A che punto è l'Inter di Spalletti - Zona Cesarini
(photo: Getty Images/Itasportpress)

A che punto è l’Inter di Spalletti

#InterIsComing è l’hashtag scelto dall’ufficio comunicazione interista in concomitanza con l’inizio della campagna promozionale per gli abbonamenti riguardanti la stagione 2017/18. Un segnale per tutto l’ambiente interista che qualcosa in questa lunga estate sarebbe cambiato, che la tanto nominata potenza economica del gruppo Suning, finalmente libera dalla scure del FFP, avrebbe potuto essere liberata senza alcun vincolo. O almeno così si diceva.

La realtà ha restituito una situazione decisamente diversa, in cui l’Inter è ancora sotto la lente d’ingrandimento della UEFA anche per la prossima stagione nonostante abbia raggiunto l’obbiettivo del pareggio di bilancio entro il 30 giugno. In parole povere #InterIsComing si è rivelato un autogol mediatico. Soprattutto in concomitanza con la sorprendente e inaspettata campagna di rafforzamento dell’altra parte di Milano.

Quasi in contemporanea con il colpo Bonucci l’Inter andava a perdere con il Norimberga nell’ultima amichevole prima dell’inizio della tournée estiva nel continente asiatico e sui social iniziava a montare la frustrazione della frangia meno paziente della tifoseria, culminata con la comparsa di qualche sporadico #SuningOut via Twitter. In mezzo a questa situazione esplosiva ha iniziato ad emergere la figura di colui che potrebbe essere la chiave di volta della storia recente neroazzurra: Luciano Spalletti. Il Vate di Certaldo (altra trovata social) ha conquistato da subito la simpatia e la fiducia dei tifosi interisti in quanto figura carismatica anche sotto il profilo comunicativo andando a colmare anche questa lacuna storica della società interista.

Il modo in cui ha difeso Ranocchia dagli insulti di un tifoso, l’intervista in cui, il giorno dopo il tanto agognato arrivo di Dalbert, ha definito Nagatomo un giocatore “sotto certi aspetti perfetto” e la durezza con cui ha espresso tutto il disappunto per l’assenteismo di Kondogbia, due volte, sono tutti segnali di come Spalletti sia pronto a fare da figura carismatica anche davanti alle telecamere. Un binomio, quello dell’allenatore-comunicatore, che all’Inter ha ottenuto sempre risultati importanti.

Princìpi di gioco

La cosa più importante che ha fatto, sta facendo e farà Spalletti è dare un’identità netta e precisa alla sua Inter. Le vittorie ottenute in terra asiatica, per quanto diventeranno ininfluenti al primo momento di difficoltà, hanno mostrato una squadra sorprendentemente avanti nella costruzione della propria identità e sono valse al tecnico toscano numerosi elogi dalle testate giornalistiche più disparate. Spalletti è riuscito, nonostante i pochi allenamenti disputati, a trasmettere una serie di principi di gioco piuttosto evidenti.

Per prima cosa il tecnico ex-Roma ha puntato a dare compattezza ad una squadra troppo spesso sfilacciata negli scorsi campionati e almeno momentaneamente in grado di muoversi come un blocco adeguandosi alla posizione del pallone. Come si può notare dalla immagine qui sopra l’Inter decide di difendersi con un ordinato 4-4-2 in cui il trequartista viene incaricato di affiancarsi alla punta andando ad impedire una ricezione centrale alla squadra avversaria.

La squadra sovraccarica il lato palla con 4 giocatori andando a stringere molto con il centrocampista e il difensore per non lasciare in balia il terzino di eventuali sovrapposizioni o di tagli interno-esterno che lo metterebbero in inferiorità numerica. Un blocco così solido e orientato verso il pallone lascia più scoperto il lato debole che diventa inevitabilmente il ventre molle della squadra. La capacità di scivolare velocemente senza perdere compattezza e l’attenzione dei terzini saranno essenziali per non scoprire eccessivamente il fianco a cambi di gioco repentini.

 

Proprio per evitare difese posizionali troppo elevate Spalletti sta iniziando a dotare la squadra di meccanismi di pressione alta. Anche in tal senso sono notevoli la propensione della squadra a mettere in atto ciò che è stato chiesto dal tecnico senza paura e soprattutto la riuscita di riconquista palla alta. Lo stesso gol di Jovetic contro il Villareal è stato propiziato da una pressione alta di squadra. Nelle immagini potete senz’altro vedere come ben 6 giocatori nerazzurri occupino la trequarti difensiva spagnola, con Kondogbia a due passi dal portiere costretto a regalare la sfera ai nerazzurri.

L’altra faccia della medaglia è che, se non attuato con i giusti tempi e le giuste posizioni, il pressing alto può generare numerose transizioni negative in cui negli anni passati l’Inter è spesso e volentieri andata in cortocircuito. In tal senso l’allenatore dell’Inter sta cercando di lavorare soprattutto sulla mentalità del gruppo, convincendolo di essere l’Inter, una squadra forte che deve sempre essere in controllo del gioco e dell’andamento della partita. Spalletti ha spesso sottolineato nelle interviste a caldo la presenza nell’arco dei 90 minuti di momenti di black-out collettivo, in cui tutto ciò che sta trasmettendo viene messo da parte per fare subentrare una sorta di panico incomprensibile.

Esempio di transizione negativa gestita con la testa contro lo Schalke 04. Scivolamento compatto, rientro celere dell’esterno di competenza, protezione della zona centrale. Perfetto.

Proprio per controllare appieno il ritmo della partita sin dal primo allenamento il tecnico da Certaldo ha insistito su un possesso palla da consolidare sin dalle porzioni più arretrate del campo. Il portiere, i due centrali difensivi e i mediani sono coloro che sono deputati dell’uscita palla mentre i terzini svuotano la loro casella di partenza per andare a posizionarsi sulla linea dei mediani, se non più in alto.

Škriniar e Miranda si propongono come vertici bassi del triangolo di base, la cui punta viene rappresentata da Borja Valero, vero e proprio cervello interista sin dai primi minuti di gioco.

Nell’immagine si vede come si stia proponendo nello spazio libero creatosi tra James e Lewandoski per ricevere palla e fare partire l’azione offensiva. Kondogbia è sfalsato rispetto a Borja Valero e dovrebbe rappresentare l’alternativa principale di appoggio. João Mario e i terzini rappresentano altre linee di passaggio possibili, a cui si può aggiungere il movimento a venire incontro del centravanti. Un sistema complesso da mettere in campo ma che sembra essere stato recepito abbastanza facilmente dal gruppo vista l’applicazione maniacale in queste prime uscite. Tuttavia, se realizzata senza la giusta concentrazione, rischia di trasformarsi in occasioni da gol regalate agli avversari.

Il possesso palla basso e la compattezza con cui l’Inter si difende invitano gli avversari a venire ad occupare in gran numero la metà campo. Una strategia rischiosa che può dare come dividendi degli spazi interessanti alle spalle della difesa avversaria in cui fare correre gli offensivi interisti. Da manuale per esempio è la ripartenza con cui Perisic sigla il raddoppio contro il Chelsea di Conte: Candreva, Brozovic e Jovetic confezionano il più classico diagonale preciso dell’oggetto del desiderio di Mourinho.

 

 

Cantiere aperto

Se la mano di Spalletti si riesce a vedere così tanto è merito anche dei due nuovi acquisti che hanno ottenuto in breve tempo una maglia da titolare. L’acquisto di Borja Valero rischia di rivelarsi come uno dei migliori per il rapporto qualità/prezzo. Lo spagnolo ormai lo conosciamo da anni in Serie A e anche se sta iniziando ad accusare un lieve calo fisico l’intelligenza calcistica di cui è dotato lo rendono ancora un elemento incredibilmente utile nel nostro campionato. Lo spagnolo, che inizialmente si ipotizzava potesse essere utilizzato alle spalle di Icardi, è già diventato il generale della mediana, accompagnato alternativamente da Gagliardini, Kondogbia e Vecino. Se dovessimo prendere come esempio l’ultima amichevole con il Betis Vecino-Valero sarà la coppia che vedremo partire dall’inizio contro la Fiorentina tra una settimana, nonostante una prova in chiaro-scuro del nuovo 6 interista.

Milan Škriniar è invece la vera sorpresa di questa preseason. Arrivato tra lo scetticismo generale, più per scarsa conoscenza dei tifosi che per qualità e prospettive di crescita, il difensore ex Sampdoria si sta dimostrando un elemento valido sia in fase difensiva sia con il pallone tra i piedi, caratteristica per cui proprio lo stesso allenatore toscano ha avallato il suo acquisto. Con Miranda rischia di formare una delle migliori coppie di difensori con il pallone tra i piedi.

 

Il classe 1995 rischia però di non avere la legittima possibilità di sbagliare, dato che al momento non ci sono alternative valide in rosa per sostituirlo. A meno di 20 giorni dalla chiusura del mercato l’Inter si ritrova con 4 difensori centrali, di cui due sul piede di partenza (Murillo è già venduto al Valencia, ma bloccato proprio da Spalletti per esigenze numeriche). Difficile immaginare cosa stiano progettando Ausilio e Sabatini, dirigente da sempre abituato a puntare su profili poco conosciuti e soprattutto non provenienti dalla realtà italiana. Nomi se ne fanno moltissimi, al momento fare una previsione su quali e quanti centrali arriveranno in maglia neroazzurra è praticamente impossibile.

Il parco esterni bassi interista prevede come unica novità Dalbert, terzino mancino di spinta autore di una grande stagione al Nizza e titolare a furor di popolo al posto dell’ormai mal sopportato Nagatomo. Sebbene l’impatto di un terzino in serie A è raramente immediato (ricordate quanto ci mise Alex Sandro per diventare titolare fisso?) Dalbert potrebbe ripercorrere le tappe di Emerson Palmieri, ora uno dei migliori laterali del campionato. Il brasiliano parte da uno status superiore a quello da cui partiva il giocatore della Roma, decisamente acerbo nelle prime uscite, e le qualità di sgrezzatore di talenti di Spalletti potrebbero rendere il processo di maturazione abbastanza rapido.

Per quanto riguarda la fascia destra si sussurrano i nomi di Aurier e Cancelo, due profili però molto differenti l’uno dall’altro. L’ivoriano potrebbe all’occorrenza disimpegnarsi anche come centrale difensivo o, in alternativa, consentire a Spalletti di passare a quella difesa a 3 e mezzo che lui stesso ha messo in atto alla Roma, così come potrebbe farlo D’Ambrosio, sperimentato con un discreto successo come marcatore da Pioli nello scorso campionato.

Il 3-4-2-1 sembrerebbe infatti un’idea che stuzzica la mente del tecnico di Certaldo e che consentirebbe (equilibrio tattico permettendo) di inserire un giocatore più offensivo vicino ad Icardi, grazie all’arretramento di qualche metro del raggio d’azione di Candreva. Scrivendo queste righe mi riferisco infatti ai rumors che parlano di un Inter vicinissima a chiudere per Patrik Schick, talento troppo puro per rilegarlo su un esterno o in panchina per fare il vice-Icardi.

Affiancandolo a Perisic alle spalle di Maurito sarebbe possibile costruire uno schieramento ibrido, di difficile interpretazione sulla carta a patto che il croato rimanga a Milano e si sacrifichi anche difensivamente per riformare quel 4-4-2 difensivo che abbiamo visto in precedenza. Un investimento di tale portata su Schick (si parla di 30/35 milioni) potrebbe stare a significare un cambio di strategia sul mercato, in cui i vari centrocampisti assaltatori, come sono stati definiti dalla stampa Nainggolan e Vidal, si sono dimostrati irraggiungibili per un motivo o per l’altro e quindi anche il progetto tecnico di Spalletti potrebbe virare su uno schieramento che preveda qualcuno più vicino al nueve.

Uscendo dal campo delle ipotesi e tornando alla realtà, le partite della preseason ci hanno detto quale sarà il giocatore che si assesterà, almeno per il momento, tra Perisic e Candreva. Responsabilizzato con la maglia numero 10, João Mario è chiamato alla stagione della riscossa personale dopo quella dello sbarco in Italia. Tenuto in campo quasi sempre per 90 minuti, il portoghese è stato a lungo catechizzato da Spalletti, che vuole tentare di rendere più produttiva la grande qualità che possiede.

Anche nelle interviste il tecnico ha usato il bastone e la carota con l’ex Sporting sottolineando come debba imparare a scaricare con i tempi giusti la palla per ribaltare velocemente l’azione ma riconoscendone il potenziale enorme. Preziosi potrebbero essere i tagli interno-esterno e la propensione a buttarsi nello spazio che naturalmente possiede il portoghese. Altrettanto importante sarà inculcargli una certa cattiveria sotto porta, indispensabile per una squadra troppo spesso affidata ai gol dei soli Icardi e Perisic.

I punti di domanda all’interno della rosa interista sono numerosi e la rosa è molto lontana dall’essere numericamente adeguata. Mancano almeno uno/due difensori centrali (potrebbe essere inserito stabilmente in rosa il giovane Vanheusden), un terzino destro (legato all’uscita di uno tra Santon e Ansaldi), un giocatore in grado di garantire un numero sufficiente di reti e un mediano in caso di uscita di Kondogbia. Tuttavia Spalletti ha dimostrato di fidarsi almeno a parole dell’operato di Sabatini e Ausilio e ha ribadito come la pesca migliore a volte si fa aspettando qualche giorno in più. Se l’hashtag #InterIsComing non si è rivelato una strategia vincente, noi proponiamo un più realistico #InterInProgress. E con Luciano Spalletti a guidare i lavori, i tifosi interisti possono stare più tranquilli.