Sono Joey Barton e mi faccio di gente - Zona Cesarini

Sono Joey Barton e mi faccio di gente

Joey Barton nasce nel 1982 a Huyton, grigio sobborgo operaio di Liverpool; primo di quattro fratelli, comincia a dare i primi segni di squilibrio quando – a seguito del divorzio dei genitori – finisce a vivere con la nonna paterna. Nello stesso periodo viene escluso dalle giovanili del club dei suoi sogni, l’Everton, a causa di un talento di base non propriamente cristallino. Ma è proprio grazie alla nonna se Barton riesce a non cadere nel tunnel delle droghe pesanti durante il periodo di depressione che lo coglie nel passaggio dall’Everton alle giovanili del Manchester City. A 17 anni, nonostante fosse considerato un notevole talento per il rugby, Joey caparbiamente decide di dedicare la vita al calcio e di continuare a giocare per il City. È poco più che maggiorente quando comincia a bere per sostenere meglio la pressione che gli deriva dal giocare per i Citizens e soprattutto per dimenticare le gesta del fratello Michael, condannato nel 2005 a 17 anni di carcere per l’omicidio a sfondo razziale – con uno scalpello da ghiaccio – dello studente Anthony Walker.

Ma oltre alle problematiche extra-calcistiche esiste pure il calciatore Barton, ed è tutt’altro che un giocatore trascurabile: nato come difensore centrale dedito al contrasto e al lancio in profondità, nel corso degli anni si è riciclato come centrocampista centrale dalla tecnica decente, dal dinamismo continuo e dall’inserimento facile, tanto da meritare perfino la chiamata in Nazionale. Idolo dei suoi tifosi e odiato dal resto del mondo, ho raccolto le gesta che hanno reso Joey Barton un personaggio impossibile da dimenticare e sinistramente simile all’instabile Begbie dei due Trainspotting a firma Danny Boyle, quello che “si faceva di gente: lo mandava fuori di testa, gli scatenava i sensi”.

10. Le liti su Twitter e con Alan Shearer

Cominciamo in maniera soft. Se avete Twitter, non potete non seguire le gesta di Joey: le 140 battute solitamente gli bastano e avanzano per farsi sentire. Particolarmente divertente è stato il litigio col grande (e a sua volta pungente) Gary Lineker, che Barton ha definito senza mezzi termini un “odioso, piccolo rospo”.

Ancor più paradossale la lite col DT del Newcastle e leggenda locale Alan Shearer: dopo 3 mesi fuori rosa per motivi disciplinari, Barton era infatti rientrato talmente carico da essere espulso dopo una manciata di minuti per un fallaccio ai danni di Xabi Alonso del Liverpool, inguaiando una squadra già in paranoia da retrocessione. Shearer a quel punto ha ammesso a mezzo di stampa di aver commesso un “errore nel riammetterlo di nuovo in squadra”, aggiungendo pure che il fallo di Barton era stato un “fallo da vigliacco”.

Naturalmente Joey non poteva esimersi da un romantico tête-à-tête con una delle poche persone che nei mesi precedenti aveva preso le sue difese, andandoci giù senza freni: “Sono il miglior giocatore del club, e Shearer è un manager di merda, che attua tattiche di merda. E il suo assistente – l’ignaro Ian Dowie – è un cazzone. Questa dichiarazione, insieme all’insorgere di compagni e tifosi, gli è costata l’esilio da Newcastle. E pensare che per i tifosi dei Magpies era sempre stato un idolo.Infine è leggendario anche il suo commento live – da 20.000 like e 12.000 retweet – in occasione della finale di Champions persa dalla Juventus contro il Real Madrid a Cardiff. Questa volta, nel mirino del Joey nazionale finisce l’ex Manchester United Phil Neville. E ancora una volta, il testo non è propriamente da Enciclopedia Treccani.

9. Il cazzotto a Morten Pedersen

Morten Gamst Pedersen gioca nel Tromso ma è un idolo incontrastato dei tifosi del Blackburn, col quale ha giocato per oltre un decennio, segnando poco ma deliziando i tifosi con numeri raffinati che gli sono valsi il soprannome di Van Gamsten (scimmiottando il Cigno di Utrecht). Ma Pedersen è soprattutto ricordato come uno dei giocatori di Premier più corretti degli ultimi anni. Anzi, spesso si è parlato della scarsa cattiveria come uno dei suoi limiti più gravi.

L’episodio in questione descrive perfettamente il personaggio-Barton: non è capace di gestire i momenti di pressione; scatta alla prima inezia e senza alcun preavviso o motivo apparente. Probabile che si sia sempre sentito poco considerato o addirittura bistrattato, altrimenti non si spiega perché abbia sempre voluto dimostrare che lui è quello che comanda. Anche se questo significa menare con un jab un ignaro norvegese che l’ha urtato in maniera del tutto fortuita.

8. La rissa con Ousmane Dabo

Alzi la mano chi non ricorda di Ousmane Dabo, meteora interista dalla discreta carriera italiana tra Lazio ed Atalanta. Ma Dabo è stato anche compagno di Joey per una stagione e mezzo, durante la quale oltre che cornuto (solo 13 presenze) si è ritrovato letteralmente mazziato: pare che Barton non abbia particolarmente apprezzato un tunnel ai suoi danni da parte del francese in allenamento, e il risultato che ne è scaturito è stato un trasporto d’urgenza al pronto soccorso per medicare l’occhio ferito e vari ematomi al volto.

7. La rissa al McDonald’s

È da poco passato il Natale del 2008 quando Joey, dopo aver bevuto 8 pinte di lager in circa due ore in compagnia della cugina Nadine, del fratello Andrew e di qualche amico, decide alle prime ore dell’alba di aggredire un 16enne – tifoso dell’Everton – che lo stava sbeffeggiando. L’intera scena si consuma davanti ad una troupe televisiva. Condannato a 6 mesi di carcere per l’aggressione e a pagare le 2.500 sterline necessarie al giovane per farsi sistemare la bocca, Barton nella stessa notte si è reso protagonista di un aneddoto surreale: ha regalato i suoi gioielli (per un totale di 4.000 sterline) ad uno sconosciuto pochi minuti dopo lo scoppio della rissa.

Joey all’uscita di prigione e durante i lavori socialmente utili.

6. Il coro sbagliato e il sigaro di troppo

Siamo alla festa di Natale del City, nel 2004. Quella sera, come da rituale, i giocatori cominciano a turno a cantare al karaoke. Il 18enne Jamie Tandy, però, va leggermente oltre il limite imposto dal suo ruolo di giocatore delle riserve e comincia ad intonare alcuni cori irripetibili contro gli Scousers, gli abitanti del Merseyside, luogo di origine di Joey. Alcuni compagni riescono ad intervenire tempestivamente scongiurando il peggio. Peggio che in realtà si materializza qualche minuto più tardi, mentre i giocatori stanno lasciando il locale, quando Tandy, su di giri, dà fuoco con un accendino alla giacca di un compagno. È allora che Barton strappa un sigaro dalla bocca di un compagno e lo spegne – accidentalmente, secondo la sua versione – nell’occhio del diciottenne. L’allucinante serata, naturalmente, non può che chiudersi con una rissa tra i due. Ad avere la meglio, manco a dirlo, è lo scouser.

La faccia di Tandy a fine serata.

5. Il taxi devastato e la deriva omofoba?

Se non fa particolarmente notizia l’ennesima rissa con un tassista che rifiutava di fermarsi ad un McDrive o l’ennesimo fallo cattivo che sfocia in rissa durante un’amichevole estiva col Liverpool, diverso è il discorso delle modalità. In questo spiacevole episodio Joey, invece di spintonare gli avversari o negare di aver commesso il fatto davanti all’arbitro, come suo solito, decide di prendersela con Fernando Torres. Le versioni su cosa abbia detto Joey prima di afferrarsi i genitali dichiarando “Lick my balls!” in diretta ESPN, infatti, sono discordanti. Secondo Torres si tratta di insulti di stampo omofobo – pare che Barton abbia detto più di una volta “Fuck you, spanish fag” – secondo il centrocampista, invece, normali insulti in tipico slang del Merseyside, ma di tutt’altra natura.

Se la Federazione in mancanza di prove ha deciso di passare sopra all’accaduto, Barton ha preferito non farlo: per fugare ogni tipo di dubbio, da quel momento ha deciso di scendere in campo con i lacci delle scarpe di color arcobaleno, aderendo così alla campagna contro l’omofobia intitolata Rainbow Laces.

4. La rissa col Doncaster, col City e le due con l’Arsenal

Le amichevoli pre-campionato sono notoriamente un’ottima occasione per integrarsi coi nuovi compagni ed entrare in forma senza eccessivi rischi per il proprio fisico. Almeno in teoria: trattandosi di Joey Barton, ogni occasione è buona per portare in fondo un tackle. Rissa con una squadra semi-amatoriale di quarta serie: ✓.Metti che ti presenti nello stadio in cui sei cresciuto, da capitano di una squadra che sta tenendo botta contro dei campioni e in una partita accesa ma corretta: cosa potrebbe andare storto? Chiedetelo a Joey che, dal nulla, a metà del secondo tempo attenta alla vita di Tévez prima di sferrare un calcio al Kun Agüero. Far perdere l’aplomb al sempre politically correct Massimo Marianella: ✓.

Perché non togliersi pure la soddisfazione di insultare pesantemente Gervinho, che qualche anno dopo avrebbe risposto sul campo alla follia di Barton, accusandolo di aver simulato come uno “stupido rincoglionito”. Ma soprattutto, perché non litigare pure col compagno di squadra Diaby dopo un fallo obiettivamente indifendibile, scatenando una rissa furibonda? Superare la sottile linea fra agonismo e criminalità sportiva e farsi odiare anche dai londinesi: ✓.

3. Ibra il nasone

Siamo nel 2013: Joey ha appena compiuto 30 anni quando decide di varcare la Manica in cerca di fortuna. D’altronde non sono molti i club in grado di sopportare a lungo le sue uscite estemporanee. In una delle 25 partite giocate per l’OM, ha pensato di prendersi gioco platealmente nientemeno che di Zlatan Ibrahimovic, a cui ha dato senza mezzi termini e con una mimica da consumato provocatore del “nasone”. Curiosa la reazione di Ibra, a metà fra il divertito e il basito, che ha preferito non scendere al livello del bulletto di Liverpool.

2. Una strana tournée in Thailandia

Quando sei un calciatore professionista è buona cosa evitare di aggredire il figlio 15enne di un tifoso ubriaco che non sa tenere a freno la lingua. E ancora: è meglio evitare di mordere le dita del tuo malcapitato compagno di squadra, il veterano Dunne, che suggeriva semplicemente di fare le scuse al ragazzino e a suo padre. E invece, a quanto pare la rissa è parte integrante e indissolubile della struttura del DNA di Joey, che dopo quest’assurdo episodio si è visto rispedire a casa anzitempo dalla tournée estiva del QPR, alleggerito di 120.000 sterline e con l’obbligo di sottoporsi ad un ciclo di cure mediche per prevenire gli scatti d’ira.

1. Le natiche ai tifosi dell’Everton

Ok, questa fa così ridere che non c’è molto da aggiungere. Perché non sbeffeggiare ulteriormente i tifosi della tua squadra del cuore – già imbestialiti per aver subito un pareggio negli ultimi minuti di partita – esponendo verso di loro le tue natiche? Devono aver riso poco invece i vertici della FA, che lo ha prontamente multato e che ha aperto il copioso file che riguarda le sue cazzate proprio allora. E l’episodio, come prevedibile, si è ripetuto: come racconta Barton nella sua bio, lo ha fatto altre volte ma senza che una telecamera lo abbia immortalato (solo una volta è successo: contro il Blackburn, nella stessa stagione).

Bonus: La diatriba con Bradley Johnson

Siamo all’inizio del 2012. In un Norwich Ciry-QPR, Bradley Johnson si accascia a terra dopo un diverbio verbale con Joey Barton, che viene prontamente espulso per aver tirato una testata al malcapitato Johnson. Copione già visto? In realtà, no. Perché per una volta Barton non ha fatto niente, pagando di fatto la sua consolidata fama da bad boy. Non ancora soddisfatto, il giorno dopo – durante la diretta per la finale della Coppa del Mondo di freccette – Johnson ha ulteriormente sbeffeggiato il nostro esponendo un cartello che non farete fatica a tradurre:

Altre amenità fuori classifica

-La passeggiata-massaggio con i tacchetti sul pube di Danny Guthri che: “perde tempo ma non ha nulla”.

 

-La clamorosa e ridicola simulazione nel 2017 (Barton ha 35 anni) contro i dilettanti del Lincoln:

-I nomi dei due figli: Cassius (in onore del “vero, fottuto nome di Muhammad Alì”) e soprattutto Pietà, curioso nome della figlia, scelto esclusivamente perché “suona bene”.

-Il surreale sbotto su Twitter contro chi lo chiama o lo ha sempre chiamato Joey, invece che Joe. Ovviamente il suo account si chiama joey7barton: “For sheer audacity of calling me Joey, I have to give them 10/10.”

-La clamorosa squalifica di 18 mesi per aver piazzato negli anni più di una scommessa. Cosa naturalmente proibita a un calciatore professionista. Joey ha commentato così il fatto:

“Dal 2004 ho effettuato oltre 15.000 scommesse su numerosi sport, soltanto 1.200 sul calcio, da pochi pound fino a 150 sterline. Tra il 2004 e il 2011 ho piazzato scommesse su sconfitte della mia stessa squadra. In quelle occasioni, però, non ho preso parte ai match, né da titolare né in panchina. Non potevo in alcun modo influenzare il risultato finale”.

-Criticare la dirigenza del City per aver preferito a Nicholas Anelka il “modesto” Georgios Samaras, aggiungendo che “se fossi un tifoso, non comprerei mai un abbonamento”.

Difficilmente, per fortuna o peccato, ci sarà un nuovo Joey Barton sui campi della Premier. E se anche ne arrivasse un altro, il sospetto è che sarebbe soltanto un opaco remake dell’originale.