Yannick Ferreira Carrasco e il Cholismo 2.0 - Zona Cesarini

Yannick Ferreira Carrasco e il Cholismo 2.0

Yannick è un nome abbastanza comune nei paesi francofoni; dall’ebraico Iohanan che significa “Dio ha avuto misericordia”, corrisponde in italiano a Giovanni. L’inconsuetudine di quel ragazzo che il 4 settembre 1993 veniva al mondo ad Ixelles, uno dei comuni che circondano Bruxelles, era il cognome: Ferreira Carrasco.

Ferreira come il padre, portoghese, che se ne andò pochi mesi dopo la nascita e Carrasco come la madre Carmen, originaria dell’Andalusia che così come tanti conterranei emigrò in Belgio. Madre che è la figura preponderante nell’infanzia di Yannick, ha sempre creduto in lui e supportato la sua passione per il calcio nonostante fosse sola e con altri 4 figli; il belga la ringrazia a modo suo ogni volta che entra in campo, avendo cucito sulla maglia soltanto il cognome “Carrasco”.

Probabilmente è stata la stessa Carmen, tifosa del Real Madrid, ad avvicinare al calcio spagnolo Yannick, che però sin da piccolo è più attratto dai Colchoneros del doblete del 1996.

"Già da piccolo tifavo Atletico ma la gente non capiva. Ora sto realizzando un sogno"
“Già da piccolo tifavo Atletico ma la gente non capiva. Ora sto realizzando un sogno”

Cresce calcisticamente a Vilvoorde, una delle più grandi colonie spagnole in Belgio, ma la madre Carmen sa che è una realtà troppo piccola per un ragazzo che sogna di fare il calciatore e riesce ad accordarsi con il Genk, una delle migliori squadre della Jupiler Pro League, serie A belga.

A 11 anni quindi Yannick si trasferisce a Genk; “Ho avuto un momento difficile quando sono andato a vivere con una famiglia a Genk, essendo molto piccolo, e lei mi ha incoraggiato. Poi si rese conto che volevo interrompere gli studi perché volevo essere un calciatore professionista. Per lei è stato molto difficile, essendo una madre single che ha dovuto crescere quattro figli, ma mi ha dato tutte le opportunità per essere un calciatore.”

I sacrifici di Carmen vengono ampiamente ripagati dato che Yannick è regolarmente convocato nelle selezioni giovanili; è proprio in un Lussemburgo-Belgio Under 16 che Ferreira Carrasco viene notato per la prima volta da Stéphane Pauwels, all’epoca osservatore del Monaco. Nel provino organizzato dalla squadra del principato Yannick ammalia tutti; nel giro di pochi giorni viene formulata la proposta di contratto e nemmeno le promesse di giocare in prima squadra da parte dell’allenatore del Genk Franky Vercauteren riescono a fermare il trasferimento.

A 17 anni Carrasco è un punto fermo del Monaco Under 19, con cui vince una Coupe Gambardella, la più prestigiosa competizione giovanile francese. L’anno successivo è già nella squadra riserve, militante in quarta divisione, dove segna 7 gol in 21 presenze.

La vera e propria svolta della carriera per Ferreira Carrasco coincide con l’avvento del magnate russo Rybolovlev, nuovo proprietario del club, intenzionato a riportare la squadra del principato nell’Europa che conta. La ricostruzione di quel Monaco, che si ritrovava a lottare con squadre ben meno blasonate nel purgatorio della Ligue 2, passa per le sapienti mani di Claudio Ranieri e la corsa di Emir Bajrami, regalo di Rybolovlev, prelevato dal Twente. Il tecnico romano già dalla fase precampionato stravede per quell’ala giovane e filiforme, tanto da promuovere Carrasco in prima squadra e farlo esordire – con gol – nel 4-2-3-1 che schianta 4-0 il Tours.

Uno dei primi gol di Carrasco, di tutte le opzioni sceglie la più difficile, e fa bene. 

Dopo quella prestazione Carrasco diventa titolare fisso relegando in panchina l’acquisto dell’estate Bajrami e chiude la stagione della promozione in Ligue 1 da protagonista assoluto con 6 gol e 6 assist in 27 apparizioni. Nel 2013 approdano nel Principato James Rodríguez, João Moutihno, Abidal, Ricardo Carvalho e Falcao, ma Carrasco rimane uno dei giocatori chiave di Ranieri, terminando la stagione con 18 presenze, 3 gol e 3 assist.

Yannick spera in una convocazione per il Mondiale, spinto dalle parole di Pauwels, l’osservatore che lo scoprì  (“Fino a poco tempo fa, i miei connazionali non sapevano nemmeno chi fosse Eden Hazard; ho detto a Marc Wilmots che vale la pena prendere un aereo per andare a dargli un’occhiata”), ma la fatidica chiamata non arrivò.

A fine stagione il contratto di Carrasco è in scadenza e il giovane Yannick spera, in seguito alle sue ottime prestazioni, di aver attirato su di sé gli occhi di qualche squadra spagnola, magari l’Atlético Madrid del suo idolo Simeone, uno dei protagonisti del suo primo amore, l’Atlético Madrid del doblete. In realtà la squadra che si fa avanti con più insistenza è la Roma di Rudi Garcia, ma, complici le cessioni di Falcao e James Rodríguez, Carrasco decide di restare e rinnova fino al 2019.

La stagione successiva inizia con la rescissione del contratto di Ranieri e l’arrivo di Leonardo Jardim, con il quale gioca praticamente tutte le partite, chiudendo la stagione con 7 gol e 13 assist. Il Ferreira-Carrasco “francese” è un giocatore molto acerbo, un diamante grezzo che alterna partite straordinarie a prestazioni da Chi l’ha visto; ma si intravede già una facilità di corsa e di tiro fuori dal comune.

Il gol di Carrasco contro l'Arsenal: brucia in velocità Oxlade-Chamberlain (che lentissimo proprio non è) e incrocia perfettamente nell'angolino basso.
Il gol di Carrasco contro l’Arsenal: brucia in velocità Oxlade-Chamberlain (che lentissimo proprio non è) e incrocia perfettamente nell’angolino basso.

Carrasco fa anche l’esordio nella nazionale maggiore del Belgio, con cui gioca 4 partite nella fase di qualificazione agli Europei. A fine stagione il Barcellona acquista dall’Atlético per 34 milioni + 7 di bonus Arda Turan; Diego Simeone vede in Ferreira Carrasco il sostituto ideale e lo porta al Vicente Calderón per una cifra pari a 15 milioni di euro. Dopo 11 anni e tanti sacrifici, suoi e della madre Carmen, Yannick riesce finalmente a giocare nel club che supportava fin da bambino; nella conferenza non riesce a trattenere l’emozione:

“Mi viene la pelle d’oca”.

L’arrivo dell’esterno belga fa storcere al naso a tanti supporter dell’Atlétì, complice forse l’addio di Arda e del suo culto. (“Come tutte le cose belle, non è facile mettere un confine all’ardaturanismo; per me è il camminare sorridendo mentre gli altri corrono tesi. E arrivare per primi.”). Yannick non era visto come giocatore adatto ai Colchoneros, troppo lezioso e sofisticato, qualità inutili sulla sponda biancorossa del Manzanarre. Carrasco e Arda hanno infatti caratteristiche diametralmente opposte, ma Diego Simeone era ben consapevole che il giocatore belga non potesse rimpiazzare Arda.

Da quando nel 2011 il Cholo è alla guida dei Colchoneros ha completamente cambiato la storia recente della seconda squadra di Madrid; subentrato a Manzano non ha stravolto lo stile di gioco ma lo ha semplicemente adattato ai propri giocatori, passando da un 4-4-2 a rombo ad un più scolastico e classico 4-4-2 in linea.

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Il punto di forza del “primo” Atlético di Simeone, quello della Liga e della prima finale di Champions League era la compattezza della difesa che, unita ai 18 gol su palla inattiva e alla fisicità di Diego Costa rendeva davvero difficile riuscire a battere i Colchoneros. I 4 di centrocampo in quel contesto erano solitamente Koke, Gabi, Tiago e, appunto, Arda. In uno stile di gioco improntato alla ripartenza in contropiede e al tentativo di sfruttare al massimo ogni palla inattiva, la qualità di Arda di giocare da “congelatore” era fondamentale. Arda riusciva ad addormentare la partita, tenendo palla per diversi tempi di gioco.

Fondamentalmente, il ruolo di Arda era quello di consolidare il possesso palla; non essendo velocissimo ma avendo un dribbling ed una tecnica di base ottima risultava davvero difficile riuscire a rubargli il pallone. Raramente Arda Turan cambia passo o cerca una giocata spettacolare, si limita con la sua solita calma ad attirare su di sé i giocatori creando spazi per la ripartenza e smarcando i compagni.

Un esempio dell'Arda colchonero: sembra quasi stia camminando mentre due giocatori cercano di rubargli palla, poi, dopo esserseli portati a spasso per 10 secondi, decide di verticalizzare.
Un esempio dell’Arda colchonero: sembra quasi stia camminando mentre due giocatori cercano di rubargli palla, poi, dopo esserseli portati a spasso per 10 secondi, decide di verticalizzare.

Con una squadra in grado di segnare un gol ogni due partite da palla inattiva e con la fortuna di avere un giocatore come Diego Costa, in grado di trasformare una mezza palla gol in oro, era come se l’Atlético iniziasse sempre da 1-0. Il possesso palla, con uno stile di gioco del genere non rappresenta un punto di forza; proprio per questo motivo le giocate di Arda Turan erano così importanti: in un contesto in cui si lascia giocare l’avversario, il mantenere palla il più possibile è la miglior difesa, e Arda il miglior interprete.

In seguito alla straordinaria stagione l’Atlético non potè però evitare la cessione di uno dei protagonisti, Diego Costa. Simeone cercò di rimpiazzare Diego Costa con un giocatore con caratteristiche simili, Mandzukic, ma già durante quell’annata iniziò a rivedere il suo stile di gioco. Trasformò Griezmann, ala acquistata per 30 milioni dalla Real Sociedad, in attaccante puro.

“Inizialmente feci molta fatica con El Cholo, perche era completamente diverso dagli allenatori con cui ho lavorato alla Real e con la Francia, lavora con un’altra mentalità, ma ora mi sono adattato.”

In realtà anche il gioco di Simeone si è adattato a Griezmann, non avendo più Diego Costa, (Mandzukic partecipava molto di più alla fase difensiva schiacciando la squadra) il Cholo ha dovuto cercare una via alternativa per andare in gol, una ripartenza più lenta – con palleggio palla a terra – che metteva in condizioni il francese di segnare. E in una tipologia di gioco del genere Arda Turan, il congelatore, non era più essenziale.

Nel "nuovo" Atletico le linee sono più flessibili: Mandžukić supporta molto di più la squadra restando più basso rispetto a Diego Costa; Koke e Arda restano spesso più alti e Griezmann rimane l'attaccante di raccordo (essendo alto 1.73m i lanci lunghi non son efficaci).
Nel “nuovo” Atletico le linee sono più flessibili: Mandžukić supporta molto di più la squadra restando più basso rispetto a Diego Costa; Koke e Arda restano spesso più alti e Griezmann rimane l’attaccante di raccordo (essendo alto 1.73 i lanci lunghi non sono efficaci).

Assieme alla cessione di Turan, arrivò quella di Mandžukić alla Juventus, rimpiazzato sulla carta da Jackson Martínez e Luciano Vietto. Escludendo l’attaccante colombiano, rivelatosi un flop e già venduto nel mercato di gennaio, Simeone può scegliere se affiancare a Griezmann, ormai insostituibile, Vietto, Fernando Torres o Angel Correa.

Quest’ultimo è bravissimo a vivacizzare l’attacco a partita in corso e raramente parte dal primo minuto.
Vietto si completa ottimamente con il francese ed è un ottimo attaccante di supporto alla manovra, Torres invece dà più profondità alla manovra, ma fa fatica a trovare la porta in area di rigore. Con Carrasco Simeone ha un’altra alternativa, totalmente inedita per il suo stile di gioco, un’ala con una invidiabile progressione palla al piede, utile sia per una ripartenza veloce palla al piede che come primo uomo ad alzare il pressing sulle fasce.

L'esatto contrario del "congelatore" Arda: Carrasco prende palla e cerca subito la giocata dentro il campo.
L’esatto contrario del “congelatore” Arda: Carrasco prende palla e cerca subito la giocata dentro il campo.

Non a caso nella prima stagione con Carrasco, Simeone ha abbandonato talvolta il 4-4-2, sostituendolo con un 4-1-4-1 con una sola punta supportata da un’esterno offensivo, Carrasco, appunto. Carrasco è il perfetto compromesso di Simeone, aumentare la spettacolarità del gioco senza che la perfetta macchina difensiva ne risenta; in fase difensiva Carrasco oltre che essere uno dei primi a pressare il portatore, mantiene più o meno la stessa media di Arda Turan in intercettazioni e contrasti vinti.

Così come aveva fatto Griezmann l’anno precedente, Yannick ha riscontrato qualche difficoltà inizialmente: “Mi sento sempre più parte del gruppo. Ho avuto qualche difficoltà di adattamento ma ora mi sento bene.”

Lo stesso Simeone dichiarò dopo la grande prestazione in Kazakistan contro l’Astana “Carrasco sta crescendo sforzandosi ad adattarsi alle caratteristiche della squadra, siamo molto contenti della sua performance.”

Ripartenza veloce, finta a rientrare e destro nell'angolino; in 7 secondi dalla metacampo al gol. Raramente nel primo Atletico di Simeone c'era spazio per azioni del genere e per i giocatori con le caratteristiche di Carrasco. (Ci sono sia Griezmann che Jackson Martinez pronti a ricevere il passaggio in più punti dell'azione.
Ripartenza veloce, finta a rientrare e destro nell’angolino; in 7 secondi dalla metacampo al gol. Raramente nel primo Atlético di Simeone c’era spazio per azioni del genere e per giocatori con le caratteristiche di Carrasco. (Ci sono sia Griezmann che Jackson Martinez pronti a ricevere il passaggio in più punti dell’azione).

Rispetto ad Arda, Carrasco, nella sua prima stagione, arriva al tiro 3 volte a partita (Arda 1.6) e segna anche con più frequenza (0.24 gol ogni 90 minuti contro gli 0.12 di Arda), a dimostrazione di come i due, oltre che ad avere caratteristiche diverse, hanno compiti diversi da svolgere all’interno dello scacchiere del Cholo.

Questa nuova opzione offensiva paradossalmente si rivela un punto debole della squadra nel momento in cui Carrasco è assente; se gli altri centrocampisti, talvolta schierati come esterni di centrocampo (vedi Saul e Koke) possiedono caratteristiche abbastanza simili, Carrasco è un pezzo unico nella rosa dei Colchoneros. Avendo un’opzione in meno nella transizione offensiva e non potendo più fare affidamento sul lancio lungo, vista la mancanza di giocatori fisici come Mandzukic o Diego Costa, diventa più difficile trovare la via del gol.

Contro il Barcellona, Simeone schiera una sorta di 4-4-1-1 con Carrasco e Griezmann che si scambiano continuamente. In fase di non possesso il risultato era ottimo con Carrasco che pressava sul primo portatore e Griezmann che teneva Busquets, fonte principale di gioco blaugrana.
Contro il Barcellona, Simeone schiera una sorta di 4-4-1-1 con Carrasco e Griezmann che si scambiano continuamente. In fase di non possesso il risultato era ottimo con Carrasco che pressava sul primo portatore e Griezmann che teneva Busquets, fonte principale di gioco blaugrana.

In fase di possesso Carrasco è libero di svariare su tutto il campo e di dare velocità alla ripartenza, una delle sue caratteristiche migliori. La prima stagione dell’esterno belga si conclude con 42 presenze e 5 gol, uno dei quali, inutile, in finale di Champions, che gli valgono la convocazione con il Belgio agli Europei.

Ferreira Carrasco è, assieme a Griezmann, il principale artefice della naturale evoluzione delCholismo“, l’Atlético continua ad avere dei meccanismi difensivi praticamente perfetti – non a caso la difesa è fondamentalmente sempre la stessa – ma ha più armi offensive; la palla inattiva non ha più la vitale importanza del “primo” Atlético del Cholo, semplicemente perché arrivare al gol è diventato un problema minore.

In estate arrivano anche Gameiro e Nico Gaitán, due giocatori rispettivamente simili a Griezmann e Carrasco, in modo da non avere più giocatori “unici”, ma almeno un’alternativa per ruolo. Simbolicamente il passaggio da “vecchio” a “nuovo” Cholismo si può attribuire al passaggio della maglia numero 10 da Arda Turan a Carrasco, che dopo un’annata più che positiva è pronto a cucirsi sulle spalle la 10 lasciata libera da Oliver Torres, quella stessa 10 di Milinko Pantic che indossava da bambino.

Di fatto la prima stagione è stata per l’esterno un corso accelerato di Cholismo: in fase di non possesso ha ormai appreso i “pressing triggers”, le situazioni di gioco nelle quali pressare alto, e riesce con intelligenza a chiudere tutte le vie di passaggio sulla sua corsia di competenza. In fase offensiva è sempre libero di inventare ed anzi, è una delle armi più pericolose dei Colchoneros, tecnicamente eccellente con entrambi i piedi, riesce a trasformare in gol azioni poco pericolose.

La mappa degli xG in Atletico-Bayern; il Gol di Carrasco è il quadratino rosa, in altre parole quasi nessuno altro avrebbe trasformato in gol un azione del genere.
La mappa degli xG in Atlético-Bayern; il Gol di Carrasco è il quadratino rosa, in altre parole quasi nessuno altro avrebbe trasformato in gol un’azione del genere.

Nella doppietta di Carrasco contro il Malaga, il secondo gol arriva negli ultimi minuti, Atlético in 10 uomini e in apnea con il Malaga che cerca il pareggio; diagonale dal nulla del belga e partita chiusa.

In questa stagione Carrasco sta mantenendo medie impressionanti per un esterno nel 4-4-2 di Simeone, un gol ogni due partite (fondamentalmente un gol ogni 5 tiri),  quasi un passaggio chiave a partita e 0,3 assist a partita, mantenendo una media difensiva di almeno una palla recuperata a partita e il 65% di tackle vinti.

La mappa dei tiri di Carrasco nella sfida contro il Malaga, tutti e 4 da posizioni improbabili; 2 gol ed una traversa.
La mappa dei tiri di Carrasco nella sfida contro il Malaga, tutti e 4 da posizioni improbabili; 2 gol ed una traversa.

Il Cholo è il demiurgo di questo universo in continua evoluzione, che ha raggiunto probabilmente il punto più alto della sua esistenza, avendo nell’organico un giocatore come Griezmann, ormai di diritto nella top 5 (o addirittura top 3) dei giocatori più forti del mondo. L’Atlético arriva da una stagione conclusasi con un distacco di 3 punti dal Barcellona in Liga ed una finale di Champions League persa ai rigori, ma pare essere migliorato ulteriormente, nell’anno in cui né Barcellona né Real Madrid portano a termine acquisti da capogiro, Simeone puntella la rosa (Gameiro ha già fatto 5 gol e 3 assist) e si prepara ad un’altra stagione da protagonista assoluto, forse l’ultima coi Colchoneros.

Il passo più difficile per un talento offensivo è affermarsi, quel passaggio nella memoria collettiva da giovane talento a giocatore “vero”. Yannick Carrasco a 23 anni è sì, un giocatore affermato che gioca in una delle squadre più forti d’Europa, ma manca ancora di quel quid, quel qualcosa che possa fargli fare il grande salto nell’Olimpo dei big.

Salto che a questo ritmo di crescita non sembra francamente troppo lontano per l’asso nella manica di Simeone: quanti diagonali rasoterra a fil di palo dovrà tirare ancora fuori dal cilindro per elevarsi dal mare degli esterni d’attacco?