Sadiq Umar, tra favola e realtà - Zona Cesarini

Sadiq Umar, tra favola e realtà

20 dicembre 2015. All’Olimpico la Roma ospita il Genoa. Mancano otto minuti alla fine del tempo regolamentare, quando al posto dell’egiziano Salah entra in campo il diciottenne Sadiq Umar, alla terza presenza in Serie A. Al giovane centravanti nigeriano basta poco per farsi notare. Il francese Vainqueur crossa verso il secondo palo, la difesa non si accorge dell’accorrente Sadiq, che ha tutto il tempo di mirare l’angolino e di spedirci la sfera con un preciso colpo di testa. È il due a zero, il ragazzo sorride e inizia a correre, continua a correre, sembra non sapere bene dove andare a esultare, poi i compagni lo abbracciano e lui si inginocchia per pregare.

Molti si chiedono da dove sia sbucato questo ragazzino altissimo ed emaciato, che dopo le ottime prestazioni con la Primavera ha iniziato a ritagliarsi uno spazio anche in prima squadra. Il ragazzo ha ereditato l’amore per il calcio dal padre e ha iniziato a giocare per le strade della città nigeriana di Kaduna, dove è nato. Muove i primi passi nella Future of Africa Academy, poi passa al Football College Abuja.

Il Football College Abuja è una scuola calcio diventata in poco tempo una delle più importanti in Nigeria. I ragazzi in genere devono pagare per entrare nelle accademie nigeriane, ma in FCA tutto è gratuito: l’iscrizione, i materiali per lo sport, il vitto e l’alloggio, l’assistenza medica, i tornei e la scuola. Anche i ragazzi che non possono permettersi le accademie a pagamento hanno la possibilità di entrare nel Football College Abuja, ed è tra questi ragazzi con tanta fame, in molti casi non solo metaforica, che in genere si scoprono i talenti veri.

Il regista occulto

Per capire come nasce la favola del Football College Abuja bisogna tornare indietro al 1976, quando il creatore dell’accademia, l’imprenditore di Recco G. V., inizia ad operare nel settore della logistica e dei trasporti in Nigeria e in Angola, dove conosce l’armatore suo concittadino Gian Angelo Perrucci e ne diventa socio. Perrucci è l’ex presidente della Pro Recco che aveva già fatto registrare nel suo curriculum il successo delle navi di Medafrica.

Nel 1981 V. costituisce la società Intels per operare nella logistica legata all’industria petrolifera grazie allo sviluppo delle perforazioni off-shore. Tre anni dopo, l’improvvisa battuta d’arresto: Medafrica fallisce. Un crac da 50 miliardi di lire. Perrucci va a processo per bancarotta e nel 1991 patteggia una condanna a quattro anni e otto mesi di reclusione, di cui quattro condonati. Nella lista degli imputati c’è anche V., che riesce a cavarsela con un patteggiamento a tre anni, tutti condonati.

Lo stop in tribunale però non ostacola la carriera dei due, entrambi sono di casa in Nigeria e sanno come muoversi. Soprattutto V., che inizia a costruire il suo impero lasciando nell’ombra il vecchio socio, che recentemente è tornato all’onore delle cronache per essere uno dei nomi italiani dei “Panama Papers”. La Intels va avanti e, nel 1985, ottiene la concessione del porto di Onne, sul delta del Niger. Il personaggio chiave della vicenda è Atiku Abubakar. Al tempo vice-direttore del servizio doganale nigeriano, si mette in società con V. attraverso la Nigeria Container Service (Nicotes) creata per fornire servizi di supporto portuale all’industria del petrolio e del gas.

Secondo la relazione del 2010 Keeping foreign corruption out of the United States della Permanent subcommittee on investigations, la commissione permanente di inchiesta del senato statunitense che ha investigato il fenomeno della corruzione della leadership politica nigeriana, parte di società e trust gestiti o posseduti da V. sono in realtà riconducibili ad Abubakar, che ha fatto molta strada. Vice-presidente nigeriano dal 1999 al 2007, attualmente è un uomo di grande potere al seguito del presidente attuale, Muhammadu Buhari.

G. V. dice di non essere imbarazzato dai suoi legami politici con Abubakar e con altri personaggi dalla dubbia reputazione, che governano un paese con grandi ricchezze naturali in cui il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e in cui la frase “avere fiducia nelle istituzioni” suona piuttosto comica. Non è certo un caso che la Nigeria sia una delle nazioni che mandano più migranti in Italia: è una nazione in difficoltà, dove i terroristi di Boko Haram sono solo uno dei problemi.

Torniamo a Onne, il punto di partenza della manovra di V. Onne è il più grande porto franco al mondo. Le majors petrolifere, Eni compresa, non pagano imposte e, se la società è di diritto straniero, può riportare in patria i profitti senza versare tasse in Africa. Un paradiso fiscale gestito da V. che ha puntato forte sulla realizzazione e gestione dei compound dove vivono gli espatriati che lavorano in Nigeria, vere e proprie cittadine che rendono molto bene. Da non dimenticare anche l’attività industriale: produzione di tubi per il settore petrolifero, servizi marittimi, costruzione di navi, ma anche sistemi di aria condizionata, trattamento delle acque e riciclo di batterie elettriche.

Con quattro porti in gestione, Onne, Warri, Calabar e Lagos, G.V. è diventato il leader della logistica in un Paese che esporta via nave quasi tutto il suo petrolio. Oggi il gruppo Intels ha un giro d’affari di circa due miliardi di euro, che non si concentra solo sulla Nigeria: Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Guinea Equatoriale, Gabon, São Tomé e Príncipe, Angola. Intels lavora da anni in tutti questi paesi. Più recente è lo sbarco in Mozambico, una delle nazioni africane più promettenti a livello economico. Nelle acque dell’Oceano Indiano l’Eni ha scoperto un enorme bacino di gas, e V. non è rimasto con le mani in mano. Nel 2014 ha ottenuto dal governo locale la licenza per una piattaforma logistica nel porto di Pemba, dove il metano verrà liquefatto prima di essere esportato. Niente gara per l’appalto: le autorità mozambicane dicono che nel 2016 lo scalo deve essere pronto, quindi meglio affidare i lavori a qualcuno senza perdere tempo.

La trasparenza non è certo una priorità per uno degli uomini più ricchi dello Stivale, il cui impero è avvolto in una trama complicatissima di società con base nei più disparati paradisi fiscali. Si contano tantissime sigle registrate in oasi offshore come Panama, British Virgin Islands, Bahamas, Isola di Man, Lussemburgo, Liechtenstein. Oltre naturalmente alla Nigeria, un paese classificato come “non cooperativo” dalle organizzazioni internazionali che contrastano il riciclaggio e l’evasione fiscale. Una nazione che il tycoon di Recco ama così tanto da esserne diventato cittadino, caratteristica indispensabile per facilitare un certo tipo di operazioni. Certo, da queste vicende che poco hanno a che fare con la filantropia, è venuta fuori anche un’iniziativa lodevole come l’accademia Football College Abuja. Abbastanza per dimenticare il resto?

Il bello del calcio

Torniamo a Sadiq, che nel 2013 con la sua squadra vince il torneo giovanile Kvarnerska Rivijera ed è il capocannoniere del torneo organizzato dall’HNK Rijeka, conquistandosi così la firma con lo Spezia che prima lo manda in prestito in D alla Lavagnese e poi lo fa giocare in Primavera, dove si laurea capocannoniere del campionato. Il legame tra Football College Abuja, Rijeka e Spezia calcio ha un nome che non suonerà nuovo al lettore. G.V. sfrutta lo sport per conquistare consensi e protezione politica, gradisce finire sui giornali e dare l’immagine dell’emigrato di ritorno che torna in patria a regalare sogni. Da buon ligure ed ex giocatore di pallanuoto, nel 2005 diventa presidente della Pro Recco, la squadra più titolata d’Italia. Nel 2008 rileva lo Spezia Calcio, quando è ancora in serie D. Adesso è una presenza fissa nei playoff della B, per ora senza fortuna. Si dice che V. abbia da tempo nel mirino una società ligure di un certo spessore, la Sampdoria di Massimo Ferrero, ma lui ha sempre negato.

Tra il 2012 e il 2013 V. allarga gli orizzonti, guarda oltre la Liguria e diventa il proprietario del 70% dell’HNK Rijeka, la squadra croata di Fiume. L’imprenditore ligure coltiva i rapporti con Ivan Vrdoljak, ministro dell’Economia della Croazia dal 2012 al 2016, e quando lo stato che affaccia sull’Adriatico decide di aprire i fondali alle trivelle, V. vede a portata di mano una nuova occasione per guadagnare. Il 20 dicembre del 2014 una delegazione della holding Orlean Invest, controllata Intels, si presenta al porto di Ploče, che doveva diventare il centro regionale della logistica.

Il progetto adriatico presenta una caratteristica comune ai successi di V. nel continente nero. Come il porto di Onne, lo scalo di Ploče sorge su un’area “free zone”. Insomma, niente tasse. Sarebbe l’ennesimo paradiso fiscale per V., stavolta nel cuore d’Europa. L’imprenditore ligure assomiglia sempre di più al suo yacht: un panfilo da 60 metri con bandiera delle Cayman che ha ospitato anche Lionel Messi. Ostenta la fortuna che il capitalismo globale gli ha regalato e continua a navigare di porto in porto, incurante delle acque inquinate che lascia dietro di sé.

La Croazia poi ha detto stop alle trivelle, ma il progetto sportivo di V. non si è arrestato. Oggi il Rijeka è primo in classifica con sei punti di vantaggio sulla Dinamo Zagabria. Sta tentando di interrompere il dominio incontrastato della squadra della capitale, che, grazie anche alle manovre del suo presidente Zdravko Mamić, del quale abbiamo parlato qui, punta ad aggiudicarsi il titolo per la dodicesima volta consecutiva. Nel 2018 verrà terminata la costruzione dell’avveniristico nuovo stadio, un Kantrida ricostruito dalle sue ceneri grazie al progetto dello studio di Gino Zavanella, l’architetto italiano che ha progettato lo Juventus Stadium, e un investimento di 25 milioni di euro. Avrà circa 14mila posti a sedere coperti e rientrerà negli stadi a quattro stelle UEFA, costituendo il fiore all’occhiello dell’avventura fiumana di V.

Ultimi sviluppi

Sadiq ora gioca nel Bologna, in prestito dalla Roma. Suo padre è morto da poco, e lui gli ha dedicato tutte le reti che ha realizzato alle Olimpiadi, dove è arrivato terzo con la Nigeria. Non è riuscito a eguagliare il suo idolo Kanu, vincitore nel 1996, ma ha segnato comunque quattro gol. Nura Abdullahi, terzino destro, suo migliore amico e coetaneo, anche lui di Kaduna, ha mostrato lampi di talento come Sadiq, però ha avuto problemi cardiaci e al ginocchio. I due sono stati i primi giocatori dell’accademia nigeriana di V. ad essere acquistati da una grande società italiana, la Roma, ma altri giovani stanno già seguendo le loro orme.

Nel novembre 2016 il prezzo del petrolio in Nigeria è molto lontano dai picchi del passato. Colpa degli attacchi dei ribelli di Niger Delta Avengers a pozzi e gasdotti, che hanno duramente colpito le infrastrutture. Intanto G.V. si rivede in Italia, dove non faceva la sua comparsa da otto mesi. Si consola con un bagno di folla al centro sportivo dello Spezia Calcio: ricorda i meriti del suo progetto, parla dei valori fondanti dello sport e dei soldi guadagnati dalle cessioni di alcuni giocatori, tra i quali naturalmente annovera Sadiq e Nura. È accompagnato da G. F., suo consulente con più di uno scheletro nell’armadio.

Il banchiere travolto dalle inchieste sulla scalata ad Antonveneta e sul crac Parmalat, ora si occupa degli investimenti immobiliari di V. in Liguria e della ristrutturazione delle diverse società controllate dal tycoon. Si terrà lontano da Banca Carige, dice, di cui V. detiene un abbondante 6%. Alla presentazione della Pro Recco 2016/17, l’imprenditore ligure dirà ai giornalisti che F. non è mai stato condannato ma ha solo patteggiato, quando invece è noto che è stato condannato tre volte. In ogni caso V. fa capire chiaramente di non guardare al passato, di aver scelto F. come collaboratore per le sue qualità e nient’altro. L’ex banchiere si occuperà del lavoro di V. in Africa, ma anche della realizzazione del progetto per le piscine di Recco.

Sulle inchieste di Procura e Finanza che lo hanno coinvolto nel 2016, in particolare sul pagamento delle accise del suo aereo privato e di quello del suo socio Gian Angelo Perrucci, V. dichiara di essere tranquillo e fiducioso, anche perché con ogni probabilità arriverà l’archiviazione.

Le preoccupazioni serie sono altre. Accuse gravi nei confronti di V. arrivano dagli atti depositati in tribunale a Genova nell’ambito di due cause di lavoro. La prima, conclusasi con una transazione, da parte dell’ex segretaria della Pro Recco Maria Orioli al club dal 2005 al 2012; la seconda, tuttora in corso, da parte di Giuseppe Spalenza, direttore generale della società ed ex amministratore delegato dello Spezia Calcio. Secondo Maria Orioli, G. V. avrebbe fatto arrivare ogni mese dalla Svizzera valigette piene di contanti per pagamenti in nero ai giocatori della Pro Recco, tra i quali anche l’attuale presidente Maurizio Felugo, allenatori e dirigenti, nonché per le cosiddette “retrocessioni sulle sponsorizzazioni”.

Sia la Orioli che Spalenza hanno visto interrompere il loro rapporto di lavoro con la società di V. ed entrambi hanno avviato delle cause contro l’imprenditore per ottenere sia il riconoscimento contrattuale di un lavoro dipendente, sia premi e incentivi che sarebbero stati definiti con accordi sottoscritti dalle parti in causa. Grazie alla causa-Orioli, oggi si conoscono dettagli segreti di una verifica dell’Agenzia delle Entrate sulla Pro Recco risalente al 2012. L’Agenzia contesta lo status di “associazione sportiva” della Pro Recco dell’epoca: V. è indagato per le “erogazioni liberali” alla società di pallanuoto negli anni della sua presidenza, dal 2008 al 2011. Secondo il fisco, in quanto associazione sportiva, la Pro Recco non poteva avere un tale giro di soldi.

Arrivava quindi in procura una relazione che ipotizzava illeciti in materia di evasione fiscale, e anche se il pubblico ministero ne ha chiesto l’archiviazione, il fascicolo è ancora aperto dopo la richiesta di approfondimenti da parte del gip. Oggi, attraverso la causa, vengono alla luce risvolti finora sconosciuti. “Nel mese di aprile 2011 – racconta l’ex segretaria – in occasione dell’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, raccoglievo tutta la documentazione necessaria all’indagine richiesta dall’ente che consegnavo personalmente ai funzionari”.

In seguito, l’impiegata afferma di essere stata convocata dal presidente prima del suo interrogatorio e in quell’occasione, dice “ho ricevuto preventive e precise indicazioni dal presidente della società sulle risposte da rendere ai funzionari dell’Agenzia”. Dato che tra le contestazioni del fisco c’è la “riscontrata assenza di verbali di assemblea”, Orioli ricorda di essere “stata obbligata dal presidente V. a redigere i suddetti verbali di assemblea che venivano poi consegnati all’Agenzia”. Trovate tutte le dichiarazioni qui.

Una storia complicata, che poco ha a che fare con un ragazzo che corre felice sul prato dell’Olimpico, provando delle emozioni che durante la sua infanzia in Nigeria poteva soltanto immaginare. Ora Sadiq può vivere altre emozioni e segnare altri gol, il suo sogno è entrato nel regno del possibile. Non sa, forse, che per costruire il suo sono stati schiacciati tanti altri sogni, sacrificati sull’altare della divinità più importante di tutti, colorata di verde e attraversata da un’inconfondibile linea di filigrana. Perché se la gioia di un miracolato non merita di essere derisa, il dovere di chi vi assiste, però, è quello di contestualizzarla, cercando di allargare l’obiettivo ed inquadrare tutte le sfaccettature che la caratterizzano.