Arjen Robben, l'Alieno - Zona Cesarini

Arjen Robben, l’Alieno

Proprio in questi giorni si parla del mancato rinnovo del contratto di Arjen Robben con il Bayern Monaco, un rinnovo che sembrava quasi dovuto a chi ha messo nella bacheca del club una Champions League e che quest’anno, nonostante i guai fisici che lo perseguitano da sempre, è stato in grado di segnare 5 gol in 10 partite. Ma così non è stato. Robben ha temporeggiato e deciso di rimandare la decisione a fine stagione. Risponderà alle sirene cinesi? Ancora non è dato saperlo, ma la fine della corsa dell’olandese si avvicina e forse è arrivato il momento di tracciare un bilancio.

I primi avvistamenti

Arjen “Alien” Robben ha ancora tutti i capelli ed è appena arrivato al Chelsea, dove è allenato da José Mourinho, al primo anno alla corte di Abramovich dopo il trionfo in Champions col Porto. Robben è un’ala dalle potenzialità pressoché illimitate. In patria, soprattutto al PSV, il giovane olandese ha già fatto vedere cosa può fare, ma calcare il palcoscenico della Premier è un’altra cosa.

Sono due le partite di fine 2004 che fanno strabuzzare gli occhi agli spettatori davanti alle folate offensive di Robben. Il 6 novembre a Stamford Bridge arriva l’Everton. Alien, dopo il gol in Champions al CSKA, vuole sbloccarsi anche in Premier. Nel primo tempo va molto vicino al bersaglio. La palla gli arriva tra i piedi lontano dall’area e sembra già persa, ma il difensore gli va troppo vicino e lui lo salta con un morbido pallonetto di sinistro. Un rimbalzo per terra, stop di petto e via, solo il colpo di reni di Nigel Martyn e la traversa negano all’olandese la gioia del gol.

Il primo tempo termina a reti inviolate, il Chelsea non riesce a sbloccare il match. Nel secondo tempo, però, si scatena. Scarta di lato per evitare un difensore a una velocità che conosce solo lui, e per punizione si ritrova per terra. Si incarica del calcio piazzato, ma per pochi centimetri non inquadra la porta.

Poi, la svolta. Un lancio di Gudjohnsen riesce ad innescare la velocità di Alien sulla fascia destra. Porta avanti il pallone con il sinistro a grande velocità, e quando si trova davanti il portiere lo supera con una parabola beffarda diretta all’angolino. La corsa sembrava appena iniziata, invece Robben sta già esultando con i tifosi per il primo gol nella massima serie inglese. Imprendibile grazie alla sua velocità, un sinistro magico. È già l’Alieno che conosciamo.

Nella giornata seguente Robben cerca subito di restituire il favore dell’assist a Gudjohnsen, l’islandese però spreca il pallone recapitatogli sui piedi da Alien, che va a un’altra velocità rispetto ai malcapitati difensori del Fulham: lo vedono a malapena, figuriamoci pensare di fermarlo. Una punizione di Lampard da distanza siderale porta avanti i Blues, ripresi però da un gol capolavoro di Bouba Diop. Tutto da rifare, ma prodezza chiama prodezza, e Robben non si fa pregare. Un rinvio della difesa finisce sul suo sinistro.

Con il primo controllo sembra allungarsela troppo, due avversari avanzano per fermarlo, ma con il secondo tocco condito da una bella hesitation Alien li sta già aggirando. Taglia in orizzontale l’area piena di difensori. Sinistro sulla sfera, ancora sinistro, poi destro, poi sinistro rasoterra e palla in buca.

Chelsea in vantaggio, ed è ancora il piccolo Alieno a farla da padrone. Per riaffermare la propria supremazia mette lo zampino anche nelle altre due reti con cui i Blues archiviano la pratica. Arjen vince il premio di “Player of the Month” della Premier. È nata una stella.

Robben con il Chelsea vincerà due Premier e un FA Cup, ma nella sua esperienza inglese inizierà a conoscere l’unico avversario in grado di neutralizzarlo completamente: gli infortuni. I continui stop diventeranno un fastidioso refrain nella sua carriera, una delle poche caratteristiche che lo renderanno meno Alieno agli occhi dei comuni mortali.

Nell’estate del 2007, un’altra svolta importante: il passaggio al Real Madrid. Nei “Galácticos” un giocatore soprannominato l’Alieno non potrà che trovarsi bene, e infatti così sarà. La prima stagione del Real targata Bernd Schuster vede i Blancos conquistare la Liga e Robben protagonista con le sue scorribande sulla fascia sinistra. Segna anche il gol decisivo − di testa, non esattamente la specialità della casa − nel Clásico vinto 4 a 1 contro il Barcellona nel girone di ritorno.

L’evoluzione

L’Alieno che conosciamo oggi parte largo a destra, da dove può tagliare in diagonale verso l’area obbligando l’avversario a tentare di rubargli palla “con il piede sbagliato”, disorientarlo ulteriormente fintando il tiro e infine concludere di sinistro con una botta secca oppure, soluzione che predilige, con una traiettoria a giro verso il palo lontano. Certo, per rendere possibile la “Robben move” bisogna avere delle alternative valide nel repertorio, come andare verso il fondo per crossare in mezzo o cercare il dribbling secco. Però non è così che Arjen ha realizzato i gol più belli.

Il momento decisivo per la trasformazione dell’Alieno coincide con l’arrivo di Juande Ramos sulla panchina dei Galácticos al posto di Schuster. È grazie all’intuizione del tecnico spagnolo che Robben inizia a giocare come ala “a piede invertito”, un ruolo che lo esalterà nella sua esperienza al Bayern Monaco. Nell’estate 2009 Florentino Pérez decide di rinforzare la rosa del Real acquistando Cristiano Ronaldo e Kakà e liberandosi dei principali giocatori legati alla presidenza di Ramón Calderón: per l’Alieno è arrivato il momento di cambiare aria, e ad accoglierlo ci sono i bavaresi allenati dal suo connazionale Van Gaal. Il tecnico può schierare due ali temibili che giocano “con il piede sbagliato”, Ribery a sinistra e Arjen a destra.

L’Alieno inizia a trovarsi a suo agio nella nuova posizione, come dimostra questa azione contro lo Schalke in Coppa di Germania. Velocità e tecnica soprannaturali che si addicono a un giocatore che viene da un altro pianeta.

La stagione 2009/10 è quella della definitiva consacrazione. In Champions rimangono indelebili le prodezze contro la Fiorentina, con la classica “Robben move” da distanza proibitiva, e il gol nei quarti di finale contro lo United, quando colpisce al volo di sinistro appena dentro l’area un pallone che sembrava difficile anche solo da controllare. Nella partita decisiva, la finale contro l’Inter del Triplete, Robben tenta un paio di giocate delle sue, ma quando va più vicino al gol con un sinistro a rientrare sul secondo palo − il suo marchio di fabbrica − trova sulla sua strada un Julio César in formissima.

Quando il triplice fischio dell’arbitro assegna alla vecchia conoscenza di Alien, José Mourinho, la seconda Champions League della carriera, la scheggia olandese non può sapere che la maledizione dei grandi appuntamenti è appena cominciata.

Soffrire per crescere

Il Mondiale 2010 comincia senza Robben, costretto ai box da un infortunio subìto nell’ultima amichevole prima di salire sull’aereo per il Sudafrica. Lo stop forzato non è il primo e non sarà l’ultimo, tuttavia il commissario tecnico van Marwijk sa di non poter fare a meno di lui e lo convoca ugualmente.

Nel corso del torneo Arjen non è al top della forma, ma questo non gli impedisce di essere una spina nel fianco per le difese avversarie. La “Robben move” esordisce contro il Camerun, palo e pallone in porta grazie all’accorrente Huntelaar. Ripete il prodigio negli ottavi contro la Slovacchia, stavolta fa centro con un rasoterra sul primo palo che non lascia scampo al portiere. Arrivati ai quarti, ci pensa il suo ex compagno nel Real Wesley Sneijder a far fuori il Brasile con la complicità di Felipe Melo, anche se l’Alieno riesce comunque a mettere lo zampino nelle reti che regalano la vittoria agli Oranje.

Contro l’Uruguay in semifinale Robben non brilla, ma si guadagna la sufficienza in pagella e il passaggio del turno con un colpo di testa da centravanti puro.

L’Olanda è in finale, purtroppo a Johannesburg contro la Spagna continua l’incubo dei match senza domani. Nel primo tempo i riflessi di Casillas disinnescano una classica “Robben move” con rasoterra sul primo palo, nel secondo l’Alieno torna sulla terra con la stessa velocità incredibile con cui di solito semina chi tenta di fermarlo. Sneijder lancia, lui scatta in avanti ed è già solo, ma impiega troppo tempo a decidere cosa fare, e l’uscita disperata di Casillas gli nega la gioia più attesa. La palla tocca lo scarpino dell’estremo difensore e si spegne sul fondo insieme all’autostima dell’Alieno.

Passano pochi minuti e ha una chance per rifarsi, anche stavolta è troppo veloce perché qualcuno possa ostacolarlo, ma Casillas sceglie bene il tempo dell’intervento. Sa di aver esitato ancora una volta, una frazione di secondo che gli ha impedito di concludere al meglio. Perde il controllo e si fa ammonire dopo aver protestato per un fallo di Puyol, che c’era ma era stata chiaramente ininfluente sull’esito finale. Ai supplementari gli olandesi rimangono in dieci e il gol di Iniesta regala la vittoria agli spagnoli.

La stagione successiva inizia con un riacutizzarsi del problema al tendine risalente all’inizio del Mondiale, e Robben riesce a tornare in campo solo a gennaio. L’annata dei bavaresi non si rivela fruttuosa come la precedente, dove la Champions era sfumata ma erano arrivate le vittorie in Bundesliga e Coppa di Germania.

Nella stagione 2010/11 non ci sono motivi di gioia, e in Champions arriva una cocente eliminazione per mano dell’Inter, dopo una vittoria fuori casa a San Siro che aveva fatto assaporare il sapore della rivincita a Robben e compagni. Arjen fa di tutto per cancellare la sconfitta dell’anno prima, ma per il Bayern arriva l’eliminazione e in aprile anche l’esonero di Van Gaal. Le cose non potrebbero andare peggio, avrà pensato l’Alieno, e invece arriva l’annata successiva, quella dove la maledizione delle finali sembra destinata a finire perché le opportunità di mettersela alle spalle sono tante, e invece ecco l’annus horribilis della sua vita sportiva.

La prima possibilità di riscatto arriva il 12 maggio, in finale di Coppa di Germania contro la grande rivale in patria, il Borussia Dortmund di Jürgen Klopp. Dopo il vantaggio dei gialloneri l’Alieno realizza su rigore il gol del pareggio, soltanto un’illusione. Lewandowski non è arginabile, e il Borussia vince 5 a 2.

Una settimana dopo, è la volta della finale di Champions contro il Chelsea. La partita inizia bene, l’olandese cerca di scrollarsi di dosso i fantasmi puntando subito la porta. Nel primo tempo un grande riflesso di Petr Čech – aiutato anche dall’incrocio dei pali – gli nega il gol dopo uno spettacolare doppio tunnel in area a Bosingwa e al compagno Ribery. Robben si mangia le mani, non solo letteralmente. Nella seconda frazione la difesa dei Blues riesce ad arginarlo, al colpo di testa di Müller risponde quello di Drogba quasi a tempo scaduto, e si va ai supplementari. Nel primo tempo supplementare è un’ingenuità dello stesso ivoriano che fa fallo da rigore su Ribery.

Tocca all’Alieno, non ci sarebbe momento più giusto per sconfiggere la maledizione delle gare che non hanno domani. Robben forse si ricorda del rigore sbagliato contro il Borussia un mese prima, un errore che ha consegnato la Bundesliga ai gialloneri e che è stato reso ancora più amaro dall’esultanza scomposta del giallonero Subotić, che ha urlato in faccia all’Alieno tutta la sua soddisfazione per averlo visto soccombere alla tensione.

Anche stavolta il copione è lo stesso: Robben calcia nello stesso modo, senza angolare a sufficienza la conclusione, e Čech para. Poco dopo esegue la “Robben move” e tutta la sua frustrazione finisce alle stelle. Nel secondo supplementare ci prova ancora, ma sembra che alla macchina da guerra sia stato smontato il mirino. Arriva la lotteria dei rigori, Drogba realizza quello decisivo e i Blues si prendono il trofeo che aspettavano dai tempi di Mourinho.

Dopo una serie di delusioni terribili maturate nei momenti più importanti, l’Alieno subisce anche l’onta di essere fischiato dai suoi tifosi durante l’amichevole tra Olanda e Bayern organizzata per rimediare all’incidente diplomatico causato dal riacutizzarsi del suo infortunio dopo Sudafrica 2010. È tempo di pensare alla Nazionale. Purtroppo Euro 2012 finisce molto in fretta, con l’Olanda stritolata dal “girone della morte” che la vede perdere tre partite in fila contro Danimarca, Germania e Portogallo. I tiri di Robben non centrano mai il bersaglio, si fa notare anche per una protesta plateale dopo la sostituzione – non gradita – contro la Germania. Nell’ultimo match contro il Portogallo non si riscatta, e cala il sipario anche sull’Europeo.

La rivincita

La stagione 2012/13 sembra la continuazione della precedente, anzi, se possibile le cose vanno ancora peggio. Robben perde il posto da titolare in favore di Thomas Müller, e non basta certo la vittoria nella Supercoppa contro il Borussia a placare i suoi demoni interiori. Nell’andata dei quarti di Champions contro la Juventus l’infortunio di Kroos, che chiude la stagione del tedesco, spinge Heynckes a rimettere Müller al centro e rendere il posto da titolare all’Alieno, che già a febbraio aveva dato un segnale forte spedendo un pallone telecomandato sotto l’incrocio dei pali alla sua maniera, sancendo l’eliminazione del Borussia dalla Coppa di Germania in una partita senza ritorno.

È già tempo di semifinali di Champions, Arjen e compagni asfaltano senza problemi il Barcellona di Vilanova. L’Alieno si applica persino nella fase difensiva, e in attacco si esalta. Mette il turbo per andare dritto verso il fondo e segnare il terzo gol dei bavaresi nel poker dell’andata, al ritorno apre le danze con un gol dei suoi e spegne subito il Camp Nou.

Il 25 maggio arriva l’ennesima partita senza domani, la finale contro il Borussia Dortmund, il grande rivale, e l’Alieno decide di rivelare la sua natura ultraterrena nel momento decisivo. Nel primo tempo si trova solo davanti a Weidenfeller, e gli tira addosso. L’incubo sembra ripetersi inesorabile, anche stavolta. Poco dopo, è la faccia dell’estremo difensore a respingere il pallone calciato malamente da Arjen. Nel secondo tempo l’olandese sembra più sciolto; serve un magnifico assist a Mandžukić, che deve soltanto spingere in rete il pallone. Dopo il pareggio di Gundogan, il Bayern attacca ancora. Stavolta è un intervento di Subotić, vecchia conoscenza dell’Alieno, a evitare il gol del sorpasso con una scivolata che anticipa il tap in a porta spalancata.

Manca un minuto al termine del tempo regolamentare, e i supplementari sembrano una conclusione inevitabile. Ribery viene pescato da un lancio in area e cerca di servire l’accorrente Arjen toccandola di tacco, la sfera incontra il piede di un difensore ma non importa, Robben ci arriva. La difesa giallonera non può fare nulla per fermarlo: è il momento della redenzione. Hummels tenta inutilmente il tackle, Subotić si inginocchia davanti all’Alieno che gli passa davanti come un fulmine. Weidenfeller pensa che mirerà al secondo palo, l’olandese invece lo sorprende con un tocco preciso e maligno sul primo. La palla rotola in fondo al sacco, lenta e beffarda, mentre Robben sta già liberando la sua esultanza, anche contro i tifosi che l’hanno criticato dopo la finale dell’anno precedente.

L’incubo è finito, Alien è stato finalmente decisivo quando contava e il Bayern ha vinto la coppa dalle grandi orecchie. La Bundesliga è già in bacheca, e la Coppa di Germania la raggiungerà a breve: trionfo su tutta la linea.

Presente e recente passato

Dal Triplete del 2013 ad oggi l’Alieno ha messo in bacheca una Supercoppa europea, un Mondiale per club, tre Bundes, due Coppe di Germania e una Supercoppa di Germania. La “Robben move” ha continuato a mietere vittime, ma anche gli infortuni non hanno abbandonato la scena. Uno dei momenti più alti è stato sicuramente il Mondiale del 2014: la prima partita è contro la Spagna, Robben ha tanti brutti ricordi da cancellare e lo fa grazie a una prestazione strepitosa che fa esultare il commissario tecnico Van Gaal, tornato ad ammirare il talento di Arjen da vicino.

I due hanno sempre avuto un ottimo rapporto, Robben ha riconosciuto in diverse occasioni quanto sia stato importante per lui sentire, al Bayern e con l’Olanda, l’incrollabile fiducia del tecnico di Amsterdam. Arjen pensa inoltre che il successo del Bayern negli anni abbia preso le mosse dal profondo lavoro di Van Gaal, che è sempre stato convinto del potenziale illimitato di un Robben che parte da destra per “tagliare” in velocità le linee avversarie creando superiorità posizionale e spostando lo sviluppo dell’intera fase offensiva sulle catene laterali, grazie anche alla presenza dell’altro fenomenale esterno in maglia bavarese: Franck Ribery.

Il sogno mondiale si infrange ai rigori contro l’Argentina, senza però macchiare il grande torneo disputato dall’olandese.

Sono passati quasi tre anni dal mondiale brasiliano, ma anche nel 2017 l’ala del Bayern vorrà continuare a volare sul campo, alla costante ricerca del momento in cui dimostrare al mondo – ancora una volta – che lui rimane qualcosa di diverso dal resto: Arjen “Alien” Robben.