Djibril Cissé non muore mai - Zona Cesarini

Djibril Cissé non muore mai

Istanbul, finale di Champions League, 2005. Il ragazzone con i capelli ossigenati su cui spiccano due draghi stilizzati si avvia verso il dischetto. Nessuno pensava che sarebbe arrivato fino a lì, dopo il terribile infortunio che gli ha spezzato la gamba sette mesi prima. Urlava e piangeva insieme, Djibril, mentre i medici pensavano a come salvargli l’arto piegato in modo innaturale, difficile da guardare nei mille replay sparati impietosamente in televisione. È così calmo mentre sistema la palla sul dischetto che viene da pensare che non ci creda nemmeno lui, di ritrovarsi in scena in un momento così importante. La rincorsa è lunghissima e sicura, la palla schizza in rete.

Quando Gerrard solleva il trofeo, Djibril è dietro di lui: canta e balla senza scarpe, felice come un bambino. A torso nudo sul tetto del pullman guiderà i compagni nei festeggiamenti a Liverpool, le grandi ali nere tatuate sulla schiena sempre in vista, pronto a volare per la felicità. Djibril è tornato.

Djibril Cissé non ha mai avuto paura dei riflettori, anzi, li ha sempre cercati. Anche oggi che si è definitivamente ritirato dal calcio giocato, la sua vita above average continua indisturbata, con il suo brand di abbigliamento – un po’ street e un po’ vintage – che esiste da anni e la carriera da Dj in pieno svolgimento. Le sue acconciature stravaganti e il corpo scolpito coperto di tatuaggi attirano l’attenzione del pubblico, ma la storia di Cissé è quella di un grande attaccante con una potenza fisica impressionante, che nonostante gli infortuni si è espresso per anni ad altissimi livelli.

Auxerre, primo amore

Djibril nasce ad Arles, in Provenza, settimo figlio di due ivoriani emigrati in Francia negli anni ’70. Il padre giocava nella nazionale del suo paese d’origine, il piccolo verrà cresciuto dalla madre dopo il divorzio dei genitori. Inizia a giocare nell’AJ Auxerre, con cui esordisce in Ligue 1 a soli 17 anni, nel 1999, un ragazzino con le treccine e con le mèches che già denunciano la sua passione per i look particolari. Quando nel 2000 segna il primo gol in campionato, una botta di destro sotto l’incrocio, è già passato al capello corto e ossigenato.

Al di là del look, quello che impressiona davvero è la sua esultanza, con delle capriole più da circense che da calciatore. Cissé non deve attendere molto per la stagione della consacrazione, che sarà quella 2001/02, dove arriva carico dopo un’estate da protagonista ai mondiali Under 20. Diventerà il miglior marcatore della Ligue 1 insieme a Pauleta. Trascina l’Auxerre fino al terzo posto e si conquista un biglietto per la Corea del Sud, dove parteciperà da attore non protagonista alla deludente spedizione francese ai Mondiali. Le caratteristiche di Djibril negli anni all’Auxerre sono quelle che faranno la sua fortuna per tutta la carriera: potenza e forza fisica inarrestabili, gran destro, ottimo colpo di testa, corsa inesauribile ed elegante. Le stagioni in Borgogna sono indimenticabili, la facilità con cui segna gol bellissimi sorprendente.

Nel 2003 arriva la vittoria in Coppa di Francia, conquistata dopo una finale al cardiopalma contro il PSG di Ronaldinho, vinta anche grazie a un gol di Djibril. Proprio in quel periodo Totti lo indica come un giocatore che potrebbe regalare alla Roma il salto di qualità necessario per vincere un altro scudetto. L’anno seguente vince ancora la classifica marcatori, ma in estate decide di cercare maggior gloria in Inghilterra, al Liverpool.

La sfida più difficile

Il cambio di maglia è fortemente voluto dall’allenatore dei Reds, Gerard Houllier, che però non lo vedrà mai arrivare nel Merseyside, dato che verrà sostituito proprio quell’estate da Rafa Benitez. Cissé salta Euro 2004 per una squalifica rimediata con l’Under 21, e può così concentrarsi subito sulla nuova realtà. L’esordio ad agosto, contro il Tottenham, non potrebbe essere dei migliori. Si fa riconoscere subito, non per la barba e i capelli ossigenati, ma perché si fa trovare nel posto giusto al momento giusto e sugli sviluppi di un corner realizza il primo gol in Premier. A ottobre, però, la sorte decide di fargli un terribile scherzo.

Contro il Blackburn, dopo un contrasto rimane per terra, urlando, la gamba spezzata. Si rompe tibia e perone, e per fortuna i sanitari intervengono immediatamente per sistemare la posizione delle ossa. Come spiegherà lo stesso Djibril in seguito, se non l’avessero fatto avrebbe potuto perdere l’uso dell’arto. Tutti credevano che non sarebbe riuscito a tornare in campo in quella stagione, ma dopo l’inserzione di alcuni chiodi nella gamba per rimediare alla frattura, recupera in tempo record, e torna in campo nel ritorno dei quarti di finale di Champions League contro la Juventus.

Nell’ultima partita di Premier contro l’Aston Villa torna a giocare titolare e mette a segno una doppietta. Si procura subito un rigore lanciandosi all’inseguimento di un pallone che sembrava fuori portata, dimostrando di essersi ripreso dall’infortunio anche a livello psicologico. Segna dal dischetto il primo gol, e non riesce a nascondere l’emozione. Sette minuti dopo, segna ancora. L’infortunio è spazzato via.

Quando entra in campo a Istanbul, nella finale di Champions League contro il Milan, Gerrard e compagni hanno già fatto il miracolo, rimontando i tre gol di svantaggio del primo tempo. All’intervallo Cissé ha assistito insieme ai compagni al discorso di Gerrard, che chiede a Benitez di uscire dallo spogliatoio per motivarli e caricarli. Il capitano dei Reds sarà il primo a segnare, dando un segnale forte alla squadra, ormai convinta della possibilità di rimontare.

Nella lotteria dei rigori Djibril non sbaglia e si unisce alla festa. In estate i festeggiamenti continuano, e per di più si sposa in grande stile. Indossa un abito rosso fuoco e prende in moglie la parrucchiera Jude Littler, perfetto match per uno che cambia taglio e colore quasi ogni giorno. I due diventano Lord and Lady del maniero comprato per l’occasione dal giocatore dei Reds, che farà notizia per aver vietato la caccia sul suo terreno e che finirà di nuovo sui tabloid per una vicenda molto meno edificante, l’aggressione alla moglie incinta, per fortuna senza gravi conseguenze.

La stagione 2005/06 inizia benissimo, l’attaccante francese segna una doppietta contro il Cska Mosca aiutando così il Liverpool ad aggiudicarsi la Supercoppa europea. Entrato in campo da pochi minuti, un tocco di mano non visto dall’arbitro gli permette di saltare il portiere avversario con un pallonetto e segnare a porta vuota il gol del pareggio. Nei supplementari sbaglia una conclusione facendosela respingere ma è ancora fortunato, e sul rimpallo si ritrova la sfera tra i piedi. Doppietta. Luís García chiuderà poi i conti su assist sempre di Cissé, davvero scatenato.

A ottobre, però, la situazione sembra precipitare, Djibril si lamenta del poco spazio concessogli e del fatto che viene costretto a giocare sull’ala dove può sfruttare la sua velocità, ma, da centravanti puro qual è, non sa difendere né crossare. Nonostante le incomprensioni con Benitez, finisce la stagione con 19 gol all’attivo, uno dei quali con una conclusione al volo su assist di Gerrard nella finale di FA Cup vinta contro il West Ham.

Il 7 giugno 2006 l’idea di cambiare aria si trasforma in realtà, viene annunciato come imminente il passaggio di Cissé dal Liverpool all’Olympique Marsiglia e la Francia gioca l’ultima amichevole prima del mondiale 2006 contro la Cina. In quel momento è certa la presenza di Djibril nel torneo che si svolgerà di lì a poco in Germania. Il ct Domenech lo conosce bene dai mondiali Under 20 del 2001, l’attaccante sa di avere la sua fiducia ed è il miglior marcatore francese nelle qualificazioni.

Pochi minuti dopo l’inizio della partita contro la Cina, l’incubo ritorna. Questa volta è la gamba destra a spezzarsi. Cissé urla dal dolore, ancora una volta. E ancora una volta gli verranno inseriti dei chiodi nella gamba per rimediare alla rottura di tibia e perone.

Contro le critiche

Due infortuni del genere nell’arco di poco tempo sono devastanti, ma Djibril non ha nessuna intenzione di arrendersi, in ottobre è già in campo ad allenarsi con la nuova maglia dell’Olympique, che dopo lo stand-by della trattativa con il Liverpool dovuto all’infortunio aveva deciso di prenderlo in prestito. Cissé vuole convincere se stesso di essere tornato davvero e l’Olympique ad avere fiducia in lui, ma l’inizio è difficile e le critiche, per nulla comprensive con chi sta tornando da uno stop che può mettere a rischio una carriera, non mancano.

Con il passare dei mesi l’attaccante torna a far sentire la sua presenza, e aiuta il Marsiglia a raggiungere il secondo posto in campionato. Nella finale di Coppa di Francia persa contro il Sochaux segna una doppietta di testa e non sbaglia il penalty nella lotteria finale. I progressi sono sotto gli occhi di tutti, in estate le offerte dei club della Premier per riportare in Inghilterra il francese non mancano, il Marsiglia però decide di acquistarlo a titolo definitivo.

Nella stagione 2007/08 Djibril e il suo compagno d’attacco Mamadou Niang sono l’incubo dei difensori della Ligue 1: il centravanti segna 22 reti in 50 incontri, andando in gol in cinque competizioni diverse. Dopo ogni gol si batte la mano sul petto e grida la sua gioia come se dovesse scacciare i fantasmi del passato, spaventandoli a morte.

Le critiche e le panchine comunque non mancano, l’idillio con l’ambiente non è mai sbocciato e Cissé si sente pronto per tornare in Premier, a dimostrare che quello è il suo campionato, che l’ambizione non gli manca. Detto, fatto. Nell’agosto 2008 il tanto agognato ritorno in Premier, al Sunderland. Come con il Liverpool, è subito gol al debutto, senza neanche aver avuto il tempo di allenarsi con i compagni.

Il suo rapporto con l’allenatore Roy Keane è fatto di confronti anche accesi ma stimolanti. All’intervallo di una partita contro il Blackburn Keane gli dice che non è in grado di segnare gol pesanti, Djibril accetta volentieri la sfida, mette il pallone in rete con un morbido tocco di destro e poi va a stringere la mano all’allenatore, sorridendo.

Keano non resiste molto sulla panchina del Sunderland, eppure Cissé riesce a far registrare dieci gol in Premier, che tuttavia non bastano per la conferma. Nell’estate 2009 la svolta inaspettata e il trasferimento in Grecia, al Panathinaikos. Il livello non è elevato, Djibril è capocannoniere del campionato, che il Pana vince insieme alla Coppa di Grecia.

La resa non è un’opzione

In estate, il Mondiale si rivela un boomerang. L’opportunità è ghiotta, Cissé sente la fiducia di Domenech e vuole cancellare il ricordo del terribile infortunio che gli ha impedito di essere protagonista quattro anni prima.

Purtroppo niente va come sperato, la squadra si ribella all’allenatore ed è eliminata senza appello. Djibril parte come riserva e può mettersi in mostra solo nell’ultima partita contro i padroni di casa del Sudafrica. Gioca bene ma viene sostituito ad inizio ripresa. L’occasione per lasciare finalmente un segno importante in maglia Bleus sfuma miseramente, gli ultimi gol in Nazionale rimarranno per sempre quelli del 2005 e Cissé dirà in seguito di non essere fiero di aver partecipato allo “sciopero” dei Bleus contro Domenech, con il quale ancora oggi ha un ottimo rapporto.

La stagione seguente si ripete come capocannoniere, ma non arrivano vittorie di squadra e il ritorno sul grande palcoscenico della Champions è malinconico. La squadra greca arriva ultima nel girone e Djibril non va a segno, se non nella propria porta con uno sfortunato autogol contro il Copenhagen. Le difficoltà sono comunque bilanciate dall’amore della piazza, che lo sostiene con calore. In estate Cissé valuta i pro e i contro, forse ripensa ai tifosi dell’Olympiakos che lo hanno aggredito dopo una partita o ad alcuni arbitraggi che non gli sono andati giù, e nell’estate 2011 decide di andare alla Lazio.

A Roma si aspettano grandi cose, dopo averlo visto demolire i romanisti in Europa League nel febbraio 2010. “In Grecia ho segnato tanto ma mi è sempre stato detto che il campionato non era competitivo. Ora voglio mettermi alla prova in Italia”. L’inizio sembra dei migliori, come d’abitudine è gol all’esordio: segna subito in Europa League e anche alla prima in Serie A, contro il Milan a San Siro. Alla Lazio segnerà solo un altro gol, in Coppa Italia, dato che Reja decide di utilizzarlo come esterno offensivo per lasciare spazio a Klose al centro dell’attacco. A Roma Djibril è sulla bocca di tutti solo per questioni extra-campo, come la sua passione per le macchine (una con idromassaggio incorporato).

A gennaio torna in Inghilterra al Queens Park Rangers. Naturalmente va in gol alla prima, dopo soli dodici minuti. Nonostante un paio di espulsioni rimediate dall’attaccante nelle giornate seguenti, il QPR si aggrappa a lui che ricambia con sei gol e dà un contributo importante alla salvezza della squadra.

Ormai i tempi in cui il francese era un pezzo pregiato del mercato sono lontani, conclusa l’esperienza con il QPR va in Qatar all’Al Gharafa, poi al Kuban Krasnodar in Russia. Dopo la Russia decide di tornare in patria, al Bastia, dove lascia alla posterità l’ultimo graffio di un leone che sembra ormai stanco di ruggire.

Dopo essersi svincolato dal Bastia, gioca uno spezzone di partita con il JS Saint-Pierroise, squadra dell’isola Riunione a est del Madagascar, prima di annunciare il suo ritiro a 34 anni per un problema all’anca. L’annuncio arriva in maniera particolare, quando in televisione il suo vecchio allenatore all’Auxerre, Guy Roux, gli augura di ritornare presto in campo. Cissé non riesce a trattenere le lacrime e dà l’addio in diretta.

Sfumata l’ipotesi di un clamoroso ritorno nelle fila dell’Auxerre, Djibril ha dichiarato ufficialmente che l’avventura sui campi da gioco è finita. Oggi si dedica a tempo pieno a un’altra sua passione: fare il Dj. Ha iniziato a quattordici anni con gli amici e non ha nessuna intenzione di smettere.

Per lui i riflettori fuori dal campo non si sono mai spenti, più che prevedibile per chi è apparso nel tamarrissimo Pimp my Ride e nel film Taxxi 4 ai tempi di Marsiglia. Oggi Cissé non è più un giocatore di culto per il look, le capriole e il carattere esuberante, ma resta l’anima della festa, felice e scatenato come sul pullman del Liverpool, tanti anni fa.