Il concreto astrattismo di Zielinski - Zona Cesarini
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Il concreto astrattismo di Zielinski

Percorrendo la Königstraẞe – la “via dei re” – lungo il tratto che congiunge Praga con Breslavia, ci si imbatte in Ząbkovice Śląskie, una tranquilla cittadina polacca che nasconde – anche se non troppo – una storia decisamente particolare: si dice, infatti, che nel 1606 otto becchini arrivarono dal nulla e decisero di stabilirvisi. Per garantirsi un buon giro d’affari, di notte vestivano i panni di untori, spalmando sulle porte e sulle finestre delle case una sostanza velenosa che evaporava e svaniva nel nulla, arrivando ad uccidere più di duemila persone nel giro di cinque mesi.

Accantonata l’ipotesi che si potesse trattare di un’epidemia di peste, i becchini vennero smascherati, e dopo aver confessato, per giunta, di aver partecipato ad episodi di cannibalismo e di profanazione di tombe, vennero condannati al rogo nell’ottobre dello stesso anno.

Questa storia assume una sfumatura ancor più raccapricciante se si pensa che l’antico nome di Ząbkowice Śląskie, che fino al 1945 rientrava geograficamente parlando entro i confini della vicina Germania, era Frankenstein. Sembra infatti che, quando dovette dare un nome al protagonista del suo più famoso romanzo, Mary Shelley fu ispirata dai macabri avvenimenti che due secoli prima resero tristemente nota la cittadina tedesca

Tuttavia bisogna tenere presente che non esistono prove o documenti che attestino la veridicità di questo collegamento. Inoltre, alcuni critici letterari sostengono che il nome dello scienziato svizzero nato dalla fantasia della scrittrice inglese possa derivare da un misterioso alchimista che abitava il castello di Frankenstein, situato vicino a Darmstadt. Frankenstein, forse, no; ma Zieliński sicuramente sì. Quello che infatti Ząbkowice Śląskie può tranquillamente affermare è di aver dato i natali a Piotr Sebastian Zielinski, vero e proprio astro nascente del calcio polacco ed europeo.

Destinazione Napoli

Il viaggio che ha portato il giovane Piotr dallo Zagłębie Lubin al Napoli è stato però lungo e tortuoso ed ha fatto tappa prima ad Udine e poi ad Empoli, dove credendo di essersi perso, ha chiesto indicazioni ad un signore con gli occhiali e la sigaretta in bocca il quale gli ha indicato la retta via, dandogli appuntamento non a Samarcanda, ma a Castel Volturno.

A dirla tutta, questo viaggio ha rischiato di non iniziare proprio: nel 2004 lo Sparta Praga organizzò un torneo solo per vedere all’opera un giovanissimo Zieliński e per cercare di convincere la famiglia a trasferirsi a Praga. I genitori, però, rifiutarono l’offerta dei cechi, così come quella di Rudi Völler, che nel 2006, oltre ad un posto nelle giovanili del Bayer Leverkusen al ragazzo, offrì anche un posto di lavoro al padre, ovviamente alla Bayer.

Piotr Sebastian Zieliński: Ząbkowice Śląskie, 20/05/1994.

La realtà dei fatti, tuttavia, è che dopo essersi lasciato alle spalle diversi svincoli ed aver percorso parecchia strada, Zielinski è arrivato ai piedi del Vesuvio, alla corte di quel signore che aveva incontrato ad Empoli, anche se, date le enormi potenzialità messe in mostra, sembra quasi scontato che Napoli non sia la sua meta definitiva, bensì un’altra tappa del suo viaggio verso l’élite del calcio europeo.

Pass accuracy e senso della posizione

La notevole qualità nel palleggio e le evidenti doti tecniche sono solo le prime caratteristiche che saltano all’occhio ammirandolo all’opera. Piotrek, nomignolo datogli in patria, è ambidestro: adopera prevalentemente il piede destro ma usa con pregevole naturalezza anche il mancino, che si tratti di un lancio lungo, di un cambio di gioco o di un tiro in porta.

La specialità della casa è il passaggio: prendendo in esame le statistiche degli ultimi 18 mesi, ovvero da quando è a Napoli, il talento polacco ha effettuato, ad ora, 2.253 passaggi, 1980 dei quali andati a buon fine, con una percentuale di precisione che si attesta attorno all’88%. In poche parole significa che 31 dei 37 palloni che mediamente passa nell’arco di una partita giungono sani e salvi tra i piedi di un compagno di squadra. Ma se da un lato si può pensare che non sia un numero ragguardevole – parere opinabile, considerando la sua non titolarità – dall’altro bisogna precisare che si tratta di passaggi che cercano quasi sempre la profondità e la corsa nello spazio di un compagno, aumentando quindi notevolmente il proprio coefficiente di difficoltà.

Un altro piatto forte è il senso della posizione, la padronanza del proprio corpo all’interno del rettangolo di gioco. Zielinski ha la capacità di andare incontro al pallone disposto in maniera tale da facilitare la giocata successiva che ha già in mente; e per far sì che questo accada, il primo controllo è sempre determinante: nella totalità dei casi, infatti, i suoi stop sono orientati, permettendogli di guadagnare un tempo di gioco sull’avversario che cerca di ostacolarlo.

Addirittura, certe volte il primo controllo non è nemmeno necessario: capita spesso che Zielinski finga di stoppare il pallone e poi con una finta di corpo lo faccia scivolare alle sue spalle, creando superiorità numerica e generando dal nulla una transizione offensiva. In altre occasioni, invece, tutto fa supporre che stoppi il pallone in una data direzione, mentre al momento della ricezione accarezza la palla con il piatto del piede, la fa scivolare verso la parte opposta, mandando fuori giri il suo diretto marcatore. Per qualsiasi avversario, il primo controllo del #20 con la maglia azzurra è di difficile lettura.

Zieliński combina eleganza e pragmatismo. È il supereroe con gli occhi di ghiaccio che ha il potere di rendere concreto l’astratto. Unendo abilità nel cercare la giocata azzardata e notevole tecnica palla al piede, è in grado di fare apparire semplici quelle che a tutti possono sembrare giocate forzate, grazie soprattutto alla naturalezza e all’eleganza dei suoi movimenti. Come si può dedurre dai numerosi tocchi di suola, il pallone tra i suoi piedi non scotta mai: sa quando andarselo a prendere e quando liberarsene, sinonimo di una notevole personalità.

Le sue giocate sono principalmente proiettate in avanti, fronte alla porta, peculiarità che, analizzata attentamente, potrebbe rivelarsi anche un punto a sfavore, perché in alcune situazioni – come la necessità di mettere in ghiaccio una partita che il Napoli sta vincendo – sarebbe di gran lunga preferibile un possesso palla con scelte più conservative.

Se la squadra di Sarri deve produrre gioco ed occasioni da gol, però, le caratteristiche offensive di Piotrek sono fondamentali: partendo da mezzala, una volta giunto nella trequarti avversaria, la sua ottima visione di gioco gli permette di visualizzare corridoi introvabili per la maggior parte dei calciatori, caratteristica che – rischiando di peccare di hỳbris – ricorda un po’ il numero 8 del Barça. Quando invece le difese avversarie sono così organizzate da non permettergli di trovare l’imbucata verticale, Piotr non disdegna la botta da fuori: da quando è in maglia azzurra ha tirato in porta 59 volte, 35 delle quali da fuori area, mettendo in mostra un calcio potente, pulito e preciso.

Le sue ampie qualità tecniche rischiano però di far passare in secondo piano un altro punto di forza: la fisicità. Una volta creata superiorità dribblando l’uomo con il primo controllo, Zielinski aumenta improvvisamente il ritmo e corre palla al piede, spaccando in due le linee avversarie; il tutto con un controllo di palla ed una lucidità mentale disarmanti, sintomo di una chiara consapevolezza nei propri mezzi, sia tecnici che atletici. Durante le azioni in cui il pallone corre sulle corsie laterali, il numero 20 sa come farsi trovare pronto anche all’interno dell’area di rigore avversaria, grazie ad uno spiccato tempismo negli inserimenti a rimorchio nei mezzi spazi, che non è altro che la logica conseguenza del suo innato senso della posizione.

Guardando giocare il Napoli, però, viene naturale porsi un dubbio: perché Zielinski non è un titolare inamovibile della squadra di Sarri? Perché dopo la prima stagione di “apprendistato sarriano” il suo nome continua ad apparire più volte tra le riserve che fra i titolari? La risposta è l’equilibrio.

La spumeggiante idea di gioco che il tecnico toscano è riuscito a rendere concreta è un meccanismo curato nei minimi particolari da un lavoro pressoché maniacale nel quale l’equilibrio tattico gioca un ruolo fondamentale, e le solide basi sulle quali si posano le offensive del Napoli sono la corsa, la capacità di recupero palla e di riaggressione di Allan da un lato e la qualità totalizzante di Hamsik dall’altro.

Inserire Zieliński al posto di Allan – esperimento che Sarri ha comunque più volte provato, in particolar modo nella scorsa stagione – significherebbe rischiare di sbilanciarsi troppo in avanti e lasciare a Jorginho l’ingrato compito di proteggere e schermare la linea difensiva con più spazio intorno a sé. Sulla carta, il cambio più logico – che è l’avvicendamento più volte scelto da Sarri a partita in corso – sarebbe quello con il capitano slovacco, con il quale il giovane polacco condivide un gran numero di caratteristiche tecniche, ma la mancanza di un leader carismatico e tecnico come Marekiaro andrebbe comunque ad incidere sull’identità di squadra.

È così che sempre più spesso Piotrek è chiamato a vestire i panni di uno dei due esterni d’attacco del 4-3-3 azzurro, anche se mai dal primo minuto. La predisposizione all’uno contro uno e il tempismo negli inserimenti non lo fanno affatto sfigurare nemmeno in questa insolita chiave tattica, ma è evidente che il ruolo di mezzala, cucitogli su misura dallo stesso Sarri ai tempi di Empoli, sia il suo vero mestiere.

In Champions un’azione che emana eleganza da ogni pixel. Insieme ad una capacità innata di tagliare fuori avversari con il solo controllo orientato e attaccare lo spazio frontalmente, puntando la porta come un setter da corsa.

Ulteriori dubbi più che leciti: sarebbe in grado di dimostrare il proprio talento anche al di fuori di Napoli? Oppure si rivelerebbe essere uno di quei calciatori che, tolti da un determinato contesto in cui loro stessi sanno di poter dare il meglio, tendono a svanire dentro un alone di mediocrità?

I numeri fanno del polacco un ventitreenne con 133 presenze in Serie A e 12 in Champions League sulle spalle: un giovane veterano con tutte le carte in regola per migliorare ulteriormente e spiccare definitivamente – e finalmente – il volo. Ancora non ci è dato sapere se Napoli sarà la meta finale o se sia solo un’altra tappa, ma quel che è certo è che il viaggio di Zielinski è ancora tutto da vivere.