10 temi della finale di Champions League - Zona Cesarini

10 temi della finale di Champions League

Finita la finale di Champions, la redazione di Zona Cesarini è stata a discutere tutta la notte sulla partita, come se da i novanta minuti di Cardiff dipendesse il futuro del clima mondiale. Ne è venuto fuori ciò che trovate di seguito.

Dopo ore di battibecchi, la redazione si è stretta la mano tipo così.

Senza la pretesa di garantire la Verità su una partita di calcio, e con la garanzia di creare più confusione di quanto le emozioni abbiano già fatto.

1. Allegri ha optato per il 4-2-3-1/3-4-3 ibrido che aveva battuto il Monaco, Zidane ha lasciato in panchina il rientrante Bale per Isco. Vi sono piaciute le mosse dei due allenatori?

Federico Castiglioni

A posteriori sarebbe facile criticare e cercare il pelo nell’uovo nello schieramento di Allegri. Semplicemente, ha riproposto il solito schema collaudato che aveva sempre funzionato e che almeno nel primo tempo si è dimostrato ancora valido e congeniale alla squadra. Isco? Ha fatto una partita pazzesca, specie nella ripresa, e viene da dire che è solo l’ennesima. A Madrid si diceva che l’infortunio di Bale fosse stato il miglior regalo per Zidane in ottica Liga, forse lo è stato anche per la Champions.

Giovanni Piccolino Boniforti

Bale, che giocasse in casa o meno, era semplicemente fuori condizione: Zidane ha fatto bene a lasciarlo in panchina. Allegri durante l’anno ha saputo cambiare con costrutto e se c’è una caratteristica di questa (grande) Juve è quella di sapersi adattare a piacimento ad ogni situazione. Non ne farei dunque una questione meramente tattica quanto piuttosto caratteriale: in modo inaspettato la Juve si è trovata di fronte una squadra per certi versi sgangherata e con un’entropia pazzesca – un meltin’-pot d’isteria e primedonne mediaticamente sovraesposte -, ma mentalmente superiore o forse solo più abituata a certe situazioni. Chi poteva immaginarlo?

Paolo Stradaioli

In realtà mi sembrano scelte molto orientate dal contesto. Ridimensionare Dani Alves dopo il mese stellare che ha passato era impossibile e Barzagli ha dimostrato nella doppia sfida contro il Monaco di essere il giusto compromesso tra conservatorismo e acume tattico. I continui movimenti senza palla di Ronaldo e Benzema metterebbero in difficoltà chiunque. Anche Zidane ha voluto premiare chi lo ha portato fin lì: Isco lo ha ripagato non facendo rimpiangere il secondo giocatore più pagato nella storia del gioco.

Leonardo Capanni

Allegri, tecnico e uomo di grande pragmatismo, si è affidato alla soluzione più logica nonché quella più lineare rispetto alla singola gara. La fluidità tattica e la capacità di adattamento ad ogni avversario della sua Juventus resterà qualcosa che ha fatto scuola, soprattutto in quest’annata. Ma contro questo Real, che Zidane ormai ha portato ad una maturità mentale e tecnica che solo le squadre di invincibili hanno, ha pagato un conto salatissimo soprattutto in termini di continuità nell’intensità di gioco ed aggressione: che rimane, per me, l’ultimo vero scalino da salire. P.s. Semplicemente perfetta la mossa di Isco per Zizou: a tratti mostruoso in conduzione.

Isco ha una sensibilità nei piedi che voi umani…

2. Il Real ha segnato con l’unico tiro in porta realizzato nel primo tempo. La Juve è sembrata più pronta ad aggredire la partita e, nonostante il gol subito, quasi impenetrabile dietro. Come vi sono sembrati i primi 45′?

Gianluca Lorenzoni (aka l’unico tifoso bianconero della redazione)

Nonostante la buona partenza, almeno nelle apparenze, che non fosse la solita Juve compatta, impenetrabile e soprattutto in grado di condurre la partita a suo piacimento – LA qualità della squadra di Allegri – si poteva comunque intravedere. Anche prima del vantaggio di CR7 ad una supremazia territoriale piuttosto evidente ha fatto da contraltare una manovra nervosa e frenetica, come se ci fosse qualcosa da dimostrare ad ogni tocco di palla, con un Dybala impreciso già dai primi minuti. Un modo come un altro per scacciare i cattivi pensieri che inevitabilmente affiorano quando si accostano le parole Juventus e finale, ma forse non il più congeniale contro un avversario sornione che ha di fatto rischiato solo sul tiro di Pjanic capitalizzando al massimo il primo tiro in porta, evidenziando una distanza tra i reparti bianconeri insolita e preoccupante. Il pareggio di Mandzukic rende giustizia ad una buona Juve, ma l’aver subito gol inaspettatamente ha costretto i bianconeri ad una gara di rincorsa, e nel secondo tempo l’affanno, fisico e mentale, si è fatto sentire.

Federico Castiglioni

Quelli che mi aspettavo: una situazione di parità ma con la Juve avanti ai punti. Il Real è stato bravo ma anche fortunato a passare dopo un avvio tremendo, e nei tempi e modi di costruzione del pari bianconero sembrava di poter vedere tutto il necessario per la vittoria: testa, capacità di reazione, organizzazione, tecnica. Insomma, all’intervallo sembrava potesse esser davvero la partita della Juventus. A meno di scempi clamorosi.

Michele Pelacci

Sono d’accordo. Quando Mandzukic ha segnato in rovesciata sul palo lontano (meriterebbe il caps lock, ma sono morigerato) ho pensato potesse davvero essere la volta buona. Invece, sono successi scempi clamorosi. Regalare un tempo all’avversario può essere fatale, regalarlo al Real Madrid in una finale è sinonimo di sconfitta. Per questo non sono nemmeno troppo d’accordo con quelli che: “Risultato troppo severo”. Hai giocato metà partita contro i campioni d’Europa in carica (uscendone pari solo grazie ad una prodezza, tra l’altro), che ti aspetti? Di portare a casa la pagnotta ugualmente?

Tatticamente parlando: mi è sembrato che Allegri abbia puntato sull’ampiezza in fase offensiva e ad una difesa classica del centro (spesso la Juve si è chiusa ermeticamente con un 4-4-2 solido – well, nel primo tempo – in questo sono in disaccordo con Gianluca). Il tecnico livornese potrebbe aver puntato sulle fasce dando “per perso” il centro: Casemiro e la coppia Varane-Ramos non ha fatto toccare biglia a Dybala e Higuain, il primo grazie ad un senso della posizione fuori dalla norma, i centrali grazie ad un aggressività fuori dal comune. Non è stato raro nemmeno sul palco più importante, infatti, vedere Sergio Ramos rischiare tackle sulla trequarti avversaria.

Uno dei modi che ha il Real di nascondere Casemiro durante la fase di possesso, ovviamente condotta da Modric e Kroos: alzarlo come vertice alto del triangolo di centrocampo, dov’è un pesce fuor d’acqua, ma tiene impegnato diversi bianconeri. Riallacciando questa immagine ad altri punti, per giunta, si notano le difficoltà di Isco nella prima frazione: costretto ad abbassarsi e a stare molto largo per avere un po’ di spazio.

GPB

A me è sembrato un eterno deja-vu: ho visto diverse partite del Real quest’anno e tutte, ad eccezione del Clásico del Messi-show, si sono svolte nella stessa maniera. Quando i dirimpettai di Modric si stancano e gli corrono dietro con minore costrutto, di solito per il Real si accende la luce. Serie TV coming soon: “Il burattinaio Luka e le sue marionette”.

3. Nel secondo tempo i bianconeri sono stati spazzati via dal campo: una spiegazione?

Leonardo Capanni

Mi ricollego al punto 1: intensità fisica e soprattutto mentale. È questo il vero gap da scontare contro una squadra così dominante come i Merengues. E quest’aspetto, più di altri, è mancato alla Juve: sbriciolata dopo il 2-1 di CR7 come nevischio sotto il sole delle Azzorre. Ovviamente la crescita nell’ultimo terzo di campo di Isco, la capacità di Marcelo (se ne parla troppo poco) di riuscire a prendere Dani Alves sul suo unico punto debole – la difesa costante dello spazio – e soprattutto la coppia di marziani Kroos-Modric hanno ribaltato l’andamento della gara con la violenza di un’eruzione vulcanica. Escludendo l’alieno con la maglia numero 7.

Gianluca Lorenzoni

Siamo sicuri che l’atteggiamento rinunciatario del secondo tempo (durato appena 20 minuti) sia da ricondurre solo ad un calo impietoso di energie e non, al contrario ad una chiara scelta di Allegri? La Juve si è abbassata, forse troppo, ok, ma è una situazione già vista in più occasioni e che non di rado ha finito per depotenziare le squadre avversarie togliendo loro profondità per sfruttare le abilità in marcatura dei tre centrali. La combo Casemiro-tiro-da-trenta-metri-deviazione-nell’angolo ha privato la narrazione di qualsiasi scenario alternativo, rappresentando la miglior soluzione a possibili problemi per il Real, come uno dei colpi sui punti di pressione che insegnano nella Divina Scuola di Hokuto, capace di paralizzare l’intero corpo dell’avversario e farlo esplodere dall’interno. Una circostanza con tutte le credenziali in regola per fare la differenza tra chi alla fine avrebbe alzato la Coppa e chi sarebbe stato costretto a parlare ancora una volta di maledizione.

Michele Pelacci

Titolo della mappa: mischiamo le squadre? Un’altra cosa mi ha colpito: il classico sovraccarico della fascia sinistra è stato quasi più utilizzato del solito. Di norma, Zidane sfrutta la facilità di cambiare il gioco di Toni Kroos per pescare libero sulla fascia opposta Carvajal. Contro Alex Sandro, tuttavia, il terzino spagnolo (uno dei migliori interpreti del ruolo) non è riuscito ad essere dominante. Fronteggiando il brasiliano non si può essere predatori: è troppo veloce e possente. Il gioco sulla sinistra si è quindi limitato alla sinistra: il parco-giochi preferito da Marcelo, Kroos e Ronaldo. Pure Isco e Benzema hanno a lungo gravitato da quelle parti, rendendo la vita particolarmente complessa a Barzagli (che intervento su Isco!, se ne è parlato fin troppo poco) e Dani Alves.

Federico Castiglioni

Potrebbero essere molteplici, magari combinate fra loro. Ma possiamo sintetizzarle con un solo termine: Paura. Paura di vincere. Poi il gol beffardo di Casimiro ha fatto da punto di rottura, mandando in pezzi la tenuta di una squadra che al rientro dagli spogliatoi già non sembrava più quella del primo tempo. Viene da dire che il Real ha vinto la partita sul piano psicologico durante il tè dell’intervallo, la ripresa si è giocata giusto per il tabellino.

4. Casemiro ha sterilizzato Dybala, Higuain annullato da Varane e Ramos. Persi questi match-up fondamentali, la Juve non è riuscita a giocare nella ripresa. Meriti/colpe di giocatori/allenatori?

Federico Castiglioni

Intanto faccio dei distinguo: la gara di Higuain ha seguito la corrente di quella della Juventus, con un buon primo tempo e una controfigura triste a sostituirlo nella ripresa. Dybala invece sarebbe un non pervenuto per tutta la gara, se non fosse per il pasticcio con Dani Alves che ha dato il là al contropiede del primo vantaggio madridista. Pour parler, penso si possa dire che l’arenamento di Dybala abbia spuntato tutta la Juve, come penso si debba ribadire per l’ennesima volta l’importanza di un giocatore come Casemiro per il Real, centrocampista tecnicamente modesto (rispetto ai compagni di reparto) ma indispensabile elemento di equilibro nello schieramento tattico dei Blancos. Colpe di Allegri? Trovo un po’ ingeneroso attribuirgliene, anche se pare evidente come stavolta i suoi urli siano stati poco efficaci nel raddrizzare la squadra. Meglio la flemma del collega, che Dio solo sa che possa aver detto ai suoi nello spogliatoio, e al quale è bastato il “modesto” asse Casemiro-Isco per scardinare il sistema juventino.

GPB

Io non penso che sia servito molto a Dybala essere indicato da mesi come l’uomo decisivo o il nuovo Messi. Mi aspettavo una partita un po’ sotto tono e indicazioni storiche – anche da altri sport – ce ne sono parecchie: crescerà. Su Higuain mi sento di difenderlo: inutile paragonare le scarse prestazioni con l’Argentina, allora sbagliò parecchio sotto porta, a quella di ieri: la linea tra “la squadra gioca male e ne risente il centravanti” e la “squadra gioca male per colpa del centravanti” è sottile, è vero, ma l’Higuain di quest’anno e soprattutto di ieri non merita questo accanimento. Senza addentrarmi nei tatticismi, spezzo una lancia per Casemiro: da “faro del nuovo Brasile” era passato a far fatica nella Segunda spagnola, finché Zidane non gli ha ridato la vita; e pensare che per molti (Gazzetta in primis) era un punto debole del Real…

Paolo Stradaioli

Zidane ha costruito una gabbia intorno a Dybala ed è stato l’unico allenatore in grado di gestirlo dal primo al novantesimo, tanto di cappello.

In questo modo ha tagliato anche il rifornimento principale del Pipita, che forse avrebbe dovuto venire a prendere il pallone più basso come fa di solito e permettere a Khedira e allo stesso Dybala di attaccare lo spazio. La Juve mi è sembrata priva di fonti di gioco principali; con i compiti di regia avanzata che spesso gravano sulle spalle dei due argentini e in assenza di un piano B; nel secondo tempo la Juve ha fatto fatica a superare la metà campo. Forse di questo Allegri non si è accorto in tempo e buona parte del merito ovviamente va a Zizou, capace di isolare le lampadine che di solito accendono la macchina bianconera.

5. Nei panni di Allegri, nella ripresa mi sarebbe venuta in mente una domanda: come cavolo si difende contro il Real?

GPB

Rispondo come coach Popovich quando gli chiesero la stessa cosa su Kobe Bryant: “Non si può: si limita e basta”. Detto questo, aggiungerei il precetto di Johan Cruijff: “Quando hai tu il pallone, gli altri non possono farti gol”. E non è un caso che la squadra che maggiormente crea difficoltà al Real sia il Barcellona. Ma mi rendo al contempo perfettamente conto che non è il modo di giocare della Juventus.

Federico Castiglioni

Domanda difficile alla quale rispondere, anche perché parliamo dell’allenatore che senza dubbio aveva messo su la miglior fase difensiva d’Europa. Un’eventuale correzione tattica poteva consistere nell’inserire prima un centrocampista in più per provare a limitare la corrida di metà campo dei madrileni, e magari così sganciare Dybala dalla zona di Casemiro passando ad un 4-3-3. Ma qui siamo nell’arco delle mere ipotesi, senza contare che a mio avviso il momento per concepire e attuare questa mossa ad Allegri è mancato: in svantaggio non avrebbe avuto senso, e al 55′ chi mai avrebbe tolto uno tra Mandzukic e Higuain?

Paolo Stradaioli

Non so se è un discorso tattico. Probabilmente no perché il Real ha semplicemente alzato il ritmo nel secondo tempo e tanto è bastato alla Juventus per perdere certezze e palloni (indicativa la grafica dei recuperi madridisti). Sono tremate un po’ le gambe ad una squadra che di solito è fredda come il ghiaccio, e prendere due gol su due evidenti deviazioni per la miglior difesa d’Europa non dev’essere stato facile da metabolizzare. Verrebbe da pensare che forse la BBC non regge più come una volta i ritmi forsennati degli attacchi europei perché, a pensarci bene, anche il Monaco aveva costruito all’andata un paio di ghiotte occasioni semplicemente spingendo sul gas. Quando trovi chi capitalizza quelle occasioni, paghi dazio.

“Carpiff non ha mai fatto ridere”

6. La Juve ha subito più gol in 90′ che in tutto il resto della competizione (questi ultimi da palla inattiva, per giunta). Che è successo?

Federico Castiglioni

In primis ritengo che la Juve abbia subito un crollo nervoso, una vera e propria ansia da prestazione, e che questa sia stata la prima causale della goleada subita. Però attenzione, già il primo gol subito unisce l’errore del singolo (una palla persa malamente) alla poca reattività nella transizione negativa (si veda, ad esempio, Chiellini). Poi in occasione del terzo gli errori diventano marchiani, e improvvisamente sembra di essere tornati alla Juve di Del Neri.

Va detto che bisogna tener conto anche di altri “incidenti di percorso”: le prime due reti del Madrid hanno visto deviazioni decisive dei difensori (ma qualcuno che va sul quel rinvio basso, no eh?), e il quarto si potrebbe quasi non contarlo visto che è arrivato quando la gara per la Juve era finita già da un pezzo. C’è anche una quota di cattiva sorte nella goleada subita.

Leonardo Capanni

Sono d’accordo con Federico. Un mix di fattori che in gara secca diventano una miscela letale: due deviazioni che, comunque la si veda, pesano, e soprattutto un dominio mentale e fisico nell’intero arco della partita che la Juventus mai aveva concesso negli ultimi anni. La sconfitta col Barcellona di due anni fa, per esempio, era stata decisamente più equilibrata. In estrema sintesi: la serataccia di alcuni singoli – come Sandro e Dybala – e del blocco difensivo, favorita, però, dalla straordinaria forza tecnica e mentale del collettivo di Zidane e dalle sue scelte nella proposta offensiva che ha scardinato le certezze bianconere – sottolineo l’importanza del triangolo Kroos-Modric-Isco -, e infine un pizzico di casualità nelle reti subite.

7. Vi è rimasta qualche parola per descrivere Cristiano Ronaldo?

Federico Castiglioni

Quelle mechès non gli stanno benissimo.

Gianluca Lorenzoni

No. Le ho finite tutte al 64′ del secondo tempo, ma purtroppo non sono ripetibili.

Michele Pelacci

Ormai ogni giornalista a fine partita gli chiede l’urletto che fece per la prima volta sul palco del Pallone d’Oro e che, francamente, ha un po’ fiaccato. Nel post-partita, inoltre, ha riservato una frecciatina agli haters parlando di sé in terza persona: perfetto. “Quelli che criticano sempre Cristiano dovranno rimettere le chitarre nella custodia”. Sbam.

GPB

È il giocatore più forte di sempre considerato il talento di base. E – senza giudizi di sorta, ma solo per mera curiosità – chissà quanto spende in depilazione.

Paolo Stradaioli

Onestamente no. Dalla Casa Blanca sono passati Mourinho, Ancelotti, Benitez e Zidane e lui non ha mai perso il controllo emotivo del gruppo. Forse la differenza più evidente tra lui e Messi è questa: per Ronaldo i compagni ucciderebbero, per Leo non sono sicuro.

Leonardo Capanni

Ora basta, Cristiano. È quasi irritante nella sua volontà di potenza. Aveva più speranze di vincere Max Von Sydow nella partita a scacchi contro la Morte ne Il Settimo Sigillo di qualunque avversario che oggi si trovi ad affrontare il portoghese.

Una serata così.

8. È la partita che consacra Miralem Pjanic tra i migliori centrocampisti del mondo? E Modric come uno dei migliori della sua generazione?

Federico Castiglioni

Probabilmente sì, ma per puro spirito di pignoleria (e per un debole che ho sempre avuto nei confronti del croato) invertirei le attribuzioni. Pjanic tra i migliori centrocampisti della sua generazione, Modric del mondo. Il bosniaco, probabilmente l’unico insieme a Mandzukic a meritarsi un’abbondante sufficienza tra i bianconeri, ha confermato la crescita costante che ha avuto con Allegri, apparentemente trovando quella continuità che per un motivo o l’altro gli era sempre mancata. Per il regista blanco poche parole, solo occhi che brillano. Abile anche Zizou ad averlo da tempo liberato di quei compiti di interdizione a lui poco congeniali, affidando le operazioni sporche a Casemiro (tanto per tornare a “l’importanza di Casemiro nel Real”)

Paolo Stradaioli

Modric e Kroos sono una gioia per gli occhi. Sembra davvero che facciano un altro sport. A parte la qualità che è pregevole, il modo in cui toccano il pallone è diverso da come lo toccano gli altri. Una sensazione che negli ultimi anni ho provato solo vedendo giocare Iniesta. Pjanic avrebbe cittadinanza in un centrocampo con questi nomi, specialmente se continua nel suo processo di “medianizzazione” che lo renderebbe efficace in entrambe le fasi (già lo è per gli standard del nostro campionato). Uno dei migliori al mondo forse ancora no, però le basi per diventarlo nel breve ci sono tutte.

Michele Pelacci

Da qualche parte ieri ho letto che un centrocampo a due che incontra un centrocampo a tre è un centrocampo morto.

Giocare CON Casemiro. Nella fase di maggior sofferenza della Juve, Kroos e Modric si prendono il lusso di pressare altissimo il primo, di starsene a guardare il secondo. Tanto il brasiliano sbuca dal nulla per intercettare un passaggio verso Dani Alves.

Pjanic ha giocato una signora partita nel primo tempo, nella ripresa ha perso la bussola come tutti i bianconeri (meriti per la grande partita di Isco vanno ricercati anche qui). L’ex Roma e Lione ha vissuto la miglior stagione in carriera. A dispetto del passato, quando non gli si riusciva a cucire addosso un ruolo (lo stesso Allegri quest’anno l’ha provato regista e dietro le punte) e veniva messo in dubbio (Zeman), Pjanic ha trovato continuità e fiducia. Io lo metto tra i migliori dieci centrocampisti del mondo, e una volta di più la Juve ci ha visto lunghissimo nel prenderlo.

Leonardo Capanni

Al netto dei miglioramenti e dell’evoluzione “totale” del bosniaco – tuttora in progress -, con Modric siamo su un altro livello. Siamo dalle parti di Iniesta. Da anni lo ritengo il miglior centrocampista centrale sul pianeta e, a parte un paio di stagioni al di sotto delle possibilità, è ormai un accademico del ruolo: fa tutto al massimo livello tecnico e mentale. Non solo: ha la capacità innata di rendere semplice anche la giocata più complessa, lasciando dietro di sé una scia di eleganza che è virtù di pochissimi eletti. Pjanic, invece, arrivato a 27 anni deve ancora far capire di che materia è composto: è quella del fuoriclasse o del potenziale tale?

9. Il Real ha vinto la seconda Champions consecutiva. Zidane ha vinto la Coppa due volte in una stagione e mezzo. Come verrà ricordato questo Real del francese?

Paolo Stradaioli

Un Real capace di giocare contro tutti. Zidane ha implementato il lavoro fatto dai suoi predecessori portandolo al livello successivo. Non ha rivoluzionato niente e probabilmente non verrà ricordata come una delle squadre più forti di tutti i tempi, però è difficile assemblare una fuoriserie senza essere un ingegnere della Ferrari. Lui da ex pilota ha ottenuto il massimo che per inciso sarebbero due Champions League, un mondiale per club, una Liga and counting.

GPB

È un mezzo capolavoro. Non ha aggiunto niente di particolare alla storia tattica del calcio ma forse questa è stata la sua forza: lasciare la massima libertà d’espressione possibile ai suoi giocatori perché il talento degli stessi glielo consente. Da giocatore o allenatore (o vice) ha messo le mani sulle ultime quattro Champions del club più famoso al Mondo. Cosa chiedere di più?

Federico Castiglioni

Che gli vuoi dire, è entrato nella storia. Non è il più “galactico” (vabbè), non è il più bello, non è il più innovativo, non è il più affascinante da raccontare. Ma anche se sembra banale, sentite come calzerà bene questa definizione: “Quel Real Madrid era la squadra più forte del mondo”.

Michele Pelacci

Non dobbiamo scordarci che fino a due mesi fa questo Real era una squadra sì forte, ma con tanta fortuna. Alcuni argomenti a sostegno di queste tesi anti-casablanca sono validi (come la mancanza di avversarie battute nello scorso cammino di Coppa), altri meno (discorsi vecchi come Florentino Perez sugli aiutini in Liga). I più rigidi (e ottusi) detrattori di questo Real parleranno dell’inadeguatezza di Atletico prima e Juve poi, basandosi meramente sui gol di scarto. Verranno evidenziati gli errori arbitrali nei quarti contro il Bayern. Questo Real sarà ricordato anche così: la squadra con più fortuna tra quelle che proprio non ne hanno bisogno.

Leonardo Capanni

Come un Real estremamente fluido, scaltro e razionale. Come un predatore letale che sa aspettare i momenti decisivi. Fosse un animale sarebbe una pantera: feroce, potente, mimetico, silenzioso di un silenzio assassino. Nel post su Napoli-Real avevo battezzato Zizou come il tecnico più adatto per tenere al guinzaglio questa strana creatura; adesso ne è il vero deus ex machina, grazie anche ad un’invidiabile capacità di assorbimento dai tecnici con cui ha avuto a che fare (Ancelotti in primis).

Gianluca Lorenzoni

Su questo Real mi ero sbagliato. Di brutto. Onestamente alla vittoria dello scorso anno difficilmente si sarebbe potuto affibbiare l’appellativo di impresa: un cammino tutto sommato facile, un epilogo dal dischetto fortunoso. Ma cosa si può dire a Zidane? Le fiches spese su Casemiro si sono rivelate un investimento vincente. Il più grande merito del francese, oltre alla continua ricerca di equilibrio, fondamentale per sfruttare a pieno il talento (sconfinato) dei blancos, è stato quello di costruire un Real Cristianocentrico, togliendo CR dal centro della scena. È stata questa piccola contraddizione la chiave di volta per costruire una squadra all’apparenza imbattibile. Un CR7 che nella posizione di 9 più o meno puro, con meno compiti di raccordo, si è potuto concentrare esclusivamente sulla fase di finalizzazione, dimostrandosi ancora immarcabile in area. Il primo gol è stato di una chirurgia brutale, il movimento sul secondo, semplicemente pazzesco. E fanno 10 dai quarti in avanti. La mano di Zizou si è vista eccome, purtroppo.

10. Quale delle imitazioni di Evra vi è piaciuta di più? In alternativa valutate questo tweet.

Federico Castiglioni

Ma non è che Evra porta sfiga? Joey in punta di fioretto come sempre, sul campo come sui social. Ma profetico un po’ come Sconcerti.

GPB

Mario Zlatan Mandzukic senza alcun dubbio. Barton da leggenda… ma non è neanche lontanamente il miglior colpo della sua straordinaria carriera di follie.

Paolo Stradaioli

D’altronde che mondo sarebbe senza Joey Barton (SPOILER: un mondo un filo migliore).

Leonardo Capanni

Evra è stato l’unico juventino che apprezzavo anche fuori dal campo. Ma in versione Eddy Murphy è andato oltre: si meriterebbe un programma tv tutto suo.