Deus ex machina: Marcos Senna - Zona Cesarini

Deus ex machina: Marcos Senna

Marzo 2006: in una scialba amichevole tra Spagna e Costa d’Avorio esordisce quello che appena due anni dopo si sarebbe dimostrato il giocatore chiave della Nazionale iberica nella conquista – a distanza di 44 anni – del secondo titolo europeo della sua storia.

Non si tratta di Xavi, Iniesta o Piqué. Bensì di un brasiliano appena naturalizzato che di lì a poco avrebbe compiuto 30 anni: Marcos Antônio Senna da Silva – per una volta senza troppi nomignoli – noto a tutti come Marcos Senna. Per i tifosi del Sottomarino Giallo di Villarreal “El coleccionista”, il collezionista (di palloni, sfruttando un gioco di parole col famoso film di Phillip Noyce).villarrealvarsenaluefachampionsleague9vszgmpqwcdlMarcos Senna si è ritirato nel 2015, dopo 18 stagioni di professionismo e a poche settimane dal suo quarantesimo compleanno, coronando una carriera dallo scarno palmarès ma – date le premesse – di assoluto rispetto, costellata di insperate ascese.

Senna nasce a San Paolo nell’inverno del 1976. La famiglia è poverissima, e il piccolo Marcos passa le giornate chiedendosi perché gli amici preferiscano passare il tempo contendendosi una bottiglietta di Coca-Cola riempita di colla da calzolaio piuttosto che rincorrendo una palla fatta di stracci, sognando di vestire un giorno la maglia della Seleção di Zico, Socrates e Falção.

Il sogno, però, pare destinato a rimanere nel cassetto: Marcos infatti è spesso il meno talentuoso dei ragazzi, in strada come al campo dell’oratorio: ha un pessimo controllo palla, mira e potenza di tiro sono modesti. In compenso nota da subito che i suoi passaggi sono precisi, la sua corsa continua e soprattutto che ha un istinto naturale per il posizionamento tattico, decidendo così di perfezionare e fare suo l’unico ruolo che gli permetta di essere protagonista: il regista basso.marcos_senna_new_york_cosmosNonostante la volontà, la perseveranza e i miglioramenti, non pare destinato a diventare un calciatore da grande club, quindi opta per un particolare piano B: Don Pedro, commercialista di Esquina de jardín e amico del parroco di quartiere, lo dota di una bicicletta e lo assume come pony express. Senna ci mette meno di una settimana a prendere dimestichezza con quel mezzo riservato ai ragazzini ricchi, e mette su un discreto fisico proprio pedalando per i distretti di “Sampa”.

“Dai 12 ai 15 anni ho lavorato per Don Pedro: a casa avevamo un disperato bisogno di soldi. Ma sicuramente non avevo rinunciato a provare a diventare un calciatore: il fisico migliorava ogni giorno e la determinazione non era scalfita”.

Ma la strada per diventare un calciatore professionista è piena di imprevisti e stop improvvisi. Se la tecnica migliora visibilmente, lo stesso non si può dire del fisico: Senna in un’estate cresce di 20 cm circa (arrivando ai 177 della maturità), e le sfiancanti pedalate logorano le articolazioni cresciute troppo in fretta, provocandogli forti dolori in zona patello-femorale. Non riuscendo a prendere peso o irrobustirsi, Marcos diventa un uomo di cristallo, tanto che prima dei 18 anni si rompe per due volte lo stesso legamento (quando smetterà il tassametro ne segnerà quattro) e convive con un disturbo cronico alla sciatica.marcossennaxabieralonsospainvarmeniatksotvf8dhjlNonostante le premesse, sembra sempre più a suo agio nel ruolo di regista difensivo. Quando il fisico inizia finalmente a supportarlo, il suo nome comincia a circolare in città e il Corinthians non si fa sfuggire l’occasione di aggregare alle giovanili quel giovane dalla tecnica brasiliana ma dall’acume tattico europeo. Contestualmente, a 15 anni s’innamora di Fernanda, una 12enne originaria di Esquina de jardín come lui, ma di etnia non afro-americana.

Marcos viene disconosciuto dalla famiglia della ragazza a causa del colore della sua pelle, e minacciato di morte se non avesse rinunciato a frequentarla. Ma se c’è una caratteristica che ha sempre accompagnato Marcos Senna, quella, è dimostrarsi un combattente: i due decidono infatti d’incontrarsi in gran segreto per un periodo sfidando bigottismi e pregiudizi razziali. È in questo passaggio di ribellione adolescenziale che Fernanda rimane incinta appena quattordicenne.

A Marcos, maggiorenne da pochi giorni e insicuro sul proprio avvenire, viene negato contestualmente il diritto di far visita a Fernanda e al neonato figlio Vitór, che cresce senza un padre e nella totale miseria:

“Non ho avuto pace finché non ho conosciuto la mia attuale moglie, che mi ha dato stabilità e mi ha aiutato a ricongiungermi con mio figlio. Sono sempre stato una persona responsabile: non riesco a descrivere quanto grande sia stato il dolore accumulato dal non aver potuto occuparmi per anni di una creatura cui avrei dato tutto me stesso”.

Nel frattempo, almeno la situazione calcistica migliora: sfruttando una norma del calcio brasiliano che permette di firmare per più club finché non si ha un contratto professionistico, Senna gioca al contempo con quattro diverse squadre: ufficialmente, è aggregato alle giovanili del Corinthians, ma in modo ufficioso si diletta giocando nel weekend con altre tre squadre amatoriali pauliste.

Giocando quattro partite alla settimana e allenandosi Senna, a fatica e non senza sacrifici, si conquista l’agognato esordio con i professionisti nel 1999: ha 23 anni e guadagna di più con le consegne o i lavori di fortuna che col calcio. Naturalmente, il ritmo di vita forsennato non gli permette di dare il massimo: in 4 anni passa per il Rio Branco e il Clube América prima (entrambi in seconda divisione) e Corinthians, Juventude e São Caetano poi (in massima serie).

Senza collezionare più di 15 presenze annuali perché il suo fisico è duramente provato dalla vita intensa che conduce, abbandonandolo a più riprese, mentre il suo gioco pare essere più adatto al calcio europeo che ai ritmi bailados di quello carioca. Ma Marcos è ormai determinato ad emergere, anche perché nel frattempo babbo Antonio, camionista col vizietto dell’alcol, se n’è andato di casa senza più tornare. Lasciando nelle sue mani la responsabilità di una famiglia sull’orlo del collasso.

La svolta arriva nel 2002: a bussare alla porta del 26enne Marcos Senna è il Villarreal Club de Fútbol, piccolo club della provincia di Castellón da poco ritornato in Liga. Per una volta, la fortuna si schiera al suo fianco, visto che l’osservatore Jose Manuel Llaneza era andato a visionare il Sao Caetano non per Senna ma per farsi un’idea del terzino destro emergente, Wergiton do Rosàrio Calmon, in arte Somalia, poi scomparso nell’anonimato.img-marcos-senna-1466967928_580_380_center_articles-225178Senna lascia dunque per la prima volta in 27 anni il Brasile, alla volta dell’ignoto calcio europeo. Inutile dire che col Villarreal non saranno subito rose e fiori: nelle prime due stagioni Marcos gioca soltanto 20 partite, complice un pesante infortunio e una squalifica per non aver passato il test antidoping dopo la finale di Coppa Intertoto contro l’Atlético:

“Ho preso una sostanza non vietata, ma il cui utilizzo è limitato al trattamento di alcuni infortuni e fortemente normata. Il Villarreal non sapeva nulla. Ma tenete ben presente una cosa: non avrei mai preso qualcosa per correre di più o colpire la palla più forte”.

Marcos tuttavia fuori dal campo s’integra presto coi ritmi di vita spagnoli: opta per vivere in un rustico chalet nella località di Benicassim, a circa 10 chilometri da Vila-Real, molto vicino allo stadio e lontano dalla passione oppressiva che i 50.000 soci del club riversano sui giocatori non appena mettono piede fuori di casa. Con lui, vanno a vivere pure la madre e i parenti più prossimi, coi quali dà vita ad una sorta di Senna-mansion in riva al mare.

Con l’ulteriore stabilità derivante dall’arrivo in Spagna del figlio Victor, Senna trova la forza d’imporsi a livello nazionale integrandosi perfettamente col genietto Roman Riquelme in un centrocampo tutta tecnica, che a suo modo segna un tratto distintivo del calcio iberico. In questo contesto Senna è al centro del gioco in fase di costruzione e di prima uscita della palla dalla linea difensiva, e al contempo ha sulle spalle fondamentali compiti di copertura in fase di non possesso, vista la scarsa attitudine del Mudo alla fase difensiva e all’attuazione del pressing.14548416929216Gli infortuni sono ormai lontani: all’alba dei 30 anni, Marcos è un giocatore arrivato. Affidabile, tecnico e tenace, intelligentissimo nel gestire i tempi e gli spazi di gioco, diventa il faro di una compagine che nel 2005 – sotto la guida dell’ingegner Pellegrini – raggiunge la semifinale di Champions alla sua prima partecipazione. Di lui s’innamorano presto in molti: se Wenger è pronto a sacrificare il giovane Mathieu Flamini, il Real Madrid all’ultimo momento – ed inspiegabilmente – gli preferisce Thomas Gravesen.

Ma all’amarillo non rinuncia facilmente, anche se questo significa correre il rischio di non sollevare alcun trofeo. Almeno fino agli Europei del 2008; quando Senna si presenta nel pieno della maturità – in fin dei conti ha un chilometraggio non eccessivo (meno di 200 partite in Liga) -, ma dove molti si soffermano sulla sua carta d’identità bollandolo come vecchio ed inutile. Non solo: la maggior parte dei tifosi spagnoli lo conosce poco e lo apprezza ancor meno per l’origine brasiliana.

E invece Aragonés vede più avanti di tutti: Senna è nato per giocare con Iniesta, Silva, Fabregas e Xavi. È lui che li richiama all’ordine quando esagerano, mentre è tatticamente e tecnicamente alla loro altezza (o si avvicina) quando c’è da costruire l’azione fornendo lo sbocco per uscire dalla prima linea di pressione avversaria generando superiorità, consegnando palloni puliti ai quattro creatori di gioco che gravitano tra le linee nel 4-1-4-1 spagnolo impostato sui dettami-base del juego de posicion. Dopo un excursus di prestazioni sempre più esaltanti, Senna e compagni sollevano il trofeo che mancava da quasi mezzo secolo, aprendo la lunga stagione di egemonia iberica sull’Europa.

La partita chiave dell’Europeo 2008 insieme ai rigori contro l’Italia, la semifinale contro la Russia. La Spagna – dopo 45 minuti di sofferenza – mette fuori Villa e inserisce Fabregas, passando al 4-1-4-1 “liberando” Xavi ed Iniesta. Il pallone dell’1-0 di Xavi – servito dall’Illusionista – nasce dalla tipica uscita con passaggio tra le linee di Senna, ancor più determinante in questo schieramento.

Prima del ritiro dorato nei New York Cosmos, per Marcos c’è tempo per altre cinque stagioni a buon livello col Submarino. Nel mezzo, vive pure la disastrosa retrocessione del 2012, con conseguente diaspora dei pezzi pregiati Borja Valero, Gonzalo Rodriguez, Nilmar e Zapata.

“Sono arrivato qui nel 2002 con la squadra in prima divisione e non voglio andare con la squadra in seconda”, annuncia a denti stretti pochi giorni dopo l’infausto evento accompagnando in conferenza stampa il presidente Fernando Roig, che aveva appena rinominato la porta d’accesso numero 19 del Madrigal – lo stesso numero di maglia del Colleccionista – come “Puerta Marcos Senna”.

screen-shot-2016-11-05-at-00-15-03Nonostante un fisico ormai misteriosamente immune agli infortuni e numerose offerte importanti, Marcos decide di legarsi per sempre all’unica squadra che ha dimostrato di credere in lui. Che ha rappresentato la madre, il padre e in generale il riferimento – emotivo e non – che non aveva avuto da giovane. Trasformandosi così da idolo in leggenda per i tifosi del Submarino.

Dopo una stagione complicata nel purgatorio della seconda divisione, il Villarreal ottiene una faticosa promozione in Primera e Senna decide che il suo lavoro è concluso: dopo 363 partite ufficiali condite da 31 gol, dice addio al calcio europeo.

Pure gol così. In barba alla semplicistica definizione di “mediano”, un collo-esterno per pochi eletti.

Ritirandosi ha lasciato un vuoto nel cuore dei tifosi del Villarreal e – cosa impronosticabile – in quello dei tifosi delle Furie Rosse. Perché la vita da oriundo non è stata semplice, come la sua scalata verso riconoscimento ed integrazione: sempre appesa tra un vago senso di colpa per aver “rinnegato” le proprie origini e una riconoscenza verso chi lo ha accettato e, col tempo, è diventato parte di sé.

Talento naturale e al contempo costruito, con indiscutibili qualità umane e una leadership silenziosa, nella lunga carriera di Marcos Senna non c’è traccia di gesti eclatanti o rimproveri sopra le righe verso un compagno. Esemplificazione di come la leadership si accompagni alla pazienza, alla perseveranza e all’essere un esempio, in campo come fuori. E non può essere un caso che il Villarreal abbia da poco annunciato il grande ritorno del Colleccionista al Madrigal, stavolta nel ruolo di dirigente.