L'ascesa di Kevin De Bruyne - Zona Cesarini

L’ascesa di Kevin De Bruyne

Se la Premier League è globalmente riconosciuto come il campionato “modello” sul globo terracqueo, non esiste persona interessata al mondo del calcio che sia all’oscuro di quello che sta accadendo in Inghilterra. Complice il doppio passo falso del Manchester United, l’altra metà della città si è sentita libera di segnare una decina di gol nelle ultime due partite per andare a prendersi quella vetta solitaria che sa di primo tentativo di fuga.

Nonostante siano solo cinque i punti che dividono le due sponde di Manchester, non una distanza incolmabile, la banda capeggiata da Pep Guardiola sembra avere, al momento, davvero pochi rivali all’interno dei confini nazionali e sta iniziando ad allungare la sua inquietante ombra anche sui territori europei. Uno degli uomini simbolo della squadra di Guardiola è Kevin De Bruyne, wonder boy belga da anni annunciato come futuro craque ma che solo sotto l’egida del juego de posición è entrato definitivamente nel gotha del calcio mondiale, tanto da essere incluso nella lista dei 30 migliori della passata stagione. Un percorso tortuoso, caratterizzato anche da intoppi e rallentamenti, ma che alla fine ha portato a maturazione un giocatore del genere:

Visione da regista, tocco da trequartista, inserimento e gamba da mezzala, conclusione (con il piede “debole”) da bomber. Il big match a Stanford Bridge lo decide lui.

Kevin De Bruyne, gli inizi

Nato nel 1991 da padre belga e madre inglese, Kevin De Bruyne fa parte a pieno titolo della talentuosissima generazione d’oro che ha fatto emergere il Belgio come una delle nazionale più ricche di promesse nell’ultimo lustro. La sua carriera giovanile si divide tra le fila del Gent e quelle del Genk, che nel 2005 intravede delle potenzialità e lo preleva alla società quasi omonima per guidarlo fino all’esordio nella massima serie nazionale alla tenera età di 17 anni.

Le potenzialità del ragazzo sono sotto gli occhi di tutti: è un mix esuberante di qualità e quantità applicato sempre al servizio della squadra, il tutto condito da una personalità importante. Quello che impressiona maggiormente di lui, probabilmente, è la facilità di calcio di cui dispone. Sin dai primi anni, infatti, si nota la predilezione per il gioco lungo, in cui potenza e precisione sono combinati in un mix davvero raro da trovare, e per la tendenza a segnare alcuni gol tutt’altro che banali.

Gif muta.

Per la J-League diventa presto fuori categoria. Gli servono solamente 72 presenze nella massima serie per mettere a referto 13 reti e 19 assist (fonte Transfermarkt) per farsi mettere addosso gli occhi di mezza Europa ma, come spesso accade con i talenti fiamminghi, la spunta il Chelsea. I Blues hanno una serie di intuizioni illuminate e mettono le mani anche su Thibaut Courtois e Romelu Lukaku; come faccia, oggi, a giocare a Londra solo l’estremo difensore è uno di quei misteri spiegabile solo dalle vie infinite del calciomercato.

Il giovane De Bruyne, comunque, viene considerato ancora acerbo per fare il grande salto dal Belgio alla Premier League e viene mandato a farsi le ossa al Werder Brema, in Bundesliga. Uno così, però, sembra non poter avere ostacoli e non subisce minimamente lo stravolgimento del contesto attorno a lui. Le statistiche riportano una “doppia-doppia” di stampo cestistico (10 gol, secondo marcatore di squadra, e 10 assist, il migliore, in 34 presenze complessive stagionali), mette a referto 2.6 passaggi chiave a partita, è il giocatore di movimento che disputa più minuti in campionato oltre ad essere quello con il voto medio superiore. (fonte Wyscout).

Pur dando un’idea, i freddi numeri non riescono a esprimere in maniera adeguata che razza di impatto avesse sulla squadra un ragazzino di ventuno anni alla sua prima stagione da titolare (anzi, alla prima stagione in generale) in uno dei 5 maggiori campionati europei. Il suo sbarco in Inghilterra è scontato: nel 2013 nessuno, davvero nessuno, può immaginarsi Kevin De Bruyne con una maglia differente da quella del Chelsea nella stagione successiva…

Kevin De Bruyne, caduta e risalita

E infatti la prima metà della stagione 2013/14 KDB è nella rosa del Chelsea, alla cui guida è appena tornato José Mourinho. Quale scenario migliore per iniziare la sua avventura in Premier League se non con un allenatore che apprezza i giocatori che sanno mixare qualità e quantità e che, solitamente, utilizza tre trequartisti ogni partita?

Sulla carta il matrimonio tra De Bruyne e Mourinho è uno di quelli destinato a trasformarsi in un amore lungo una vita. Piccoli intoppi potevano essere prevedibili, il fatto di doversi giocare il posto con Hazard, Oscar, Mata, Willian e, in certi contesti, Ramires, sicuramente poteva rallentare la crescita di un ragazzo che aveva comunque dimostrato di adattarsi molto velocemente ma nessuno si sarebbe aspettato che fino a gennaio il giovane belga collezionasse solamente tre gettoni in campionato e nove complessivi.

La scintilla tra JM e KDB non scocca mai, neppure dopo il meraviglioso assist per il primo gol stagionale della banda di Mourinho, in cui De Bruyne parte titolare come terzo trequartista di destra. Kevin, dopo il ritorno in Germania, si è spesso lamentato di aver avuto poche chance nonostante si allenasse al massimo e si fosse comportato in maniera apprezzabile le poche volte in cui era stato messo in campo.

Il manager portoghese, dal canto suo, ha dichiarato di non aver apprezzato la maniera in cui si allenava il giovane belga, che non riusciva anche a digerire il fatto di doversi sudare la maglia da titolare tutte le domeniche. Il divorzio viene pagato 17 milioni di sterline dal Wolfsburg, con il senno di poi un furto con scasso.

Il suo secondo sbarco in Germania conferma che non si è perso nei sei mesi di semi-inattività a Londra e lascia intravedere quello che può fare messo al centro del villaggio. I primi 6 mesi sotto la gestione Hecking sono di ambientamento: gli fanno registrare 3 reti e 6 assist in 16 presenze di Bundesliga e fanno solo da preludio dell’anno successivo. La stagione 2014/15 Kevin De Bruyne si consacra a livello europeo e mondiale.

I numeri sono impressionanti: in 51 presenze mette insieme 16 gol e 28 (ventotto!) passaggi vincenti, trascina il Wolfsburg al secondo posto in campionato, incide pesantemente nelle fasi finali della DFB-Pokal poi vinta e viene fermato in Europa League ai quarti di finale dal Napoli di Benitez.

Il meglio della stagione pazzesca di Kevin De Bruyne.

De Bruyne è diventato troppo grande per il club tedesco e viene comprato a peso d’oro dal Manchester City: 71 milioni di euro finiscono nelle casse del club tedesco, 14 x 5 anni al giocatore. Per KDB è tempo di tornare in Premier e dimostrare che, tra i due, quello che si sbagliava era Mourinho.

Kevin De Bruyne, oggi

Dal suo arrivo al City ad oggi quello che fa impressione è la capacità di migliorare ancora. Soprattutto dopo l’arrivo di Guardiola l’incidenza di Kevin De Bruyne sulle sorti del Manchester City, e mai come quest’anno, sta mettendo in mostra una costanza di rendimento a livelli altissimi. In dodici presenze stagionali ha già messo a referto 8 assist, due reti e una media di 3.2 passaggi chiave ogni novanta minuti.

Quello che più sta stupendo è che, almeno nominalmente, sia schierato in una posizione che non gli appartiene. In una formazione iperoffensiva e votata al controllo palla Kevin è schierato nella (teorica) posizione di mezzala destra, un ruolo in cui solitamente i compiti principali sono aiutare la risalita della squadra e, solamente in seconda battuta, svolgere una funzione di appoggio tra le linee, con la possibilità di buttarsi negli spazi. In realtà il sistema di uscita palla di Guardiola è affidato alla linea difensiva, Fernandinho e Ederson, sei uomini che devono consentire al belga e a Silva di continuare a calpestare le porzioni di terreno a loro più congeniali.

Ricevere il pallone alle spalle della prima o della seconda linea di pressione, in un sistema che moltiplica le linee di passaggio, e circondato da giocatori in grado di associarsi a lui, sta elevando all’ennesima potenza la creatività di un giocatore in grado di compiere scelte giuste con un tempo di gioco in meno rispetto alla stragrande maggioranza dei giocatori professionisti.

Esempio pratico di quanto può pesare su una partita accorciare i tempi di gioco. Quando controlla il pallone (un campanile appena toccato da Fernandinho, ndr.) ha già in mente il passaggio per il Kun. Lo stesso passaggio, un secondo dopo, difficilmente sarebbe filtrato tra i due centrali.

Se avete bisogno di una partita manifesto per convertirvi definitivamente anche voi al culto di Kevin De Bruyne, di cui vi sarete innamorati nella partita contro il Napoli se per vostra disgrazia non lo avevate mai visto all’opera in questa stagione, vi consiglio il match tennistico disputato contro lo Stoke City circa due settimane fa.

Minuto 7: Avanza lentamente sul centro-destra con la testa alta e fa partire con la fionda un pallone destinato a Jesus, che aveva appena preso posizione di vantaggio al centro dell’area. Sporcata di testa la sfera finisce a Sané, sempre pronto a tagliare in area, che spara altissimo. Occasioni create: 1

Minuto 16: Dopo un quarto d’ora di assedio il City sblocca la partita con G.Jesus. Chi serve l’assist? Walker. Di chi è il 60% del merito del gol? De Bruyne. Quasi-assist: 1, occasioni create: 1

– Minuto 18: Segna Sterling su assist di Sané, tutto facile. Certo che è tutto facile, con un solo passaggio (e la complicità di un pessimo allineamento della difesa avversaria) De Bruyne ha messo tre compagni soli davanti al portiere

Non considerare questa palla un assist di De Bruyne è quasi un delitto. Quasi-assist: 2, occasioni create: 1

Minuto 45+1: Smessi i panni di smistatore di dolcetti, la squadra va con il pilota automatico per mezz’ora, va sul 3 a 0 e subisce un gol abbastanza sfortunato. Prima dell’intervallo tenta allora di mettersi in proprio. Prontissimo al limite dell’area sulla sponda del compagno calcia praticamente da fermo angolandola benissimo senza dargli la potenza adeguata. Quasi-assist: 2, occasioni create: 1, tiri pericolosi: 1.

– Minuto 54: Lo Stoke in qualche modo l’ha riaperta, lui la richiude. Gabriel Jesus non può esimersi dal buttare in rete questo pallone. Assist: 1, Quasi-assist: 2, occasioni create: 1, tiri pericolosi: 1

– Minuto 61: Una delle qualità migliori De Bruyne è proprio questa, una visione per il gioco lungo straordinaria, messa al servizio di piedi in grado di coniugare forza e precisione come pochi altri al mondo, forse nessuno.

Game, set and match. Assist: 2, Quasi-assist: 2, occasioni create: 1, tiri pericolosi: 1

Al 66° Guardiola lo sostituisce, troppo importante nell’economia del gioco del catalano per utilizzarlo ancora in una partita decisa. Il sistema di Pep è indubbiamente costruito con perizia e non c’è dubbio che abbia una buona parte del merito nella definitiva esplosione di De Bruyne. Allo stesso tempo, però, è lo stesso De Bruyne ad esaltare il sistema in quanto perfetto interprete del calcio cerebrale pensato dall’ex tecnico di Bayern e Barcellona.

Coniugare velocità, tecnica e fisico con un cervello sopraffino orientato all’esaltazione dei compagni che lo circondano, sembra frutto di un esperimento di laboratorio. In realtà è il semplice risultato di un lavoro certosino, della coltivazione di un talento che madre natura ha fatto nascere in Belgio e che non si è mai accontentato. Il destino che ha fatto incrociare Guardiola e De Bruyne in quel di Manchester ha completato il quadro e ha dato via alla scalata di Kevin De Bruyne, un’ascesa che nessuno sembra in grado di arrestare.