Quaresma e Nani, i fenomeni mancati nel nome di Cristiano - Zona Cesarini

Quaresma e Nani, i fenomeni mancati nel nome di Cristiano

Euro 2016 entra nella fase più calda, e per Quaresma e Nani è tempo di rivincite. Gli scudieri di Cristiano Ronaldo hanno trascorso gran parte delle loro carriere all’ombra del loro compagno di Nazionale, plurivincitore di Palloni d’oro, il giocatore più dominante al mondo se non esistesse Lionel Messi.

Il ‘piccolo dittatore’ dei lusitani, come lo ha definito Paolo Condò, è apparso spesso sull’orlo di una crisi di nervi nelle prime due partite del torneo francese. Si è risvegliato però nel match contro l’Ungheria, con un gol di tacco e uno di testa che hanno garantito il passaggio del turno.

I due gol di Nani all’Islanda e all’Ungheria sono stati dimenticati in fretta, ci si ricorderà invece della scenetta furiosa di Cristiano dopo il terzo gol dell’Ungheria propiziato da una strana deviazione proprio di Nani, che già aveva messo lo zampino nel primo gol avversario con uno strambo rinvio di nuca. L’assist di Quaresma appena entrato e la sua splendida prestazione contro l’Estonia alla vigilia dell’Europeo? Già finiti nel dimenticatoio.

Quaresma e Nani possono permettersi di sfidare Cristiano in allenamento a chi tira meglio le punizioni senza sfigurare, ma poi in partita la palla è sempre di Ronaldo e guai a portargliela via. Eppure le similitudini tra gli scudieri e CR7 sono parecchie. Per prima cosa, le origini, lontane dal Portogallo. La madre di Quaresma è angolana, Nani è nato a Capo Verde e Cristiano a Madeira.

Poi, la crescita in un calcio da strada, fatto di numeri che per gli altri calciatori sono impensabili e che a loro riescono con una naturalezza disarmante. Altra cosa in comune, Lisbona e lo Sporting, dove sono stati svezzati calcisticamente. Tutti e tre sono cresciuti con il mito di Luís Figo, ma solo Cristiano quando lo guardava in televisione aveva già la certezza incrollabile che ci avrebbe giocato insieme e che sarebbe diventato più forte di lui.

Cosa è mancato ai due scudieri per essere come CR7? Il talento di base no di certo, forse il desiderio bruciante di essere sempre e comunque i più forti al mondo. Anche Nani e Quaresma hanno vinto tanto, ma solo Ronaldo verrà ricordato come divoratore bulimico di vittorie, mentre gli altri due non sono mai riusciti a prendersi la scena. Le loro prestazioni incoraggianti nel girone fanno intuire che sono consapevoli che il tempo passa, e che questo Europeo assomiglia moltissimo all’ultima spiaggia per entrambi.

Le carriere di Quaresma e Nani sono state un rollercoaster interminabile, con più bassi che alti. Per loro la fase della maturità è stata quella dell’accettazione del fallimento: si sono poi ritrovati a Istanbul, a battersi per il predominio in squadre diverse e forse per perdersi nella folla multietnica della capitale turca e dimenticare gli errori in serie del passato.

Il falso gemello

Ricardo Quaresma cresce nel Quartiere Casal Ventoso, bassifondo di Lisbona: droga, violenza, criminalità. Ricardo non ci bada e a sette anni gioca ovunque e sempre. Nasce subito il suo trick più caratteristico, la trivela, colpire la palla per crossare o tirare con l’esterno, per far compiere al pallone una traiettoria a effetto.

Dice che aveva i piedi storti verso l’interno, gli veniva spontaneo toccare il pallone sempre con l’esterno e la trivela gli permetteva di usare esclusivamente il piede preferito, il destro. Il giovanissimo Ricardo viene notato da un osservatore di un piccolo club di Lisbona. Rimane lì quasi un anno, poi lo Sporting, in cui esordisce a diciotto anni.

Nello Sporting Lisbona 2002/03 le stelle sono lui e Cristiano. Risale a quel periodo il soprannome Ciganito (piccolo gitano), perché il padre è di origine gitana. Non si vergognerà mai delle sue radici e dirà sempre di essere orgoglioso di essere zingaro. All’epoca veniva considerato il gemello di Cristiano, forse perfino più talentuoso, e se andate su YouTube e scrivete ‘Quaresma skills’ potete facilmente capire il perché. Tuttavia, quando le strade dei due si separano Ronaldo va a raccogliere vittorie in Premier mentre Ricardo vive il primo fallimento al Barcellona.

Da lì in poi il soprannome ‘gemello’ finirà nel dimenticatoio e verrà sostituito dall’umiliante ‘vice’. Quaresma è un’ala pura, quello che sarebbe oggi Cristiano Ronaldo se la sua maturazione si fosse fermata ai numeri da circo sulla fascia che elargiva generosamente nelle prime stagioni allo United. Dice lui stesso che il suo sogno è giocare uno contro uno per 90 minuti, ma ragionando così si diventa giocolieri e non campioni.

Dopo il fallimento in Catalogna arrivano le brillanti stagioni al Porto, poi ancora un’occasione mancata, quella nell’Inter dove era stato voluto fortemente da Mourinho, l’allenatore portoghese per eccellenza. Durante la prima stagione, causa scarsa forma e grandi problemi di adattamento, vince il Bidone d’oro, mentre CR7 riceve il primo Pallone d’oro. Ricardo sarà escluso dalla lista Champions dell’Inter e vivrà una breve avventura priva di soddisfazioni in prestito al Chelsea. Tornerà a Milano in tempo per vedere l’Inter vincere lo storico Triplete, seduto in panchina o in tribuna.

Nell’estate 2010 finirà al Beşiktaş, in Turchia, per poco più di 7 milioni, molti di meno dei 20 che lo avevano portato alla corte di Mourinho. A Istanbul si riprenderà in fretta, sfornando magie come ai tempi d’oro del Porto, dimostrando che su palcoscenici di medio livello la sua fantasia può fare la differenza. In Turchia però le cose si mettono male anche a causa del caratterino del nostro, che dimostra ancora una volta che il calcio associativo non è il suo pane, da qui la rissa in campo con Nihat che lo accusa di non passare mai il pallone.

Qualche mese dopo si trova davanti al tribunale di Lisbona dove deve testimoniare come parte lesa in un processo, e proprio viene arrestato per aggressione a pubblico ufficiale. Una ladra ha appena derubato la madre, lui la rincorre e non esita ad alzare le mani sul poliziotto che prova a fermare la sua furia. I rapporti con la dirigenza dopo l’allontanamento di un altro allenatore portoghese con cui non era scattata la scintilla, Carlos Carvalhal, sono pessimi.

Questo lo porta a sperimentare una breve militanza nell’Al-Ahli, squadra di Dubai. Poi ancora al Porto, con cui vive una serata da leggenda che riporta alla memoria di tutti quando veniva considerato il nuovo crack del calcio mondiale.

È il 15 aprile 2015, quarti di finale di Champions contro il Bayern. Dopo quattro minuti segna su rigore, e al decimo del primo tempo fa gol con il suo marchio di fabbrica, la trivela, stavolta rasoterra. Due gol in dieci minuti a Neuer, non succede spesso. Sembra arrivato il momento del riscatto, ma come sempre accade nella carriera del Ciganito, dopo la scalata alla vetta l’abisso si spalanca sotto i piedi: Quaresma gioca male come tutta la squadra e l’eliminazione al ritorno è inevitabile, finisce 6-1 per i tedeschi, alla fine del primo tempo Ricardo è già negli spogliatoi a pensare all’ennesima occasione sfumata.

In estate decide di tornare al Beşiktaş. Ad agosto la prima prestazione sopra le righe, gran gol al Trabzonspor… e un’espulsione stupida, per confermare che dopo il lampo cala sempre il buio. Il Beşiktaş vince il campionato e Quaresma raggiunge l’obiettivo: conquistarsi l’Europeo, un torneo maledetto per il Portogallo e anche per lui. Escluso dalla disfatta casalinga del 2004, quella della finale persa con la Grecia e delle lacrime di un giovanissimo Cristiano, nel 2008 segnerà solo un gol e vedrà dalla panchina la sconfitta contro la Germania, e sarà sempre dalla panchina che assisterà a quello del 2012.

Ricardo spera che le lacrime che si è tatuato sul viso si trasformino in realtà a fine Euro 2016, ma che siano finalmente lacrime di gioia.

L’erede mancato

Luís Carlos Almeida da Cunha detto Nani (soprannome dato dalla sorella) è cresciuto in una via senza nome: un sentiero polveroso che attraversa l’erba verso la casa a Santa Filomena, baraccopoli alle porte di Lisbona. Qui il 30% dei giovani tra i quindici e i trent’anni è coinvolto in crimini.

I genitori lo avevano portato in questo posto dimenticato da dio dalle isole africane di Capo Verde quando era piccolo, ma suo padre Domingos ritornò presto indietro e non diede più sue notizie. Sua madre se ne andò in Olanda quando Luís aveva dodici anni, anche se a quel tempo il più giovane dei suoi dieci figli aveva già scelto di vivere a Santa Filomena con la zia Antonia, spesso dormendo in una stanza con suo fratello e quattro cugini.

Attraverso le sbarre di ferro che proteggono la finestra s’intravedono i binari della ferrovia che Nani seguiva, sei miglia tra andata e ritorno, per andare ad allenarsi con il suo primo club, il Real Massama. D’altra parte la casa è distante solo due minuti dal campo di calcio in cemento nel mezzo di Santa Filomena dove ha cominciato a giocare e a eseguire tutti i trick più fantasiosi. È qui che ha imparato a calciare con entrambi i piedi, infatti, non per caso, ad Euro 2016 il primo gol lo ha realizzato di destro e il secondo di sinistro.

Nani e i suoi amici non erano immigrati ma neppure portoghesi, erano i figli delle colonie malvisti dalla società. Luís non è diventato cittadino portoghese fino ai 18 anni. Perfino a scuola c’erano classi separate per quelli come lui. La sua passione oltre al calcio era la capoeira, da qui le sue esultanze acrobatiche dopo ogni gol al Manchester United. L’unico problema vero era la fame. Ne aveva così tanta che a volte si era trovato costretto a rubare del cibo.

Da quando ha iniziato a guadagnare davvero ha sempre sostenuto la famiglia, anche se a volte le continue richieste gli hanno provocato uno stress notevole. Dopo i primi anni allo Sporting arriva la vetrina più importante, l’occasione di una vita: giocare col suo idolo Cristiano Ronaldo allo United.

All’inizio si sente solo, non capisce la lingua, passa un periodo a casa di Cristiano che lo prende sotto la sua ala protettiva. In realtà la differenza d’età tra i due non è così elevata, CR7 ha quasi due anni più di lui.

All’esordio in un campionato di altissimo livello mostra qualche limite caratteriale ma anche grandi qualità, e la stagione si chiude con il trionfo nella finale di Champions League contro il Chelsea, nella quale mette a segno uno dei rigori che determinano l’esito della sfida, mentre Cristiano, che aveva trascinato la squadra fino a quel momento, sbaglia il suo. Nell’estate 2009 CR7 lascia Manchester, e per l’erede designato arriva il momento di farsi avanti.

Dopo un confronto acceso con Ferguson, che invece di incrinare i rapporti tra i due li rafforza, la stagione è positiva per Nani, che contro l’Arsenal segna uno dei gol più belli della sua carriera con un morbido pallonetto dopo un’azione travolgente sulla fascia.

Bisogna dire che i gol di Nani sono raramente banali, non segna tanto ma quando lo fa sono sempre fucilate da fuori area dopo essersi accentrato, o azioni a velocità supersonica. Sembra arrivato il momento della consacrazione, il momento giusto per raccogliere l’eredità.

Anche per Nani – come per Quaresma – il momento più alto arriva in una partita contro il Bayern Monaco. Il 7 aprile ecco i primi gol in Champions, un gol di tacco incredibile impattando un pallone basso spedito in area da Valencia e un’altra sfera spedita magistralmente sotto l’incrocio dei pali.

Sfiorerà anche il terzo, per due volte, e nel finale la sua grande prestazione sarà vanificata da un’opera d’arte di Arjen Robben, che segnerà un pazzesco gol al volo su calcio d’angolo. È un anno difficile per lo United, per la prima volta da quando è a Manchester Nani non vince la Premier.

Nella vittoria dell’anno successivo c’è lo zampino di Luís, miglior assist-man del campionato, eletto dai colleghi come giocatore dell’anno, che però si ritrova in panchina nel momento più importante, la finale di Champions persa 3-1 contro il Barcellona.

La stagione 2011/12 inizia con una prestazione stellare nel Community Shield contro il City, vinto in rimonta con un suo gol di furbizia e velocità al 94°. In gennaio un brutto infortunio lo fa stare fuori per un paio di mesi, in un’annata priva di soddisfazioni.

Dopo tanti problemi fisici e poca continuità, il calcio che conta si allontana e il sogno di prendere il posto di Cristiano va in frantumi. Nani gioca con lo Sporting Lisbona un campionato che sa tanto di malinconia, poi sbarca al Fenerbahçe giusto in tempo per finire secondo dietro al Beşiktaş di Quaresma, il suo compagno di squadra in Nazionale, con la quale non hanno mai vinto niente.

Lens: la redenzione

Ottavi di finale di Euro 2016. Lens, l’ex città del carbone in cerca di una nuova identità. Portogallo contro Croazia. La partita, bloccatissima, si è trascinata fino al secondo tempo supplementare. Mancano tre minuti e pare proprio che sarà la lotteria dei rigori a decretare il vincitore.

Poi, l’inaspettato. Perisić sfiora il gol con un colpo di testa che sbatte sul palo, Strinić perde un pallone sanguinoso e parte il contropiede lusitano guidato dal giovane bulldozer Renato Sanches. Nessuno si mette sulla sua strada, vede Nani sulla sinistra e lo serve, appena fuori dall’area di rigore croata.

Nani è in campo da 117 minuti in cui non ha fatto nulla tranne protestare per un rigore mancato, ma ora vede CR7 sbracciarsi sul secondo palo e con la punta del piede destro – volontariamente o meno – fa passare la palla tra le gambe di Ćorluka, la fa volare sull’erba e arrivare nel posto giusto. Cristiano non esita e tira. Tra Ronaldo e la gloria c’è una macchia rosa, il portiere Subasić. La palla galleggia davanti alla linea di porta, indecisa, prima che Quaresma la spinga in rete di testa.

Ricardo è in campo dalla fine dei regolamentari, e fino a quel momento il suo ingresso non aveva spostato gli equilibri. È stato lui a rubare il pallone a Strinić in pressione, poi ha iniziato a correre verso la porta, rallentando solo per evitare il fuorigioco. Il suo è un gol facile, ma in quel momento ci devi essere, devi approfittare dell’occasione. Forse per la prima volta nella sua carriera, Ricardo si trova al posto giusto al momento giusto. E quasi non ci crede.

I portoghesi esultano, Quaresma prende la testa di Nani tra le mani e gli urla qualcosa, a un centimetro dalla faccia. La Polonia li aspetta. E forse gli scudieri possono ancora permettersi di sognare.