, se per ipotesi una partita fosse finita ai tempi regolamentari sull’1-1, e poi un team avesse segnato durante i supplementari, la partita sarebbe stata registrata e mandata alle statistiche come 3-1. E come tale conteggiata anche ai fini dell’eventuale differenza reti.

Il girone che includeva Barbados e Grenada comprendeva anche Porto Rico. La partita tra Porto Rico e Barbados terminò 1-0, mentre la sfida tra Grenada e Porto Rico terminò con un gol nei supplementari di quelli del Grenada, dopo il pareggio a reti bianche dei regolamentari. E fu pertanto conteggiata come 2-0.

Alla vigilia del match Barbados – Grenada, la classifica vedeva in testa Grenada con tre punti e +2 di differenza reti, seguita da Porto Rico con tre punti e -1 di differenza reti. L’ultimo posto era appannaggio di Barbados, a zero punti e -1 di differenza reti. Lo so, sono stato un po’ pesante, ma questo lungo infodump serve a delineare e rendere meglio lo scenario che fece da punto di partenza alla delirante partita tra Barbados e Grenada.

I più attenti di voi avranno già notato che, per passare il turno, Barbados avrebbe dovuto vincere contro Grenada con due (o più) gol di scarto. Bene, ad un certo punto Barbados vinceva per davvero 2-0, risultato che avrebbe qualificato la nazionale della piccola Rihanna, quando al minuto ottantatre, complice una certa leggerezza, il risultato cambiò. Grenada segnò: 2-1 per Barbados, che però, con questo risultato sarebbe stata eliminata per effetto della differenza reti. Mettetevi comodi perché adesso inizia lo spasso.

Quelli di Barbados ci provarono anche, per un paio di minuti, a segnare la rete del 3-1 che li avrebbe qualificati. Poi a qualcuno balenò il colpo di genio. Non si sa bene a chi attribuirlo, però: facciamoci un autogol, così andiamo ai supplementari e se vinciamo – al Golden Gol o ai rigori – ci danno due gol e ci qualifichiamo lo stesso.

E fu così che, al minuto ottantasette, il difensore Sealy ed il portiere Horace Stoute cominciarono a passarsi la palla a pochi centimetri dalla propria linea di porta, finché Sealy non scagliò il pallone nella propria rete, diventando celebre per la più volontaria delle autoreti e per aver dato il là al marasma che seguì alla “prodezza”. Furbi, no?

Ma neanche poi troppo, visto che quelli di Barbados passarono gli ultimi minuti, più il recupero, a difendere entrambe le porte. Proprio così. Andate un po’ a recuperare le regole di questo cervellotico regolamento. Sul 2-2, per qualificarsi, Grenada avrebbe dovuto segnare un gol oppure subirne uno.

La confusione fu totale, con Grenada che provò a segnare e i calciatori di Barbados a difendere le porte. Sia come sia, Barbados ottenne i supplementari, nei quali Trevor Thorne segnò il Golden Gol dal valore doppio che mise fine alla partita, e che qualificò Barbados così come avrebbe fatto il 2-0.

Quel momento consegnato alla storia del calcio

Nella fase finale Barbados fece poca strada, ma quella partita era ormai entrata di diritto nella Storia del Calcio. Capite bene che, regolamento e conseguente comportamento, non andarono facilmente giù a tutti. In particolare l’allenatore del Grenada, James Clarkson che, ancora scosso dal delirio a cui assistì da bordo campo, ci andò giù duro:

“Mi sento ingannato, la persona che ha partorito queste regole deve essere sull’orlo del manicomio. I nostri giocatori non sapevano nemmeno in quale direzione attaccare, se verso la porta avversaria o la nostra. Si suppone che nel calcio si debba segnare agli avversari, non a se stessi!”

A cura di Massimo Bencivenga