Il listino del mercato - Zona Cesarini

Il listino del mercato

Benvenuti nella nuova meravigliosa rubrica di Zona Cesarini, chiamata a dare ad intervalli occasionali e arbitrari pareri occasionali e arbitrari sull’andamento in campo dei più importanti trasferimenti dell’ultimo mercato di Serie A. Il tutto ovviamente sarà rinfacciabile alla prima occasione perché, si sa, nel calcio i conti andrebbero fatti in fondo. Ma noi passiamo subito alle cose formali, e valutiamo ora, dopo nove giornate di campionato, come stanno andando i grandi colpi dell’estate.

 

Leonardo Bonucci: DOWN

Il trasferimento più clamoroso del calciomercato, il più costoso over 30 di sempre, il nuovo capitano del Milan. “Lavorerò per spostare gli equilibri”. Niente, del difensore che tra hype e una crescita continua in prestazioni veniva ormai ritenuto uno dei più forti del mondo, non c’è traccia. Fuori dal pacchetto Juve, costruito con anni e pazienza da Conte prima e da Allegri poi, Bonucci pare tornato quello disastroso della Juve di Del Neri. Un balzo indietro di 6 anni, quando la valutazione di 15 milioni per il suo trasferimento da Bari divenne oggetto di scherno e critica vista la quantità di errori marchiani commessi. Quella che poi è la situazione attuale, solo che i milioni ora sono 42 e il difensore laziale rischia già ad ottobre di diventare il tragicomico simbolo di un tragicomico Milan. I turni di squalifica forse gli faranno bene.

Federico Bernardeschi: DOWN

I 40 milioni per il suo passaggio dalla Fiorentina alla Juventus, con tanto di gastroenterite al momento della convocazione per il ritiro viola, ora provocano il feroce sarcasmo dei tifosi toscani. L’enfant prodige carrarino, che aveva fatto di tutto per ottenere l’agognato trasferimento in bianconero, vede il campo con il contagocce, e la valutazione down è più che altro figlia di questo fatto. Perché Bernardeschi, che nelle ultime gare è riuscito a racimolare minuti di gioco in più, non starebbe nemmeno sfigurando. Il problema è che in quelle gare ha sfigurato la Juve, stoppata a Bergamo e crollata in casa contro un’eccellente Lazio. E 40 cocuzze per far la parte dell’onesto gregario poco decisivo, sembrano davvero troppe.

Matias Vecino: UP

Quei 24 milioni versati da Zhang nelle casse della Fiorentina hanno riportato a Milano un centrocampista solido e versatile, di quelli che in nerazzurro mancavano da tempo. Le prove nel derby e al San Paolo sono solo ciliegine sulla torta di un crescendo costante, e l’uruguaiano al momento è l’unica vera certezza di Spalletti nell’ingarbugliata matassa della zona centrale di campo interista. Oltre le più rosee aspettative, forse soprattutto di quelle dei tifosi bauscia, abbacinati dalla scintillante campagna acquisti dei cugini e probabilmente da una limitata conoscenza del giocatore. Fiducia e continuità.

Nikola Kalinic: DOWN

Arrivato agli sgoccioli di mercato, si è iniziato a vederlo alla 4a giornata contro la Spal e si è smesso di vederlo dopo la 5a giornata contro l’Udinese. Poca roba, anche se a conti fatti sta valendo quasi la metà dei punti messi in cascina dal Milan. Appannato e in ritardo di condizione, bombardato di fischi alla sostituzione contro il Genoa, la sua astinenza dagli allenamenti a causa delle querelle di mercato forse non gli ha fatto benissimo. Provi a presentare un nuovo certificato medico a riguardo.

Milan Skriniar: UP

Passa a peso d’oro dalla Samp all’Inter, trasferimento sul quale aleggiano ombre da esigenze di bilancio e fair play finanziario. Ma le perplessità sembrano spazzate via, e lo slovacco è già più che un valore aggiunto nel pacchetto arretrato interista. Qualità in impostazione e personalità al servizio di compagni talvolta traballanti: la speranza in casa nerazzurra è che continui così, regalando alla piazza (tra le altre) impietose sportellate nel derby contro uno spaesato André Silva, e più pragmatiche tenute di botta contro un certo Mertens. Muro.

André Silva: DOWN

Il tabellino del giovane attaccante portoghese più che sconsolante è irritante: 3 gol nelle ultime tre uscite in nazionale, 6 gol in sette gare di Europa League, ma in campionato il tabellino è inchiodato sullo zero. Impatto con la Serie A tremendo: i compagni non lo aiutano, Montella ci crede e non ci crede, e a volte è proprio Silva quello che sembra il meno convinto di tutti. 38 milioni per quello che doveva essere il top player dell’attacco: la dirigenza milanista ha poi comprato Kalinic come ripiego ai fantacolpi Belotti/Aubameyang, e se il croato non brilla con continuità, il portoghese forse sta facendo peggio. Ci vorrebbe pazienza, ma a Milanello la pazienza è merce rara e preziosissima di questi tempi.

Douglas Costa: STABILE

Con riserva. L’apprendistato del brasiliano è ancora ben lungi dall’essere concluso, e anche su di lui grava il peso di una spesa astronomica per prestazioni talvolta così così. Ancora, anche su di lui come su Bernardeschi grava il momento di difficoltà della Juve, che certo non lo aiuta a crescere. Sempre in tema di spostare gli equilibri, il brasiliano non sembra capace di farlo in maniera sistematica. Eppure la qualità non gli manca, si è anche sbloccato a rete (pur nel giorno della caduta dello Stadium) e appare in lieve crescita. Che la faccia sentire, come fatto – con un impatto istantaneo – contro lo Sporting Lisbona.

Hakan Çalhanoglu: DOWN

Preso a 22 milioni dalla Bundesliga, era uno dei fiori all’occhiello del succulento mercato milanista ma ancora non si è visto. Assente nel derby per squalifica (dove Bonaventura, suo rivale designato per la maglia, è tornato a rispondere presente), non è che sia mancato più di tanto rispetto ad altre gare. Il turco fatica ad entrare in condizione e Montella fatica a trovarne la giusta posizione in campo, a poco valgono gli isolati squilli di tromba in Europa League rispetto ad un avvio di campionato impalpabile. Altro giocatore da aspettare giocoforza, altro giocatore a cui già manca il tempo.

Blaise Matuidi: UP

Forse non l’eroe che la Juventus merita, ma probabilmente quello di cui ora ha bisogno. 20 milioni sborsati dai bianconeri per prelevarlo dal PSG, il francese ha giocato praticamente sempre, portando tanta quantità e consistenti dosi di dinamismo al centrocampo juventino. Si sospettava che non sarebbe stato il colpo risolutivo per i bianconeri, si pensava che forse ci voleva un altro tipo di giocatore, di altra qualità. Ma in questo momento di difficoltà nel ritrovare i giusti equilibri, Matuidi non sarà dilettevole ma quantomeno è utile.

Luciano Spalletti: UP

Ok, il Vate di Certaldo non è propriamente un acquisto di mercato, ma è un volto nuovo dell’Inter, un volto nuovo dall’impatto tecnico-comunicativo sconvolgente. Luciano continua nel suo trend di uomo forte al comando dalla patina karma-filosofica, dando, a dirla tutta, più spettacolo dei suoi ragazzi in campo. Ma l’Inter vince e galvanizza, e il secondo posto in classifica è tutto sommato meritato, nonostante un pesante debito cumulato con la Dea Bendata. In attesa che arrivi anche il bel gioco, “bisogna vince le partiteeeee”. Ma contro il Napoli di Sarri va bene anche un pareggio.

 Gregoire Defrel: DOWN

Va bene, si è infortunato quasi subito, ma l’attaccante ex-Sassuolo comunque era partito titolare nelle prime tre gare stagionali della Roma. Gare per lui difficili, dove si è speso in un gran lavoro di sacrificio in copertura (come a Bergamo, ad esempio), ma per quanto fatto vedere rimane il sospetto che sia di troppo nell’organico della Roma, e che i 20 milioni messi da parte per riconsegnarlo a Di Francesco siano eccessivi. Altro giocatore da valutare nuovamente al suo rientro.

Franck Kessié: STABILE

Stabile, perché fra i tanti potenziali colpevoli del Milan forse è quello con più attenuanti generiche. In primis, non è tutto da buttare. L’ivoriano, uno dei più utilizzati da Montella, ha fatto vedere ottime cose nelle gare contro Crotone, Udinese e Spal – nonché nella ripresa contro il Genoa -, risultando uno dei migliori. In secundis, è un ragazzo di vent’anni, un investimento importante anche in prospettiva. Gli manca tanto la continuità di rendimento, ma non è pensabile che sia lui il trascinatore nei momenti di difficoltà. Quando è giù, si deve rendere conto che la giocata più semplice può essere la migliore, senza strafare.

Patrik Schick: SV

Alla Juve. Anzi no, all’Inter. No aspetta: alla Roma. Però la Juve ci ripensa. Alla fine l’attaccante boemo dalla Genova blucerchiata è sbarcato a Trigoria, ma nessuno lo ha ancora visto. Appena 15 minuti giocati e una sfilza di infortuni per lui, impossibile valutarlo. Se ne aspetta in gloria il rientro per capirci qualcosa di più.

João Cancelo & Dalbert: DOWN

Voto unico per i due terzini dell’Inter, accomunati dall’essere entrambi regolarmente in panchina in favore di Nagatomo e D’Ambrosio, reduci da stagioni devastanti ma apparentemente rinati sotto la gestione Spalletti. Con una spesa potenziale che supera i 50 milioni di euro (Cancelo è in prestito con diritto di riscatto a 30 milioni), i due sono ancora in fase d’ambientamento, con il portoghese oltretutto ostacolato anche da alcuni infortuni. Recuperabilissimi, ma per quanto sembri folle dirlo, al momento è difficile pensare di rinunciare alle garanzie (sì, garanzie) che sta offrendo un giocatore come D’Ambrosio. Nel frattempo, a Valencia, anche la pedina di scambio Kondogbia pare in netta ripresa…

Andrea Conti: SV

Non giudicabile perché dopo poche gare si è fermato per un grave infortunio, ma Conti è un UP in negativo, perché la sua assenza pesa come un macigno. Pesa per le qualità del giocatore che già si erano intraviste e pesa per le sue caratteristiche tecniche (indicate nel favorire il passaggio al 3-5-2, passaggio al momento traumatico). Borini sta tirando fuori prestazioni di cuore, gamba e sacrificio al suo posto strappando applausi al popolo rossonero, ma è e rimane un adattamento di emergenza. Altro problema di non facile risoluzione per Montella, sperando che l’ex-atalantino torni presto sul prato di San Siro.