Lo strano caso dello Zimbabwe in Coppa d'Africa - Zona Cesarini

Lo strano caso dello Zimbabwe in Coppa d’Africa

L’avventura dello Zimbabwe nella Coppa d’Africa 2017 non è iniziata con i migliori auspici. La sera prima di partire per il Gabon, la squadra si rifiuta di cenare nella capitale Harare con il Vice Presidente in carica, Emmerson Mnangagwa. I giocatori minacciano perfino un boicottaggio, dato che non è stato pagato il premio qualificazione e non si trova un accordo per i compensi per l’imminente torneo in Gabon. Dopo molte discussioni si arriva a un compromesso, la Federazione non spiega nulla della trattativa ma la partecipazione alla Coppa d’Africa non è più in discussione. Da Harare la squadra parte divisa in tre gruppi, perché non si trova un aereo che li possa portare tutti insieme.

Nonostante tensioni e ritardi, nell’ultima amichevole prima del torneo, contro il Camerun, i Guerrieri dello Zimbabwe fanno un’ottima figura. Strappano un pareggio ai Leoni Indomabili, che vinceranno la Coppa d’Africa meno di un mese dopo. Il Camerun è una Nazionale con una grande storia, una storia in cui c’è anche la qualificazione ai Mondiali del ’94 ai danni dello Zimbabwe. All’epoca i Guerrieri avevano nelle loro fila il portiere Bruce Grobbelaar e Peter Ndlovu, protagonisti in Premier League, che tuttavia non riuscirono a sconfiggere i Leoni.

Incredibile soprattutto la storia di Bruce Grobbelaar, noto ai tifosi della Roma per la sua danza “spaghetti legs” che aiutò il Liverpool a vincere ai rigori la Coppa Campioni ’84. Il giovane Bruce, afrikaner nato in Sudafrica, aveva indossato la divisa e combattuto contro i ribelli guidati da Robert Mugabe nel 1975. Poi, quasi vent’anni dopo, si era ritrovato a difendere la porta dei Guerrieri nella partita più importante della loro storia, mentre lo stesso Mugabe, capo della nazione africana, faceva il tifo per lui.

 

Premesse

Dopo un girone di qualificazione che ha regalato buone sensazioni ma ha visto lo Zimbabwe misurarsi con Swaziland, Guinea e Malawi, non dei top team, nel gruppo B della Coppa d’Africa i Guerrieri partono nettamente sfavoriti, molto più di un gradino sotto a Senegal, Tunisia e Algeria.

Lo Zimbabwe ha una guida affidabile. Il commissario tecnico Callisto Pasuwa è uno dei pochi allenatori del torneo che ha la stessa nazionalità dei suoi giocatori, e in patria è una leggenda, con quattro campionati consecutivi vinti alla guida del Dynamos Football Club. Pasuwa non si occupa solo della Nazionale maggiore ma anche dell’under 23, per facilitare lo sviluppo di un progetto. Un bel piano, messo però in dubbio dai mancati pagamenti da parte della Federazione.

Di sicuro l’allenatore deve preoccuparsi di una fase difensiva che non dà garanzie di rendimento. Solo il trentunenne centrale Nhamoinesu gioca in Europa, nello Sparta Praga, gli altri tutti in Africa. Il portiere Mkuruva ha 21 anni e deve fare ancora esperienza, il terzino destro Zvirekwi è il giocatore della rosa con più presenze in Nazionale e ha un nome magnifico, Hardlife, ma se a 29 anni gioca ancora in Zimbabwe un motivo ci sarà. Davanti, la situazione appare decisamente più rosea.

Sulla trequarti il gioco passa sempre da Khama Billiat, un piccoletto di 1,70 pieno di estro. Gioca in Sudafrica con i Mamelodi Sundowns, con cui ha conquistato una Champions africana e partecipato all’ultimo Mondiale per club. Fa quasi sorridere vederlo mentre imita l’esultanza di Cristiano Ronaldo, ma le qualità tecniche sono indiscutibili, la sua velocità e il gioco di gambe negli spazi stretti impressionanti.

 

In attacco i Guerrieri si affidano a un uomo il cui nome è una dichiarazione d’intenti: Knowledge “The smiling assassin” Musona, coetaneo di Billiat, di cui è stato anche compagno di banco a scuola. L’attaccante del KV Oostende ha talento e una gran voglia di dimostrarlo nella manifestazione continentale.

Si scende in campo

La prima partita dei Guerrieri li vede affrontare una squadra sulla carta “ingiocabile”, l’Algeria del Pallone d’Oro africano Mahrez. A causa di un ritardo nelle spedizioni i Guerrieri rischiano di scendere in campo senza divise ufficiali, e quindi giocheranno con delle maglie di fortuna trovate all’ultimo momento.

Lo Zimbabwe non sembra risentire né della mancanza di divise ufficiali né dell’assenza, causa squalifica, di Marvelous Nakamba, giovane e promettente centrocampista del Vitesse. La partita inizia benissimo, grazie alla creatività di Billiat. Il trottolino in maglia gialla trova spazi aperti dove correre, va a destra poi fulmineo a sinistra, tira e il portiere delle Volpi del deserto, M’Bolhi, deve rifugiarsi in angolo. Al nono minuto Billiat centra il palo con un tiro al volo di destro da trenta metri: sarebbe stato il gol del torneo. L’Algeria sbanda, i Guerrieri sembrano prendere fiducia, ma dopo tre minuti iniziano i guai.

Musona si fa male ed è costretto a uscire, un attimo dopo Nhamoinesu non riesce a contenere e Mahrez spedisce un pallone telecomandato sul secondo palo. Un grande gol che potrebbe essere l’inizio di un monologo algerino, ma così non è. Il folletto Mahachi scambia con un compagno, entra in area e segna con un sinistro rasoterra. Nella presentazione dei giocatori dei Guerrieri non abbiamo parlato di lui, ma non è la prima volta che il “gemello” di Billiat realizza un gol bello e importante per i Guerrieri. Lo aveva già fatto nel 2014 nel torneo per Nazionali, disputato solo da giocatori che militano in squadre africane, l’African Nations Championship.

Mahachi, come altri suoi compagni di squadra, sogna di trovare una squadra europea che punti su di lui, e in passato ha disputato un provino per il Monaco. Nel frattempo si gioca tutte le chance di visibilità in Coppa d’Africa, e contro l’Algeria centra l’obiettivo.

Dopo il gol lo Zimbabwe inizia a crederci, Billiat scambia con il centravanti Mushekwi e va alla conclusione, ma M’Bohli salva ancora. Grazie a un’ingenuità dell’algerino Belkhiter che fa fallo sul terzino dei Guerrieri, Bhasera, lo Zimbabwe si conquista un rigore. Mushekwi non sbaglia, Guerrieri in vantaggio. La seconda frazione inizia come la prima: un Billiat scatenato ubriaca la difesa avversaria con dei cambi di direzione fulminanti e sfiora il gol.

Poi, inevitabilmente, iniziano ad emergere i limiti difensivi dei ragazzi in maglia gialla. La traversa trema due volte, e la seconda per colpa del centrale difensivo Muroiwa che spaventa il portiere con una deviazione folle. All’80° quello che sarà l’ultimo guizzo dei Guerrieri: Malajila si mangia un gol dopo un pallone recuperato a un’Algeria apparsa disordinata in fase difensiva, poi il capitano Willard Katsande spara un missile che però non inquadra la porta. Un minuto dopo, si conferma la regola gol-sbagliato, gol-subito. Mahrez si inventa un altro assolo, Mkuruva non trattiene.

Nel recupero il giovane portiere rischia di combinare un pasticcio clamoroso, si fa sfuggire il pallone e lo regala a Slimani, che invece di punirlo preferisce servire un compagno che sbaglia il tiro restituendo la sfera allo stesso Mkuruva. I Guerrieri sono passati dalla prospettiva di una disfatta inevitabile alla speranza di una clamorosa vittoria all’esordio, sfiorata ma negata dalla sorte e dalla fragilità difensiva.

Nel secondo match la sconfitta non è mai in discussione. Dopo neanche un quarto d’ora Mané su assist di Keita e Saivet su punizione, hanno già chiuso i conti in favore del Senegal. Solo nel finale di primo tempo lo Zimbabwe riesce a creare un pericolo, ma Billiat calcia debolmente. La seconda frazione è senza storia, il Senegal sbaglia tutto sottoporta ma non viene mai impensierito dagli avversari e si guadagna la qualificazione. Dopo la partita Pasuwa si lamenta perché il suo leader in campo Billiat sembrava scappare dal pallone. Una critica che pare strana, dato che Billiat aveva avuto l’influenza prima del match e non poteva essere al massimo della forma.

Nell’ultima partita del girone, lo Zimbabwe deve battere la Tunisia per avere speranze di qualificazione. Nelle file dei Guerrieri torna The smiling assassin, e le speranze sono ancora vive. Purtroppo all’ottavo minuto Muroiwa conferma che questo non è il suo torneo, devia un pallone calciato da Sliti, Mkuruva non riesce a intervenire e la Tunisia passa in vantaggio. Dopo una decina di minuti la difesa dello Zimbabwe sta a guardare e Msakni non esita a castigarla di nuovo, raddoppio tunisino.

I Guerrieri sono in balìa degli avversari, e arriva il terzo gol, stavolta firmato Khenissi. Al 41° finalmente si sveglia lo Zimbabwe, con Musona che mette a segno una rete in cui c’è tutto il suo talento.

Poco dopo, Nhamoinesu con un fallo inutile, regala un rigore agli avversari: Khazri non si fa pregare e porta il risultato sul 4-1. Nel secondo tempo c’è spazio anche per una bella azione sull’asse Billiat-Musona che manda in porta il neo entrato Ndoro, che accorcia le distanze. Non basta, lo Zimbabwe è eliminato e ultimo nel girone.

Agli osservatori sarà rimasto il rimpianto di non avere visto una fase difensiva all’altezza di quella offensiva e la curiosità di ammirare Tino Kadewere, da poco passato dall’under 23 alla Nazionale maggiore. L’attaccante gioca in Svezia per il Djurgårdens, ha un gran fisico e ottima tecnica di base insieme ad innegabili doti da giocoliere.

Il peso del presente

 Cosa rimarrà del viaggio dei Guerrieri in Gabon? Forse troppo poco, forse niente.

La Federazione ha difficoltà economiche da parecchio tempo, e spesso i Guerrieri sono stati aiutati da donazioni esterne. Di sicuro non li vedremo ai mondiali dell’anno prossimo in Russia, dato che sono stati squalificati dalla FIFA per un pagamento mancato, 63.000 euro che spettavano all’ex allenatore José Claudinei Georgini.

Dopo l’eliminazione dalla Coppa d’Africa è successo di tutto. Il terzino Onismor Bhasera è stato coinvolto in un incidente stradale (miracolosamente illeso), il trentunenne capitano Katsande ha annunciato il ritiro dalla Nazionale, l’allenatore Pasuwa si è detto pronto a rassegnare le dimissioni poco dopo la partenza dal Gabon. Pasuwa ha fatto notare alla Federazione di aver lavorato in condizioni finanziarie difficili quando gli stipendi non arrivavano, di non aver potuto giocare le amichevoli che voleva a causa della mancanza di fondi della Federazione e di aver avuto problemi anche con gli alloggi in Gabon, inadeguati alle esigenze della squadra.

Pochi giorni dopo si scopre che Pasuwa non ha dato le dimissioni, aspetta che la Federazione lo licenzi per essere pagato in base ai risultati ottenuti e quindi lasciare. La Federazione preferirebbe risparmiare, quindi lo esorta pubblicamente a firmare le dimissioni, in un teatrino che non sembra finire mai e che sicuramente non giova all’immagine della Nazionale e di chi dovrebbe farne gli interessi. Pare che almeno una macchina che gli fu regalata per meriti sportivi rimarrà nelle mani di Pasuwa, ma del resto non c’è certezza.

Certo l’Africa non sembra proprio il luogo ideale per giocare a calcio. In un recente articolo del Morning Sun si parla di un rapporto dell’organizzazione mondiale giocatori FIFPro che indica che migliaia di atleti non vengono pagati per mesi, a volte anni; i contratti non esistono, se fa comodo vengono ignorati o stracciati; i giocatori infortunati sono scartati o considerati troppo costosi e quindi abbandonati. Se non possono permettersi le cure, devono rinunciare allo stipendio. Molti sono lasciati alla mercé di attacchi violenti da parte dei tifosi. Conseguenza inevitabile: giocatori vulnerabili che vogliono guadagnare qualcosa e sono preda di chi vuole truccare le partite.

L’Associated Press ha parlato con fonti che hanno voluto mantenere l’anonimato a proposito del report della FIFPro, nel quale lo Zimbabwe era citato estesamente. Un giocatore, un professionista di una squadra importante, ha dichiarato di guadagnare 400 euro al mese, ma che il suo club gli deve tre mesi di stipendio dalla stagione precedente. Può permettersi solo una camera singola in un quartiere povero, prende i mezzi pubblici per andare all’allenamento e manda più soldi che può alla famiglia. In un’altra squadra professionistica di alto livello in Zimbabwe, i giocatori vivevano in un edificio fatiscente senza bagni o acqua corrente. Comprensibile che poi si possa cedere alla proposta di “aggiustare” qualche match, se a casa non hai l’acqua per lavarti.

Un giocatore dello Zimbabwe che ha giocato in Nazionale ha ammesso di aver accettato dei soldi da un’altra squadra per perdere una partita, e ha aggiunto che questa pratica è diffusa e un non-segreto nel campionato: “Non riuscivamo a guardarci negli occhi dopo il match”. Molti giocatori intervistati in Zimbabwe − circa il 20% per cento − hanno dichiarato di essere stati avvicinati da qualcuno che gli proponeva di truccare una partita.

Zimbabwe, oggi

Al momento la situazione delle coltivazioni in Zimbabwe è disperata, con grandi piogge che stanno facendo marcire i raccolti dopo una lunga siccità, mentre il Presidente Mugabe è sempre in viaggio. Definire la situazione politica dello Zimbabwe come intricata è un eufemismo, con il vecchio e corrotto Mugabe che deve guardarsi da nemici politici sia dentro che fuori il suo partito.

È passato molto tempo dal 1980, quando Mugabe prese il potere. L’ex rivoluzionario marxista-leninista negli anni ha trasformato una nazione con buone infrastrutture, istituzioni solide, un’economia fiorente basata su agricoltura, turismo e minerali, ottime scuole e sanità, in un disastro preoccupante, anche se non si può dimenticare che prima della rivoluzione antirazzista era un’esigua minoranza bianca a comandare.

Con il tempo la corruzione dilagante sotto la dittatura di Mugabe lo ha reso decisamente impopolare, nel 2000 infatti è stato bocciato il referendum costituzionale che doveva dargli pieni poteri. Il Presidente-dittatore ha sempre provato a dare tutte le colpe ai bianchi rimasti, ma la gente ha smesso di crederci in fretta. L’iper-inflazione causata dal governo ha distrutto l’economia del paese africano, tuttavia Mugabe non ha mai riconosciuto il suo fallimento e non si è fermato davanti a niente pur di continuare a governare.

Bisogna ricordare che non stiamo parlando di una terra priva di fascino: l’ex colonia inglese è un paradiso terrestre dove è sempre primavera. Non c’è deserto, ma fiumi e colline verdeggianti. Un luogo pieno di animali esotici, destinati però a soffrire come gli esseri umani che lo abitano. In Zimbabwe anche gli elefanti se la passano male, nel 2016 molti sono morti a causa della siccità e della mancanza di fondi del governo, fintamente preoccupato dal “sovraffollamento” dei maestosi abitanti della savana, una scusa per poterli vendere ai parchi-avventura cinesi e guadagnarci qualcosa.

 

Insomma, se in Zimbabwe non cambierà nulla o se si scatenerà un’aspra lotta per la successione di Mugabe, non saranno a rischio solo la sopravvivenza degli esseri umani e le sorti di un movimento calcistico, ma anche quelle di un patrimonio naturalistico di inestimabile valore.