Cassano a Roma: il principe dell'effimero nella città eterna - Zona Cesarini

Cassano a Roma: il principe dell’effimero nella città eterna

La storia di Cassano in giallorosso è la storia di un’amicizia, la storia di un fallimento individuale che si ripeterà sempre uguale anche in futuro, la storia di una piazza folle d’amore che lo ripudierà, la storia di tante cose tutte insieme, ma forse sarebbe più corretto raccontarla per quello che è stata agli occhi di chi ha avuto la fortuna di assistervi: un travolgente concerto rock.

Certo, lo spettacolo è stato rovinato dalle troppe pause tra una canzone e l’altra, alla fine sono rimasti soltanto rifiuti da raccogliere e chitarre sfasciate che non suoneranno più, ma nelle orecchie di chi c’era rimarrà per sempre il fantastico casino e un’esplosione irripetibile di estri diversi, riuniti in un’esibizione corale e in un’alchimia di altissimo livello. Sotto certi aspetti unica.

Insieme al Pibe de Bari sul palco è salito anche un certo Francesco Totti, uno dei simboli della città eterna che ancora oggi delizia con le sue giocate, ultimi lampi di una carriera accecante. Giovani, creativi, con i capelli lunghi, Totti e Cassano potevano far pensare ad Axl Rose e a Slash dei Guns N’ Roses. I Guns cantavano “take me down to the paradise city where the grass is green and the girls are pretty”, e anche alla magica coppia Totti&Cassano non serviva molto altro per essere felice, anche se loro l’erba si limitavano a calpestarla.

Il loro rapporto è stato caratterizzato da grandi alti e da bassi improvvisi, proprio come quello tra il cantante e il chitarrista. Totti ha in comune con Axl l’essere rimasto a tirare la baracca per tempo immemore senza mollare mai, Cassano ha in comune con Slash di aver deciso di andarsene, portandosi dietro tanti rimpianti su quello che poteva ancora essere. Come Axl e Slash, anche Totti e Cassano avevano caratteristiche diverse ma complementari e dopo la separazione non riusciranno più a trovare un altro partner con cui sviluppare un’intesa di quel livello.

Totti ha sempre definito Cassano come il giocatore più forte con cui abbia giocato, e non è cosa da poco. Entrambi partivano dalla trequarti, con licenza di spostarsi dove diceva loro l’istinto, alla ricerca della giocata decisiva e dello scambio fulminante, spesso eseguito di prima e nello stretto.

Il video-messaggio di Daniele De Rossi per i 40 anni del suo capitano è l’innesco perfetto per tornare indietro alle mancate vittorie dei primi anni Duemila e alla gioventù perduta di chi ha un’età simile a quella di Capitan Futuro.

Torniamo al passato. Nel 2001 Daniele muoveva i primi passi nella Roma, la stessa squadra dove era arrivato, per la modica cifra di 60 miliardi di lire, il gioiellino di Bari Vecchia. Cassano non è già più il ragazzino del pazzesco primo gol in Serie A contro l’Inter, si sente pronto a fare il salto nel mondo dei grandi, un mondo a cui l’eterno Peter Pan (soprannome coniato per lui da Carlo Zampa) forse sa già di non poter appartenere mai. Almeno, non come le persone che maturano, che imparano dai loro errori e iniziano ad accettare le responsabilità, a rigare dritto. Insomma, ad annoiarsi. Antonio ha sempre rifuggito quel destino, ha sempre voluto solo e soltanto divertirsi, eterna vittima della sua immatura ferocia.

Quando arriva a Roma ha la sensazione che si stia compiendo il suo destino sportivo. Anni prima, infatti, aveva già giocato a Trigoria con gli Allievi Nazionali impressionando il pubblico presente. Tra gli spettatori c’è anche un giovane Totti, che a fine partita si avvicina all’allenatore Alberto Carella per scoprire chi sia quel ragazzino pieno di talento. La risposta è una sentenza: “Un tipo forte come te”.

All’Olimpico, nel 2001, quando si affrontano per la prima volta nella stagione dell’ultimo scudetto giallorosso, Cassano a fine partita chiede la maglia al suo idolo. Totti accetta volentieri, così come accetterà di fargli da fratello maggiore all’inizio dell’esperienza romana. I primi due mesi della preparazione Antonio li trascorre a casa del Capitano e insieme a lui inizia a scoprire le serate romane. Le notti brave per la coppia di attaccanti saranno la norma anche quando il barese andrà a vivere da solo. Si salta sul macchinone e via, facendo chilometri per raggiungere la festa più allettante, per far strage di donne, l’unico vero vizio dei due amici.

L’inizio in altalena

Alla prima stagione in giallorosso Antonio si fa i capelli biondi ossigenati e come sempre infligge scherzi di ogni tipo ai compagni che per sfotterlo lo soprannominano Pikachu, il Pokemon giallo ed elettrico. Il ragazzo dal volto segnato dall’acne sta aspettando una svolta in campo che tarda ad arrivare, poi, a novembre, contro il Galatasaray in Champions, arriva la prima prestazione convincente. Cassano entra nel secondo tempo e con la sua vivacità cambia la partita, l’intesa con Totti è già evidente, anche se poi in aereo Antonio esagera e dice di volere il Pallone d’oro entro due anni, attirandosi mille critiche.

La stagione è di ambientamento ma termina in crescendo, con tre gol nelle ultime quattro di campionato, compreso quello bello ma inutile contro il Torino all’ultima giornata. Nel frattempo l’Inter di Cúper fa piangere Ronaldo regalando lo scudetto alla Juventus e la Roma finisce seconda a un punto di distanza dai bianconeri.

Le prestazioni del barese all’inizio della seconda stagione in giallorosso sono altalenanti, iniziano le litigate con l’allenatore Capello, con il quale avrà sempre un rapporto di amore e odio. Prima della partita con il Perugia, a novembre, scatta la prima “cassanata” romana. Rifiuta la convocazione per la partita, si barrica in casa e guarda la partita in televisione, prima di rinsavire e tornare ad allenarsi.

Sta per arrivare la svolta decisiva, perché l’amore con la curva sboccia contro il Bologna. Quando entra in campo al quindicesimo del secondo tempo viene accompagnato dai fischi, ma grazie a una papera di Pagliuca scrive il suo nome nel tabellino dei marcatori e poi guarda i tifosi con aria di sfida, conquistandosi il loro rispetto. Dalla partita seguente sugli spalti comparirà lo striscione “Io amo le cassanate”, la tifoseria inizia a capirlo e ad amarlo.

Le notti di Champions portano soddisfazioni. A Valencia Totti fa il fenomeno, dopo mezz’ora è già 3-0, tutti a casa. Cassano arriva alla trasferta con l’Arsenal carico a molla, dopo il gol messo a segno nel finale di un derby quasi perso.

A Londra, la Roma rimane in inferiorità numerica per la gomitata di Totti a Keown, ma i giallorossi non si arrendono e pareggiano proprio grazie a Cassano, che si ripeterà contro l’Ajax grazie a un passaggio filtrante del Capitano. Non basta, però, per passare il turno.

La finale di Coppa Italia chiude male la stagione. La cassanata scatta nella partita di ritorno contro il Milan campione d’Europa, dopo che la doppietta di Totti (tre gol su punizione in due partite) aveva spaventato un Milan già sicuro di avercela fatta dopo il risultato netto dell’andata. La partita di ritorno in un San Siro stracolmo è sul 2-1, c’è ancora speranza per la Roma. Poi l’arbitro Rosetti non fischia un fallo su Cassano, che impazzisce. Urla, gli spinge il fischietto in bocca, fa il gesto delle corna, perde la testa. Inzaghi pareggia, la Coppa è del Milan.

La consacrazione

Il bello del calcio è che ogni estate si azzera tutto, e il precampionato del Pibe de Bari è scintillante. Arriva anche l’esordio in Nazionale con il gol contro la Polonia, una gioia messa in ombra dalla strage di Nassiriya. La vittoria del campionato non sembra alla portata, ma la lotta per il secondo posto con la Juventus è serratissima. Come scrive Antonio nella sua autobiografia, a febbraio arriva “una delle serate più belle della mia vita”.

Come per ogni rockstar che si rispetti, mescolare il dovere con il piacere non è un problema. La domenica dello storico 4-0 alla Juventus, Cassano era tornato a casa alle 6 di mattina dopo aver passato la notte con un’amica, ma non ne risentirà affatto. Prima della partita chiede a Fabio Capello se può spaccare una bandierina. “La spacco solo se vinciamo e ne faccio due”. “Se ne fai due e stiamo vincendo, per me ne puoi rompere non una, ma tutte e quattro” è la risposta dell’allenatore. La partita si chiuderà con Totti che spiega a Tudor che la Juventus ha preso quattro gol, ma è da segnalare anche la passione di Antonio per i gavettoni e le esultanze senza senso.

Il momento è magico, e prosegue con la prima tripletta in serie A contro il malcapitato Siena. Secondo Cassano la giocata più bella è quella in Roma Inter 4-1 del marzo 2004. Dopo tre gol annullati alla Roma, la partita si poteva sbloccare solo così: assist di Totti e tocco morbido di Antonio sull’uscita del portiere.

Nel marzo dello stesso anno, in un pareggio a reti bianche con la Reggina, c’è uno scambio in velocità tra i due che sarebbe rimasto nella storia se si fosse concluso con il gol.

Nel finale di stagione arriva una sconfitta ininfluente con il Perugia che regala però ai posteri un’azione incredibile del tandem Totti-Cassano. Il Capitano lancia Antonio con un colpo di tacco oltre la linea difensiva, Peter Pan la stoppa di petto, disorienta la difesa avversaria con una finta rientrare e deposita la palla in rete con un tocco morbido. Si chiude con il secondo posto in A una stagione che ha visto Cassano mettere a segno diciotto reti tra campionato e Coppa Uefa.

L’Euro-illusione e il declino

In estate c’è l’Europeo, torneo in cui Antonio è convinto di dover recitare un ruolo da protagonista. Buffon lo trattiene ed evita per un pelo la cassanata ai danni di Trapattoni, quando il barese si infuria per non essere partito titolare nella prima partita, lo scialbo 0-0 con la Danimarca che verrà ricordato per lo sputo di Totti a Poulsen. Proprio la squalifica del Pupone permette a Cassano di partire titolare contro la Svezia. Il pareggio con gli scandinavi mette in mostra un Peter Pan in grande spolvero, che segna con un colpo di testa chirurgico e mette in mostra tutte le sue qualità.

Poi, il capitolo finale, la partita maledetta vinta con la Bulgaria grazie sempre a Cassano, che sfiora il gol nell’azione del gol di Perrotta, nel finale mette un pallone sotto l’incrocio dei pali ma poi si ritrova in ginocchio, in lacrime, dopo aver saputo del pareggio tra Svezia e Danimarca che elimina gli azzurri.

Dopo una stagione del genere, si attendono grandi cose dal giovane fenomeno. E invece tutto inizia a scricchiolare quando Capello se ne va. La squadra lo viene a sapere dalla tv, e il trasferimento non è in una squadra qualsiasi ma nell’odiata Juventus. Nessuno se lo aspettava da Capello, proprio lui che pochi mesi prima si era lasciato sfuggire una frase del genere: “Non andrei mai alla Juve”. Forse invece di rispondere a quella domanda avrebbe dovuto coprirsi la bocca per nascondere il labiale, lo stratagemma inventato da Cassano per evitare che si capisse se i due si stavano insultando o meno.

La stagione che comincia è quella della girandola di allenatori. Cassano litiga con Prandelli in ritiro, litiga con Völler, che chiede alla società di scegliere tra i due e si vede indicare la porta. Arriva Del Neri e, sorpresa, Antonio litiga pure con lui. Poi, visto che Del Neri non viene allontanato subito, vede bene di litigare con il presidente Sensi, che decide di perdonarlo. A questo punto non resta che prendersela con Pradè, schiaffeggiato in spogliatoio. A creare una spaccatura tra il talento barese e i tifosi arriva l’intervista a Sky prima di Roma-Juventus del marzo 2005, in cui dice che abbraccerà volentieri il suo ex allenatore Capello.

Con l’arrivo di Bruno Conti sulla panchina romanista Cassano si placa e – causa l’assenza di Totti per la squalifica dovuta alla manata a Colonnese – si prende pure la fascia di capitano per qualche partita. La stagione si conclude con la sconfitta contro l’Inter in finale di Coppa Italia e un triste ottavo posto in campionato. Il bilancio finale? Tanti allenatori, troppe cassanate. Nei primi di giugno muore il capo ultras Paolo Zappavigna, amico dell’attaccante. Viene così a mancare una figura importante di sostegno a Peter Pan all’interno della tifoseria.

The End

Nell’estate 2005 arriva Spalletti e l’inizio è caratterizzato da uno scontro sul volume dello stereo che pare ricomponibile, ma ormai è tardi per rimettere insieme i pezzi. Il rapporto con lo spogliatoio e con Totti è logoro. Tra i due c’erano già state delle incomprensioni dovute all’esuberanza di Antonio e un primo litigio nel 2002, dovuto ai soldi che Cassano avrebbe dovuto ricevere per la partecipazione a una puntata di “C’è posta per te” a cui aveva partecipato insieme al Capitano.

I veri problemi, però, iniziano dopo Euro 2004. Totti e Montella rilasciano dichiarazioni contro Antonio e a favore della società. Montella, una volta interpellato, decide di rimanere neutrale, Totti fa il sordo. Se il rapporto fosse stato quello degli inizi, il Capitano non si sarebbe comportato così. Forse è anche disturbato dal peso del barese, che viene da una stagione e soprattutto da un Europeo dove è stato protagonista assoluto.

In campo continuano a intendersi come prima ma qualcosa si è rotto, non c’è più spazio per due galli nello stesso pollaio. Con la società il Pibe de Bari è ai ferri corti, i soldi per il rinnovo che gli è stato promesso non saltano fuori, e a Natale decide di andarsene, pronto ad indossare la pelliccia beige… pardon, la camiseta blanca del Real Madrid.

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I due ex amici si sono incontrati di nuovo, naturalmente. Dopo l’infelice esperienza da Gordito al Real Madrid, ricordata più per le prese in giro a Capello che per motivi calcistici, Cassano trova una nuova casa a Genova, nella Sampdoria. Quando si rende conto di dover saltare il primo incontro con la sua ex squadra causa cartellino giallo, il barese si lascia andare a una scena isterica in campo che la dice lunga sul suo desiderio di sfidare i vecchi compagni, uno in particolare. Totti in quella partita farà poi due gol, uno col cucchiaio, per la vittoria giallorossa. Non si incrociano nelle sfide in Coppa Italia, neanche nel ritorno di campionato.

Nella stagione seguente è proprio il destino a mettersi di traverso e a impedire loro di affrontarsi, causa pioggia torrenziale. Prima che la partita venga sospesa, però, i due si abbracciano. Totti, in particolare, non sembra così entusiasta.

Quando si affrontano per la prima volta, in uno 0-0 del 2009, il tempo che è trascorso sembra aver ricucito il rapporto. Totti ancora non sa che proprio Cassano e la Sampdoria toglieranno lo scudetto alla Roma con una vittoria sorprendente all’Olimpico, nel girone di ritorno. Totti segna, ma la doppietta di Pazzini fa decisamente più male.

Il primo gol del Pazzo nasce da un grande assist di Cassano, per nulla intimorito dai fischi dei suoi vecchi tifosi. È lo stesso Antonio, però, ad avvicinarsi all’amico di un tempo a fine partita, per essere il primo a consolarlo. L’ascia di guerra è definitivamente sepolta, e i rancori tra i due non riemergeranno più.

L’interminabile rollercoaster della carriera di Antonio Cassano non si è ancora fermato, potrebbe anche ripartire per un ultimo giro in serie A. Al momento un ritorno a Roma è davvero impensabile, e d’altronde le minestre riscaldate raramente conservano il sapore della prima volta, soprattutto se la prima volta è stata di quel livello.

I Guns N’ Roses di cui ci siamo occupati all’inizio, invece, dopo tanti anni di separazione e di diatribe sono tornati insieme, ma non è che tra qualche tempo, passato l’entusiasmo per la loro attesa reunion, inizieremo a pensare che li avremmo preferiti ricordare come erano, all’apice delle loro carriere e della loro giovinezza, invece di guardarli ora e rabbrividire pensando a come erano grandi un tempo?