Neymar, il ragazzo d'oro - Zona Cesarini

Neymar, il ragazzo d’oro

Rumore di lamiere che vanno in frantumi. Uno schianto, poi il silenzio, rotto soltanto dalle gocce che si infrangono sull’asfalto. Avrebbe potuto finire così, su una ripida strada del Brasile trasformata in un fiume dalla pioggia, la storia di Neymar da Silva Santos Júnior, il nome più pronunciato dell’estate.

Nel 1992 il piccolo Neymar ha solo quattro mesi, si trova nel suo seggiolino posto sui sedili posteriori dell’auto guidata dal padre, Neymar Senior, ex giocatore di calcio e fiero genitore del piccolo. Lo sta portando dai parenti di Santos per il benvenuto ufficiale in famiglia, quando una macchina proveniente dal senso opposto colpisce in pieno quella occupata dai genitori di Neymar. Neymar Senior prova a evitare l’impatto, ma è inutile. Si ritrova incastrato, ha un’anca spezzata. In mente ha un unico pensiero: “Dov’è Júnior?”.

I genitori si guardano intorno senza vederlo, disperati. Sono i soccorritori sopraggiunti sul luogo dell’incidente a ritrovarlo, sotto il sedile dell’auto accartocciata. Il bambino è coperto di sangue, uscito da un profondo taglio sulla fronte, ma non è niente di grave.

Poco tempo dopo, quando ha solo due anni, Neymar riceve in regalo il suo primo pallone. Arriverà ad averne in casa una cinquantina, per la disperazione di mamma Nadine. Il piccolo è iperattivo, non si ferma mai e non corre da solo, perché ha sempre con sé la ginga, lo swing brasiliano, un ritmo particolare che gli scorre nelle vene. Inizia la sua precocissima carriera con il futsal, grazie al quale impara a dribblare in velocità e a trasformare in qualcosa di serio quello che fino a quel momento era solo un gioco.

A undici anni Neymar Júnior viene visionato dagli scout del Santos, a diciassette fa il suo esordio in prima squadra. Il rapporto conflittuale con il tecnico Dorival Júnior nel 2010 è il primo, grande ostacolo da superare per il giovane fenomeno. Le analogie tra i due sono solamente anagrafiche, arrivano quasi a mettersi le mani addosso quando Dorival impedisce a Neymar di tirare un rigore che il ragazzo voleva calciare. Poco tempo dopo, tra mille polemiche, il Santos allontana l’allenatore. Neymar Júnior viene travolto dalle critiche e dai rimproveri della madre, ma si rialza più forte di prima.

Ancora giovanissimo, è già un padre responsabile e un atleta che ha superato contestazioni che avrebbero abbattuto gente più grande ed esperta di lui. Nel 2011, contro il Flamengo di Ronaldinho, il mondo inizia ad accorgersi di Neymar grazie a questo gol, vincitore del FIFA Puskás Award.

Con il Santos arrivano anche tanti successi di squadra, tra cui una Libertadores, sempre nel 2011. Due anni dopo, la prima vittoria prestigiosa con la Nazionale verdeoro, in Confederations Cup, insieme al tanto atteso passaggio in Europa, al Barcellona. In questa finestra di mercato 2017, con alle spalle la prima Olimpiade firmata Brasile, tante vittorie in blaugrana e soprattutto una Champions vinta da protagonista, è arrivato il clamoroso trasferimento al PSG.

Neymar oggi

 

Neymar da Silva Santos Júnior è il calciatore più caro del mondo, ma senza dubbio la notizia del passaggio dal Barcellona al Paris Saint-Germain non lo aiuterà a essere il più amato. L’atteggiamento da perfetta popstar moderna è quello che rende tantissimo a livello di sponsor, la gente però vorrebbe un po’ di ingenuità in più, quindi spesso non lo apprezza, senza capire che se sei ingenuo diventi un Adriano, non un Messi o un Cristiano Ronaldo, inevitabili termini di paragone per il venticinquenne brasiliano.

In un mondo dominato dal culto dell’immagine, vera divinità contemporanea, possiamo accanirci quanto vogliamo contro Neymar come spot vivente, ma il brasiliano è semplicemente un prodotto della realtà in cui vive. In termini di popolarità fra i tifosi anche l’inconfutabile storia di simulatore non lo aiuta, ma in sua difesa va detto che la struttura fisica non è quella di un carro armato, simulare – o accentuare – è anche un modo per difendersi. Se non accentui mai il contatto, l’arbitro fischia di meno e tu forse ne prendi di più.

Certo è che Neymar sa gestire la sua popolarità in modo equilibrato, non sembra mai sentire la pressione dei giudizi o dei risultati da ottenere a ogni costo, pare apprezzare la sua condizione di privilegiato senza montarsi troppo la testa. Da quando è arrivato al Barcellona nel 2013 il brasiliano ci ha messo tanta aggressività, voglia di sacrificarsi e di funzionare all’interno di un sistema insieme a Messi. Non ha la velocità extraterrestre del fuoriclasse argentino né il genio creativo puro di Ronaldinho, ma è un giocatore completo come pochi altri nella storia del gioco: sa fare tutto benissimo, con entrambi i piedi e in tutte le situazioni di gioco.

Una leggenda del Camp Nou come Johan Cruijff aveva detto che Neymar con il suo ego avrebbe spaccato lo spogliatoio, un pronostico che si è rivelato clamorosamente sbagliato. Neymar ha saputo mettere l’ego da parte, ha giocato da protagonista quando Messi non era in campo ed è stato bravo a rimettersi a disposizione quando la squadra ne ha avuto bisogno. Il Neymar che si è visto a volte al Santos, quello che non la passava mai ed era noto per le provocazioni agli avversari, è diventato uno sbiadito ricordo. Indelebili sono rimaste invece le sue giocate, alcune vere e proprie magie.

Al suo arrivo a Barcellona Neymar era considerato un fenomeno da YouTube. Si pensava che i suoi trucchi sarebbero stati neutralizzati dai difensori come lo furono in passato quelli di Robinho, passato in fretta da “erede di Pelé” a disegnatore di ghirigori inutili e affamato divoratore di gol impossibili da sbagliare. Ma Neymar ha continuato imperterrito a ridicolizzare i suoi avversari seguendo le orme di Pelé così in grande da meritarsi a pieno titolo il soprannome di O Ney.

Il successore di O Rei è una macchina che segna e mette in condizione i compagni di farlo con una continuità sbalorditiva. Si è strutturato tatticamente, sa sempre qual è la migliore posizione da occupare in campo per ricercare lo spazio di gioco e di giocata, ha vertiginosamente alzato il suo tasso associativo in favore del collettivo, si applica anche nei ripiegamenti difensivi e nel recupero palla con un’umiltà che dovrebbe far riflettere i suoi detrattori.

Istantanea da cancellare

 

La foto più celebre dello storico 6 a 1 del Barcellona sull’attuale squadra di Neymar, il Paris Saint-Germain, è un’immagine di Messi che esulta sui cartelloni pubblicitari, assediato dai tifosi festanti. Ma non è stato l’asso argentino a rendere possibili i tre gol in sette minuti e diciassette secondi che hanno deciso la sfida più incredibile della Champions 2016/17: è stato Neymar a trasformare il sogno in realtà.

Nel primo tempo il brasiliano ha dato un saggio di capacità balistiche e di furbizia, procurandosi un rigore con la simulazione meglio riuscita della sua carriera. Nella ripresa si è guadagnato una punizione dal limite per poi trasformarla in un gol da antologia, ha realizzato con freddezza il rigore del 5 a 1 e infine ha spedito il pallone decisivo sul piede di Sergi Roberto dopo una finta geniale su Verratti, quando chiunque avrebbe crossato in mezzo spinto dalla foga, senza pensarci due volte.

Eppure, il simbolo blaugrana rimane sempre lui, Leo Messi. “È stata la migliore partita che abbia mai giocato” ha dichiarato Neymar nel dopogara. Vero, ma non è bastato a togliere la scena alla Pulce argentina.

Oggi Neymar sente che è arrivato il momento di diventare protagonista. Non più come ingranaggio fondamentale del tridente composto da lui, Messi e Suarez, ma come unico, vero leader di una squadra che vuole vincere tutto, come non gli è riuscito nelle ultime due stagioni.

Già, perché c’è stato un tempo in cui Neymar al Barcellona voleva dire dominio incontrastato: l’incantesimo si è rotto dopo la finale di Berlino contro la Juventus. Ovviamente, però, anche quell’anno, niente Pallone d’Oro. Alla fine del gioco arrivano sempre i mostri che ti mangiano senza pietà: come in un videogame.

Neymar vuole che adesso siano gli altri ad adeguarsi al suo gioco, ad aiutarlo nella sua rincorsa alla Champions, ma non solo. Ci sono anche i premi individuali da conquistare, Neymar immagina che in una teca da qualche parte ci sia ad aspettarlo un Pallone d’Oro con sopra scritto li suo nome. Tocca a lui andarlo a prendere. L’amico Dani Alves, che lo ha spronato ad avere coraggio e ad affrontare la sfida più difficile, lo aspetta al Parco dei Principi, insieme alla maglia numero 10 a cui ha rinunciato subito Javiér Pastore.

Neymar sa che non è importante solo lo status, al PSG lo aspettano anche i soldi. Diventerà il giocatore più pagato al mondo, il suo stipendio raddoppierà e il padre riceverà una lauta commissione. Ma i soldi non sono tutto, neanche quando sono così tanti. Sembra che proprio il padre, suo unico consigliere e amministratore, gli abbia consigliato di non muoversi da Barcellona. Forse O Ney avrà pensato a quando, tempo fa, aveva detto di voler diventare un mix tra i due suoi idoli, la Pulce e CR7. Oggi, a Parigi, vuole essere soltanto Neymar e vincere il più possibile, come dichiarato durante la sua presentazione al PSG.

Nuvole sul Camp Nou

 

L’alterco di fine luglio con il nuovo arrivato al Barcellona, il terzino portoghese Semedo, è stato il campanello d’allarme e un segnale di nervosismo sorprendente da parte di O Ney, una reazione spropositata che non si vedeva da molto tempo. I media si sono scatenati, Iniesta ha chiesto pubblicamente a Neymar di parlare e mettere fine ai rumors sul suo trasferimento, ma il brasiliano ha replicato con un silenzio eloquente. I nomi più importanti dello spogliatoio blaugrana hanno provato a convincerlo, a farsi ascoltare. Su tutti Piqué, che ha pubblicato una foto insieme a lui con la didascalia “Se queda”, rimane.

Non è andata così, e difficilmente Coutinho o Dybala potranno colmare il vuoto lasciato da O Ney. Si potrebbe ipotizzare che l’atmosfera generale dello spogliatoio non fosse più idilliaca e che magari il rapporto tra Neymar, Messi e Suarez stesse iniziando a presentare delle crepe che hanno indebolito la struttura tanto da portare alla “fuga” di Neymar, ma non è così. Gli altri due membri della premiata ditta MSN sembrano genuinamente dispiaciuti di perdere il brasiliano, a riprova di questo c’è il video postato da Messi su Instagram e i reciproci complimenti tra i due, che si sentono ancora legati da un’amicizia sincera.

“È stato un piacere enorme poter stare insieme a te tutti questi anni, amico mio. Ti auguro molta fortuna in questa nuova tappa della tua vita. A presto, ti voglio bene”. Questo il messaggio allegato al video postato sull’account di Messi, una carrellata di momenti felici dei quattro anni passati insieme al Barcellona che lascia poco spazio alle interpretazioni. Anche nel videomessaggio di addio di Neymar c’è lo spontaneo omaggio alla Pulce, definito “ineguagliabile come atleta e grande amico fuori dal campo”.

Bisogna riconoscere che Messi si è sempre mostrato disponibile a fare dei sacrifici per accogliere Neymar nel tessuto tattico del Barcellona, spostandosi inizialmente verso destra e poi sempre più sulla trequarti, accentrandosi alle spalle delle due punte. Neymar però sente di aver bisogno di ancor più spazio, non gli basta il posto concessogli a sinistra. O Ney vorrebbe sentirsi libero di dominare anche occupando il centro dell’attacco, di diventare un giocatore pivotale, come lo è con il suo Brasile.

Messi da adesso in avanti si trasforma da alleato in temibile avversario nella lotta per la supremazia europea, ma non dimentichiamo che l’addio di Neymar ha avuto un impatto anche politico non irrilevante. L’arrivo di Neymar è costato al presidente del Barcellona, Sandro Rosell, nell’anno del suo arrivo, le dimissioni forzate e la prigione, dato che il calciatore è stato comprato a un prezzo superiore rispetto a quanto dichiarato. L’addio del brasiliano, ad oggi, indebolisce molto la posizione del successore di Rosell, Josep Maria Bartomeu, che il 19 luglio aveva detto: “Siamo tranquilli per quanto riguarda Neymar”. Col senno di poi, non proprio tranquillissimi.

Mentre il Barcellona pensa con preoccupazione al futuro, Neymar è stato presentato come nuovo giocatore del Paris Saint-Germain. La prossima stagione sarà anche quella che precederà i mondiali in Russia, dove il brasiliano vorrà riscattare i brutti ricordi del torneo casalingo di tre anni fa, abbandonato dopo la vertebra rottagli da Zuniga nei quarti di finale e l’umiliante 7 a 1 contro la Germania, a cui Neymar ha dovuto assistere da un letto d’ospedale, impotente.

Le sconfitte del passato sono ormai alle spalle. Dalla prossima stagione gli avversari di O Ney potranno affannarsi a vincere di più, a guadagnare di più, ma adesso in cima alla catena alimentare del calcio mondiale c’è un nome soltanto: Neymar da Silva Santos Júnior, il ragazzo d’oro.