La silenziosa rinascita della Chapecoense - Zona Cesarini

La silenziosa rinascita della Chapecoense

Di Andrea Angelucci

È il 28 Novembre 2016 quando una tragica notizia sconvolge il mondo del calcio: la favola della Chapecoense si interrompe. In procinto di giocare quella che sicuramente avrebbe dovuto essere la partita più importante della sua storia, la partita di andata della finale della Coppa Sudamericana contro l’Atlético Nacional, ottenuta imponendosi sugli argentini del San Lorenzo in una semifinale per certi aspetti strabiliante, l’aereo che trasporta i giocatori si schianta mentre si avvicina all’aeroporto Jóse Maria Cordoba della città colombiana di Medellin, alle 10 ora locale.

Dalle prime ricostruzioni emerge che il veicolo avrebbe perso il contatto con la torre di controllo, precipitando mentre tentava un disperato atterraggio di emergenza. Il bilancio è tragico: delle 81 persone a bordo – 72 passeggeri (precisamente 48 membri del club e 21 giornalisti) e 9 membri dell’equipaggio – ne perdono la vita ben 71. I primi sopravvissuti giunti all’Hospital de la Ceja sono l’esterno sinistro Alan Ruschel e il portiere Danilo, feriti: avevano postato una foto prima della partenza dall’aereo e viaggiavano fianco a fianco.

Il primo sarebbe arrivato in stato di choc, con fratture multiple, e lacerazioni alla testa, il secondo è poi morto per le ferite riportate. Un terzo giocatore giunto all’ospedale è Jackson Follmann (il secondo portiere), che però avrà bisogno di essere trasportato in un’altra sede per la gravità delle ferite. La quarta sopravvissuta è la hostess Jimena Suárez, il quinto il giornalista Rafael Henzel; chiude il conto dei superstiti Erwin Tumiri, tecnico di volo.

Riescono a scampare all’incidente anche gli 8 giocatori non convocati per la partita: Nemen, Demerson, Boeck, Andrei, Hyoran, Martinuccio, Moises e Nivaldo. La Chapecoense, dunque, viene spezzata nel momento più alto della sua storia. Una storia lunga 43 anni ed una squadra che avrebbe potuto togliersi più di una soddisfazione.

La prima amichevole

A caldo si parla dell’adozione di misure eccezionali: la squadra non potrà essere retrocessa per tre stagioni e le big del campionato presteranno giocatori a titolo gratuito. La Chapecoense, però, non accetta regali e pretende di conquistare sul campo e con le proprie forze la permanenza nel Campionato Brasiliano. Nelle settimane seguenti arriva un nuovo allenatore, Vágner Mancini, accompagnato da un nuovo direttore generale e dal preparatore atletico che aveva lasciato il club pochi mesi prima. Arrivano anche nuovi calciatori: nel ritiro di Gennaio i volti nuovi sono 27, undici quelli dei ragazzi del settore giovanile promossi in prima squadra.

La prima gara in cui, invece, sono stati coinvolti anche i giocatori superstiti, è stata l’amichevole con il Palmeiras del 21 gennaio 2017. La partita si concluderà con il risultato di 2-2 grazie alle reti di Grolli ed Amaral per la Chape, ma a vincere sarà soprattutto l’emozione: prima del match, tante le lacrime con i tre sopravvissuti Neto, Ruschel e Follmann, che hanno alzato al cielo la Coppa Sudamericana. La partita si è poi fermata al minuto 71 in ricordo delle 71 vittime dell’incidente.

Le intense immagini dell’amichevole di quel 21 gennaio.

Le iniziative in Europa

L’estate ha poi segnato due momenti importanti: primo su tutti il Trofeo Gamper giocato contro il Barcellona. Serata speciale per tutti, ma soprattutto per Ruschel, che è finalmente riuscito a tornare in campo dopo ben 252 giorni. Per lui c’era la fascia da capitano, c’è stato uno scambio di maglia con il suo idolo Lionel Messi durante l’intervallo, e poi un nuovo applauso generale da parte del Camp Nou quando è stato sostituito.

Il 1 Settembre scorso, invece, in una notte di fine estate, la squadra caterinense è approdata nel nostro paese per disputare l’amichevole contro la Roma. La seconda tappa europea dei brasiliani regala un’immagine, un insegnamento o una lezione di vita per tutti: prima del match Francesco Totti e Aldair si sono scambiati alcuni premi di riconoscimento col presidente della Chape, poi le squadre si sono affrontate in campo. Il momento più toccante avviene al 55 minuto, quando Alan Ruschel batte Lobont sul terzo penalty concesso dall’arbitro Valeri, causato da una trattenuta di Ciavattini ai danni di Dodò. La rete dell’esterno della Chapecoense viene festeggiata con un lungo applauso sia dai calciatori che da tutti i tifosi romanisti presenti.

L’ultimo trofeo Gamper al Camp Nou.

Recentemente, infine, un’altra squadra militante nel nostro campionato ha voluto mostrare la propria solidarietà al club brasiliano: il Torino. Contro l’Atalanta, Belotti e compagni sono scesi in campo con una maglia speciale di colore verde come quella della Chape. Una parte del ricavato dalla vendita delle 1.500 casacche in edizione limitata è stato devoluto alle famiglie delle vittime.

Due club, quello Granata e la Chapecoense, uniti da un destino triste e comune: la tragedia aerea che ha portato via con sé vite umane e azzerato due squadre. Il 4 maggio 1949, sulla collina di Superga, scomparve il Grande Torino. Nessun superstite, 31 vittime tra calciatori, allenatori, dirigenti, giornalisti, piloti e membri di equipaggio. “Un’iniziativa per non dimenticare, per essere concretamente vicini e per sempre amici” commenterà poi il presidente Urbano Cairo.

Il campionato e la coppa

La Copa Sudamericana 2016 viene assegnata d’ufficio alla “Chape”, con il pieno sostegno dell’Atlético Nacional. L’accesso alla Libertadores 2017 è simbolicamente forte ma l’esperienza si conclude già nel girone. Classificatasi in terza posizione, la Chapecoense disputa gli Ottavi di finale della Copa Sudamericana. Viene eliminata nella doppia sfida con il Flamengo, ma in campo c’è Alan Ruschel, per la prima volta titolare a dieci mesi dall’incidente che per poco non lo costrinse alla paralisi, come rivelato dallo stesso difensore: “Il mio midollo era schiacciato dalle ossa, avrei perso l’uso delle gambe al minimo errore dei soccorritori”.

Il tecnico della ricostruzione, Vágner Mancini, è stato esonerato a luglio nonostante i risultati fossero complessivamente abbastanza buoni. Dopo di lui, la panchina è passata ad altri due allenatori prima dell’arrivo di Gilson Kleina. Quest’ultimo ha trasformato la Chapecoense in una vera squadra, riuscendo a sfruttare al meglio i punti di forza dei giocatori a disposizione, con un 4-3-1-2 che sembra essere stato disegnato su misura per adattarsi alle caratteristiche degli interpreti.

Il punto più alto del 2017, la Chapecoense lo tocca giovedì 16 novembre: superando per 2-1 il Vitória all’Arena Condá, sotto una pioggia battente e dopo essere passati in svantaggio, i Verdão si assicurano la permanenza nell’élite del calcio brasiliano anche per il prossimo anno.

La salvezza diventa matematica con tre giornate d’anticipo: l’ennesimo miracolo di una squadra che avrebbe potuto pagare a caro prezzo l’orgogliosa scelta di non godere di alcuna immunità o vantaggio. Commoventi le immagini che giungono dal Brasile al termine del match: i giocatori che nello spogliatoio esultano, ballano e cantano, intonando quel “vamos, vamos Chape” che un anno fa, dopo aver superato il San Lorenzo, aveva fatto il giro del mondo, divenendo tristemente noto come l’ultimo momento di gioia pura, sincera, del gruppo, prima della terribile notte del 29 novembre.

Sembra l’inizio di un lento, silenzioso e dignitoso ritorno alla normalità, per quanto possibile. Per chi ce l’ha fatta, pur serbando ancora negli occhi e nella mente ricordi inevitabilmente dolorosi e incancellabili, e per il club: rinato dalle ceneri, a poco più di un anno da una tragedia che nessuno potrà dimenticare.