Appunti Sparsi S02 Ep07 | ZonaCesarini.net

Appunti Sparsi S02 Ep07

In un weekend di Nazionali che è anche il primo fine settimana in cui ci accorgiamo davvero che l’estate è proprio finita, Appunti Sparsi varia leggermente la propria metrica, passando da una cosiddetta ad cazzum al 4-1-4-1. Si troveranno, infatti, solo due tipologie di cosette in questo settimo episodio, e d’altronde metà dei nostri giocatori favoriti sono ad allenarsi nella nebbia di Appiano Gentile o chissà dove.

I punti rimangono dieci e in quelli multipli di 5 troverete due puntate di una nuova rubrica che comincia oggi, con l’autunno e il sopraggiungere della malinconia: “Chi l’ha visto”. Una ricerca minuziosa del vostro affezionatissimo tra le rose di alcuni campionati esteri, setacciati al dettaglio per trovare qualche giocatore con un passato nella nostra Serie A. Così, nel caso se ne fossero perse le tracce, potremo riabbracciarli e iscriverci ai canali di YouTube delle loro squadre per chiuderli idealmente a doppia mandata nella nostra stanzetta dei ricordi.

Gli altri otto punti, invece, conterranno otto gol molto belli dal weekend delle Nazionali. Tutto chiaro? Dopo una gif carica di swag e briciole sulla spalla partiamo.

1. Si sta come sulla linea di porta in Germania-Azerbaijan

La partita del Fritz-Walter-Stadion di Kaiserslautern era così inutile che Löw ha schierato quanti più giocatori offensivi possibili (Leroy Sané e Julian Brandt esterni a tutta fascia, Sandro Wagner e Lars Stindl punte, Thomas Müller e Leon Goretzka “mezzali”) e ad arbitrare hanno mandato un lettone. Il povero Azerbaijan, che nel girone C non è arrivato ultimo solo perché c’è San Marino, ci ha capito pochissimo. Eppure ha finito il primo tempo 1-1, segnando – sì – un gol che fa notizia: la Germania ne ha subiti 4 in queste qualificazioni, segnati 43, per un totale di 10 vittorie su 10.

L’ultima partita del girone, tuttavia, è stata particolarmente bizzarra: ad un certo punto sembrava proprio che i tedeschi non riuscissero a segnare. Hanno sbloccato le operazioni col gol che vedremo in gif, ma prima hanno sbagliato tutto e di più. I difensori azeri, addirittura, per un’oretta sono sembrati vivi e vegeti. Anche quando le cose sembravano andare male, finivano bene. Il pareggio persiste per 54′, anche perché Rüdiger viene ubriacato da Ramil Seydaev. Alla ventesima palla che sfila in area piccola senza che Sandro Wagner la scaraventi in porta, sugli spalti si chiedono che fine abbia fatto Mario Gómez. Poi però il centravanti dell’Hoffenheim si redime e tutto torna alla normalità (i piedi di Sané hanno bisogno di un minuto in più). Stindl prende un palo furibondo coordinandosi in un fazzoletto e Can chiude il discorso con una bomba dai trenta metri.

Ma avevo promesso la gif del gol iniziale dei tedeschi, scusate. Eccolo qua.

Dev’essere molto felice la vita di Leon Goretzka se anche solo pensa a cose del genere.

2. Salah e l’Egitto, una storia bella

Era dal 1990 che l’Egitto, la Nazionale più vittoriosa nel continente africano, non si qualificava ad un Mondiale. Già vi avevamo parlato del meccanismo super-selettivo delle qualificazioni in CAF: giunte al terzo round, le migliori Nazionali africane si affrontano in cinque gironi da quattro squadre e solo la prima per ogni raggruppamento accede a Russia 2018. La Nigeria si è guadagnata questa possibilità con una giornata di anticipo battendo lo Zambia. La stessa cosa potevano fare gli egiziani, ai quali bastava battere il fanalino di coda Congo per mettere tra sé ed Uganda una distanza non più colmabile. La partita era però importante, perché l’Egitto non voleva tenere aperto il discorso qualificazione all’ultima giornata, quando il 6 Novembre saranno ospitati dal Ghana. E così, battere il Congo davanti alle 86mila persone del Borg El Arab Stadium di Alessandria diventa vitale. Al pareggio del Congo, Momo Salah è talmente affranto che le gambe non lo sorreggono più.

Al 90′ l’atmosfera è invivibile, l’Egitto la butta in mezzo alla disperata e trova l’intervento scomposto di Itoua su Mahmoud Ibrahim Hassan, noto come Trézéguet, neo-entrato trequartista del Kasimpasa. L’incredibile reazione dello stadio e delle panchine all’assegnazione della massima punizione indica tantissime cose: la tensione che c’è nell’aria, quella che deve affrontare Salah che sistema la palla dagli 11 metri, l’attesa ultra-ventennale di una Nazione intera.

Non è retorica spicciola questo tifoso che si dimentica della gamba mancante e si alza dalla carrozzina ebbro di gioia. Più che la trasformazione del rigore in sé, che avrete già visto, mi interessa farvi vedere i volti dei protagonisti nella gif sottostante. Come tanti bambini rossoneri hanno fatto con Sheva e quel rigore del 2003, le nuove generazioni egiziane potranno impararsi a memoria e riprodurre la mimica facciale, i movimenti della lingua del loro eroe, in un career-defining moment.

Scegliete pure il sottofondo alla marcatura: telecronaca egiziana o musica di Titanic.

3. La Bosnia se l’è cercata

Non li vedremo più. Non è ancora matematicamente certo, ma lo sarà se stasera, 10 ottobre, Grecia batte Gibilterra. Agli spareggi andrebbero proprio gli ellenici, contro i quali Dzeko & co. hanno pareggiato due volte. Fatale per i Zlatni ljiljani (I Gigli d’Oro) la sconfitta a Cipro di fine agosto. La Bosnia era avanti 0-2 all’intervallo, Dzeko, Pjanic, Ibisevic, Kolasinac, Lulic erano in panchina a raccontarsela. Finisce 3-2 per Cipro. Nulla è perduto, però.

La Bosnia doveva battere la capolista Belgio in casa, impresa sì difficile, ma la squadra di Roberto Martínez ha già inserito il pilota automatico. Pur di svantaggiare i Dragoni Rossi, i bosniaci hanno reso teatro dell’incontro un campo di patate (lo stadio bello, dicono, era squalificato). In questa partita cruciale, i padroni di casa erano privi di Pjanic, infortunato, e si sono fatti rimontare. Di nuovo. Visto che la Bosnia merita solo severità e mancanza di compassione, qua c’è un gol del Belgio, quello del 2-2, di Michy Batshuayi propiziato da Carrasco.

4. I croati hanno premuto il grilletto

La Croazia l’ha scampata bella. Per agguantare il secondo posto nel girone I vinto dall’Islanda, i biancorossi dovevano battere l’Ucraina all’Olympic Stadium di Kiev. È un momento pessimo per la Nazionale croata: dopo un Europeo sfortunato (uscita agli ottavi col Portogallo poi campione, solo ai supplementari. Coincide con l’ultima partita con gli scacchi rossi per Darijo Srna, storico capitano) e qualificazioni mondiali non brillanti, è stato cacciato il CT Cacic, solo pochi giorni prima della sfida contro l’Ucraina di Sheva. La partita più importante dell’anno, dunque, è stata allenata da Zlatko Dalic, reduce da esperienze positive sulla panchina di squadre arabe. La mossa della Federazione croata è stata audace, ma ha pagato: in Ucraina è finita 0-2 e agli spareggi ci sarà anche la Croazia. In tribuna c’era Srna, che ha applaudito compiaciuto.

La doppietta decisiva è di Kramaric, ma ogni palla che esce dal piede di Modric ha un’etichetta che grida: “Spingimi dentro”.

5. Chi l’ha visto: Süper Lig

C’è sempre stato un ottimo legame tra Italia e Turchia nei calci giorni di calciomercato. Se a volte loro si prendono i nostri scarti, Çalhanoglu è andato al Milan dopo un ripensamento al ritorno in patria (era il 2011 e stava al Karslruhe), al Trabzonspor, talmente discusso che si è preso 4 mesi di squalifica. I rossoneri diedero il là ai successi dell’Era Ancelotti dopo la cacciata di un allenatore turco a poche giornate dall’avvio del campionato.

Dal Bosforo sono arrivati una dozzina di giocatori. I più recenti Emre Belözoglu e Okan Buruk (Inter 2001), Ümit Davala (Milan 2001), Salih Uçan (Roma 2014, ora al Sion!) e di nuovo Inter con Caner Erkin nel 2016. Per quelli passati, storie più o meno verificate di bomber della Salernitana anni ’50 e valanghe di gol direttamente da corner, vi rimando qui.

E pure in Süper Lig giocano tanti nostri vecchi amici. Come in quei film americani, quando il boss dei playground del quartiere si trasferisce in un’altra città e, fatto ritorno, incontra quei compagni che una volta erano fratelli. Stephen Makinwa è il procuratore di tanti ragazzi nigeriani, ad esempio, e appena può li porta in Turchia. Non so il perché, forse a Makinwa piace l’aria di Istanbul. Ma andiamo con ordine.

Quelli forti. Un lungo elenco, specialmente per una rubrica che adorava Caner Erkin. Ricardo Quaresma, Gary Medel, Gökhan Inler, Emre Belözoglu sono brave persone (Medel no) che ricordiamo con affetto. Ménez e Eto’o sono allenati da un commentatore strappato alle TV italiane.

Quelli che ah davvero. Stefano Napoleoni, una gioventù al Tor di Quinto, è da più di un anno il tatuatissimo centravanti di riserva dell’Istanbul Basaksehir, dietro Adebayor e all’ex PSG Erdinç. Abdoul Sissoko ha giocato (poco) all’Udinese per diverse stagioni, ora è una parte importante del centrocampo dell’Akhisar Belediyespor. L’ex Siena Luís Neto, dopo anni allo Zenit, è finito al Fenerbahce, dove non stanno facendo troppo bene. Il Cagliari ha venduto Mauricio Isla nello stesso posto.

Quelli che restino là. Fernando Muslera era odiato in Italia. Colpa di un avvio-shock? Probabile. Ma la sua stessa fan-base lo reputava il principale problema della squadra, anche se il ragazzo ha fatto di tutto per farsi amare. Il ragazzo poi è migliorato anche in campo, ma Lotito deve rispettare il proprio ruolo e venderlo appena può incassare qualcosa. Al Gala ha trovato una propria dimensione e, quando è tornato a Roma per una vacanzetta, i tifosi turchi si sono preoccupati. Eljero Elia è un Miloš Krasic con più swag (si ride e si scherza ma questi avrebbero vinto uno Scudetto).

Altri. Il doble pivote del Trabzonspor, Juraj Kucka e José Sosa, che panchinano Ogenyi Onazi. Emmanuel Badu e Cristobál Jorquera si stanno abbracciando a Bursa, ai piedi dei Monti Uludag (o Olimpo della Bitinia). Vainqueur gioca con Ménez e presto potrebbe raggiungerli Umar Sadiq, perché no. É triste venire a sapere che Il Messi di Romania è finito al Karabükspor, ma tant’è. Almeno gioca con Ólafur Ingi Skùlason.

Uno che arriva. Il Cagliari a gennaio prende Carl Medjani, difensore algerino del Sivasspor, che ha giocato a Liverpool, in Corsica, ad Atene, a Valencia, a Trebisonda e sul diario gli manca solo l’adesivo dei quattro mori.

Squadre senza (apparentemente). Il Kayserispor, che però sta provando a rilanciare la carriera di Asamoah Gyan. Senza riuscirci. Non hanno ex “italiani” nemmeno Göztepe, Alanyaspor (però c’è un Vágner Love bollente), Sivasspor, Gençlerbirligi, Kasimpasa e Yeni Malatyaspor (però ci sono Nacer Barazite e il Cissokho con carie ai denti). Il Konyaspor ci delizia senza alcun Jonathan Biabiany, ma giocando in Europa League e un attaccante di riserva che di nome fa Friday. L’Osmanlispor ha invece un’altra caratteristica comune a tante squadre turche: il trequartista portoghese, in questo caso il prodotto del Porto Josué Pesqueira.

6. Budeschissimo

Constantin Brâncusi è uno dei tanti artisti che, nei primi anni del Novecento, arrivarono a Parigi da tutta Europa per creare un movimento tanto eterogeneo quanto d’avanguardia. Con lui Modigliani, Mondrian, Chagall. Nato in Romania, a Pesistani, come in una certa fase picassiana Brâncusi vuole tornare alle forme originali, mettere tra parentesi tutto ciò che è superfluo per tirare fuori dall’oggetto la sua vera natura.

Parafrasiamo tra calcio e Terzo Millennio.

Constantin Budescu è uno dei tanti trequartisti che, nella seconda metà del corrente decennio, hanno tentato la fuga in Cina per riempirsi il portafogli e divertirsi un po’. Con lui Witsel, Alex Teixeira e Zahavi. Nato in Romania, a Manasia, come in una certa fase cassaniana Budescu vuole tornare al peso non-forma, mettendo su qualche chilo di troppo per avere la scusa di cambiare squadra quando gli chiedono di pressare e impegnarsi.

Budescu sta giocando più di Torje in queste qualificazioni mondiali per la Romania. Strano per uno che viene soprannominato Sarmaluta, ovvero, più o meno, il mangione di sarma, piatto tipico dell’Est Europa a base di uva, brassica e spezie che avvolgono carne macinata. “Le vacanze non sono l’ideale per la mia silhouette”, ammette. A Budescu sembra bastare segnare al Viktoria Plzen su punizione nei turni di qualificazione alla Champions in Luglio. Le due squadre si sono ri-incontrate nel girone G di Europa League e Budescu ha segnato una doppietta. Poi ha segnato anche a Lugano. Potrebbe essere entrato, a 28 anni, nella parte migliore di carriera e se lo Steaua arriva in finale di Europa League sapete il perché.

7. L’inutile sfangata scozzese

La Scozia affrontava quest’ultimo weekend di gironi di qualificazioni con un unico obiettivo: fare più punti possibili contro Slovacchia e Slovenia e sperare in risultati favorevoli di queste due per qualificarsi ai playoff alle spalle dell’Inghilterra. Con la Slovacchia di Hamsik le cose si sono subito messe per il meglio (Mak espulso al 23′ dopo una seconda ammonizione per simulazione), ma la Scozia non riusciva proprio a segnare. Oltre alle due traverse, una di Leigh Griffiths una di Chris Martin, a mantenere inviolata la rete di Hampden Park era Martin Dúbravka. Autore di grandi parate, il portiere slovacco dello Sparta Praga è dovuto capitolare all’89’, quando un cross di Ikechi Anya dalla destra è strato spinto nella propria porta da Skrtel, in modo oltremodo rocambolesco.

La reazione del CT Strachan è di una persona che ha già intravisto tutto.

La Scozia si è guadagnata la possibilità di decidere il proprio destino. Siccome era verosimile che la Slovacchia battesse Malta, gli scozzesi dovevano fare altrettanto sul campo di una già eliminata Slovenia. Non impossibile, vero? Invece allo Stadion Stocize, la casa dell’Olimpia Lubiana, è finita 2-2 e agli spareggi andrà la Slovacchia. Scozzesi, pure passati in vantaggio con un gol sotto il settore della folta rappresentanza giunta da Glasgow, a casa. MVP della partita un Josip Ilicic, che se dovete scommettere su un MVP di partite inutili di secondo piano, con lui andate sul sicuro.

8. Lewandowski senza impegno

Per essere sicura del primo posto nel gruppo E, la Polonia doveva evitare harakiri in Armenia (ok, 1-6) e Montenegro (ok, 4-2). Robert Lewandowski è l’uomo che vuoi avere dalla tua in questo tipo di partite (a dirla tutta in tanti tipi di partite) e infatti ha segnato 4 gol, 3 in Armenia. Il primo su una punizione al limite dell’area, calciata a giro sopra la barriera; il terzo con un appoggio in rete che attaccanti come lui fanno sempre quando sono in visita all’Armenia; quello di mezzo così, con una punizione da dentro l’area, e forse è pure stato fortunato.

9. Isco potrebbe far segnare Robinho

Ma se il terminale è Rodrigo tutto diventa più facile. Dopo un anno in più scuro che chiaro, l’attaccante del Valencia ha ritrovato sé stesso con Marcelino. Il pragmatico allenatore ex Villarreal ha disposto i Murcielagos col suo classico 4-4-2 che difende per davvero ed è estremamente verticale nelle ripartenze. Il nativo di Rio de Janeiro ha già segnato 4 gol in Liga e forma con Zaza – il cui ginocchio sta meglio del previsto – una delle migliori coppie del campionato spagnolo.

Lopetegui ha una volta di più dimostrato grande malleabilità nell’undici titolare, e poco conta se l’avversario era un’Albania con poco da chiedere alla partita. Se l’inattivo Diego Costa sarà schierabile solo dopo un definitivo ritorno all’attività agonistica, aver trovato un suo possibile sostituto è oro colato per le Furie Rosse. Senza dimenticare che possono sempre giocare con quel caos organizzato che creano Asensio, Isco e David Silva, quando Lopetegui decide di non fare prigionieri e schierare nel tridente tre dei trequartisti migliori al mondo. Insomma, come i più riusciti quadri di Picasso la Spagna ci sta urlando in faccia qualcosa: attenti, perché siamo pieni di risorse e per il Mondiale ci siamo anche noi.

10. Chi l’ha visto: A’ Katīgoria

Della prima divisione cipriota non sanno in tanti. Della storia dell’impero fenicio sanno in pochi. Che ci sia una zona dell’isola che non appartiene né al Cipro vero a proprio (la zona a sud) né al Cipro che la Turchia ha dichiarato Cipro Turco non sa quasi nessuno. Spiegato meglio: nel 1974 la Turchia ha pensato fosse ok invadere la parte nord di Cipro. Nove anni dopo Istanbul ha pensato di proclamare la Repubblica del Cipro del Nord, darle una bandiera che è la loro ma a colori invertiti e occupare militarmente la zona fino ai giorni nostri. Oh cazzo, avrà pensato il Cipro rimanente: i turchi ci hanno invaso ma rimaniamo in controllo del 59% del Cipro. Una zona neutra (4% del territorio) è stata tracciata dalle Nazioni Unite tra i due Cipro, anche se ora pare le due parti del paese si vogliano meno male che in passato.

Il calcio, dicevamo. L’APOEL, la ragazza brutta nelle serate di Champions, è la squadra più forte di Cipro. Dall’inizio del Terzo Millennio hanno vinto 10 campionati, tra cui gli ultimi 5. Per ora in testa, tuttavia, c’è l’Anorthosis, che l’ultima volta sollevò il trofeo nel 2008. Il primo risultato che esce googleando “calciatore cipriota in Italia” è Grigoris Kastanos, centrocampista mancino cresciuto nella Juve attualmente in prestito allo Zulte Weregem, precedente residenza di Luca Marrone. I bianconeri hanno strappato “The Next Marchisio” sedicenne all’Enosis Neon Paralimni, squadra di seconda divisione cipriota. Classe ’98, ha già debuttato con la Nazionale del Cipro, anche se si rivolgeva al Pescara (prestito semestrale) al femminile.

Attenzione perché è facile confondersi: 5 squadre su 14 iniziano con la A e hanno meno di 6 lettere.

Quelli forti. Nessuno.

Quelli che ah davvero. Nèlson Augusto Tomar Marcos lo ricordano a malapena i tifosi del Palermo, ma ha segnato un gol in rosanero nella stagione 2013-2014. Ora, terzino destro brasiliano che si incammina verso i 35 anni, gioca all’AEK Larnaca. Torna in Sicilia per abbracciare nuovamente Miccoli, un lustro dopo l’esperienza al Benfica. “Salveremo il Palermo”, dice con Mauro Boselli. Non ci riusciranno. E poi ci sono Bogdan Mitra (una stagione ad Ascoli, ora all’AEL Limassol), Jan Koprivec (nato a Capodistria e pellegrino tra Udine, Cagliari, Perugia, Gallipoli e Bari, ora al Pafos FC), Eduardo Pincelli (2006-07 ad Alghero e ora all’Ethnikos Achnas), il nazionale rumeno Marius Alexe (in prestito oneroso da Bucarest al neo-promosso Sassuolo nel 2013-14. Partì neanche malaccio, poi si ruppe i legamenti del ginocchio e col cavolo che Squinzi lo riscatta. Ora, dopo un mesto girovagare, sta in zona retrocessione all’Aris Limassol).

Quelli che restino là. Lamine Ba è un prodotto delle giovanili del PSG, arrivato all’Entella diciannovenne e svincolato nello scorso mercato invernale. Dopo essersi portato a casa una rara cartolina dalla finale di Coppa Italia Primavera persa contro la Roma, poco altro. Se n’è andato subito e ora difende la porta del Doxa Katōkopias. Dimitar Makriev è un centrocampista bulgaro che l’Inter strappò nel 2002 al CSKA Sofia pochi giorni dopo che questi ultimi lo prelevarono dai rivali del Levski Sofia. Non debutterà mai con l’Inter. Chi ricorda, invece, lo scarsissimo Innocent Emeghara? Tra Livorno e Siena qualcuno di sicuro. Ora occupa l’ultima posizione con l’Ermis Aradippou e ha come compagni di squadra Emmanuel Frimpong e gli passano la palla, oltre all’ex Arsenal, il portoghese China e il liberiano Theo Lewis Weeks.

Un gol Innocenzo Emeghara servito da Rosinaldo, in cui Biava sembra poco più che un palo della luce. Grazie a questa vittoria il Siena si tolse dall’ultimo posto. Un giocatore buggatissimo, tra l’altro.

Altri. Dani Benítez è ora una mezzala dell’AEL Limassol, ma per cinque anni è stato di proprietà dell’Udinese, che per altrettanti anni lo ha girato in prestito al Granada dove ha giocato più di 120 partite. Davide Grassi è un difensore italiano di 31 anni, nato a Reggio Emilia ma cresciuto nel Parma (tipo Carlo Ancelotti). E le ha girate un po’ tutte: ha giocato in Spagna, Scozia, Slovenia, Belgio, Germania, Romania, Malesia e ora è tornato – sì, ci aveva già giocato – a Cipro, col Nea Salamis. Su Twitter si definisce “figlio di due genitori fantastici” e ha pubblicato un suo gol su punizione dai trenta metri, che, wow!

Uno che arriva. Jarchinio Antonia arriverà alla neo-promossa Salernitana per far riapparire la sua carta di Ultimate Team, che in Fifa 17 non è uscita ma aveva 93 in velocità. Nazionale di Curaçao, Jarchinio è nato ad Amsterdam ed è alla prima stagione all’Omonia Nicosia dopo una vita in Olanda. La Salernitana lo prenderà perché con pizzetto e cuffiette lo stile c’è.

Squadre senza (apparentemente). Nell’Anothosis nessuno ha calcato i campi di Serie A. La categoria di giocatori più presente qua è invece lo spagnolo in cerca di pace dopo una carriera tumultuosa, di cui è piena l’AEK Larnaca. Non c’è nessun “italiano” nemmeno all’Apollon Limassol, ma c’è André Schembri, uno dei più forti giocatori di Malta, figlio e nipote d’arte. All’Omonia Nicosia basta Matt Derbyshire, all’APOEL Ebecilio, all’Olympiakos Nicosia (no, non hanno grande fantasia in Cipro) ci sono solo giocatori portoghesi e ciprioti, a parte Isli Hidi, che è nato a Tirana.