L'inesorabile dominio di Sergej Milinkovic-Savic - Zona Cesarini

L’inesorabile dominio di Sergej Milinkovic-Savic

Nel calcio contemporaneo, oltremodo dogmatico ed alla costante ricerca della perfezione nelle fasi di gioco, sempre maggior spazio trovano giocatori monodimensionali: altamente specializzati. Bellezza e sostanza sembrano termini antitetici, vettori di rette parallele e, di conseguenza, mai comunicanti. Se però un aspirante cestista, alto 192 cm per oltre 80 kg, assumesse d’incanto le movenze e la leggiadria di un ballerino della Scala, avremmo la certezza di trovarci di fronte ad un giocatore speciale. Ladies and gentlemen, Sergej Milinkovic-Savic.

SMS, novello Roberto Bolle, porta a spasso la difesa del Napoli.

Predestinato

Che lo sport avrebbe avuto un ruolo focale nella vita di Sergej risulta presto lampante. Figlio di Milana Savic, giocatrice professionista di basket, e di Nikola Milinkovic, calciatore giramondo, Sergej nacque a Lleida, in Spagna, durante i trascorsi del padre nella seconda divisione iberica. Di cittadinanza spagnola, non esitò nel vestire i colori della Serbia per la quale ha debuttato il 10 Novembre scorso dopo aver svolto tutta la trafila delle selezioni giovanili. Allo stesso modo non impiegò molto a dissuadere la madre, che già ne immaginava un brillante futuro sui parquet Nba, per intraprendere la carriera del calciatore.

Sergej Milinkovic-Savic mosse i primi passi nel Vojvodina, dove poté crescere in un ambiente familiare a dir poco. Per scovare uno degli estremi difensori della squadra di Novi Sad, infatti, era sufficiente citofonare a casa Milinkovic-Savic dove in assenza di Sergej avrebbe sicuramente risposto Vanja, il fratello di due anni più giovane. Vanja Milinkovic-Savic decise di seguire le orme del fratello nel mondo del pallone, ma preferì restare ancorato tra i pali della porta a parare i tiri del fratello maggiore. Oggi anche Vanja gioca in Italia: accolto a Torino come ‘Il Donnarumma di Serbia’ dal Presidente granata Urbano Cairo, è finora passato alla cronaca per aver estromesso la Roma dalla Coppa Italia e mostrato isolati lampi di Rogerio Ceni.

Sergej lasciò il Vojvodina all’età di 19 anni, dopo laprima storica affermazione del club nella Coppa di Serbia.  Ad attenderlo il Genk, da sempre abile ad assicurarsi diamanti da sgrezzare nella sua avanguardistica academy. Il serbo classe 1995 era, però, un giocatore già maturo, in rampa di lancio, e la sosta in Belgio durò giusto il tempo di una stagione.

Quanto bastava, insomma, per realizzare gol simili.

Il futuro sarebbe stato in Italia. Sulle sue tracce Fiorentina e Lazio, con i biancocelesti a spuntarla forti della parola data dal giocatore al ds Igli Tare, che per primo si era avventato sul talento nativo di Lleida.

Sergej e Vanja accanto alla sorellina Jana, prodigio della ginnastica.

Sergente

Sergej Milinkovic-Savic è giunto a Roma come un centrocampista eclettico, ma allo stesso tempo di difficile collocazione. Nel Genk e nel Vojvodina, Sergej era stato utilizzato con maggior continuità nel ruolo di trequartista in modo da esaltarne le qualità tecniche e di rifinitura. In Italia, sotto la gestione di Simone Inzaghi, la sua posizione in campo è progressivamente arretrata, senza che ne venisse inficiata la pericolosità in zona gol.

Lo scorso campionato, come dimostra la heat map fornita da Wyscout, SMS è stato impiegato indistintamente a destra o sinistra nella linea dei centrocampisti, oltre che, saltuariamente e in occasioni specifiche, da seconda punta. Nella stagione in corso, quella della definitiva esplosione del centrocampista serbo, Sergej ha trovato il suo ecosistema ideale nel ruolo di mezz’ala sinistra, libero di tergiversare verticalmente su tutto il fronte di gioco e capace di determinare tanto in fase offensiva, quanto in quella difensiva.

 

 

 

 

 

 

 

La differenza tra la stagione passata e quella attuale, in cui Milinkovic-Savic agisce esclusivamente come mezz’ala sinistra.

Sergej Milinkovic-Savic è un centrocampista completo, dominante come pochi nel panorama internazionale. I tifosi della Lazio lo chiamano Sergente, un soprannome che identifica perfettamente il numero 21. Dall’alto del suo metro e 92 di altezza, Sergej sembra controllare lo sviluppo del gioco da una torre di controllo con la celata consapevolezza di potersi prendere la scena a suo piacimento.

“He takes over matches.”

Così riporta la BBC. Letteralmente: ne prende il possesso. Eclatante ed esemplificativa in tal senso la partita di Reggio Emilia contro il Sassuolo del 25 febbraio scorso. Al Mapei Stadium, Sergej ha dominato ogni aspetto del gioco, conducendo i suoi nella maggioranza dei dati statistici: gol (2), tiri nello specchio (3), sponde (9), palloni recuperati (12), dribbling riusciti e palloni giocati (111). A 23 anni appena compiuti, Milinkovic è il centrocampista più prolifico del campionato ed il più giovane ad essere arrivato a quota 9 gol stagionali, se consideriamo i maggiori campionati europei.

L’ascesa di Milinkovic-Savic appare inesorabile. Da semplice orpello, oggi Sergej costituisce a tutti gli effetti l’architrave del sistema di gioco progettato da Simone Inzaghi. Il numero 21 collega i reparti con efficacia, combinando con semplicità e naturalezza gioco lungo e gioco corto grazie ad un’indiscutibile qualità tecnica con entrambi i piedi. Secondo quanto riporta Wyscout, SMS gioca quest’anno un numero ben più elevato di palloni per match (52,39) rispetto alla scorsa stagione (39,25). La Lazio, per definizione sempre attenta in fase di copertura, cerca una rapida risalita del campo che prende avvio da difensori più che ordinati come De Vrij e Radu, salvo raggiungere l’apice proprio con Milinkovic-Savic che ha l’obiettivo di associarsi ad Immobile, direttamente, o indirettamente (tramite il contributo di Luis Alberto).

La scorsa stagione, dei 9 assist complessivi, 4 sono stati appannaggio di Immobile. E anche quest’anno ha regalato al centravanti napoletano qualche mon-cheri da scartare.

Grazie alla sua statura e sorprendente elevazione, Sergej funge da totem in grado di disattivare il dispositivo di pressing offensivo avversario. Inzaghi, qualora l’uscita palla a terra si riveli eccessivamente complicata, sfrutta l’altezza del centrocampista serbo per alzare il baricentro della propria squadra. Sergej è primo tra i centrocampisti di Serie A per duelli aerei effettuati, dai quali il più delle volte esce vittorioso con una spizzata o un elegante controllo di petto ai limiti delle possibilità umane. Non è un caso che lo schema per il calcio d’inizio della Lazio sia ormai costantemente disegnato a favore del numero 21.

Il colpo di testa-ponte di Sergej mette Ciro davanti alla porta.

Dulcis in fundo, il Sergente è uno straordinario finalizzatore. Dispone di un ricco arsenale di frecce da cui attingere per poter colpire. Il suo calcio è potente e preciso allo stesso tempo, tanto da essere andato a segno con conclusioni dalla distanza già in 5 occasioni quest’anno. E la sua intelligenza calcistica lo rende una minaccia anche quando privo del pallone.

I tempi d’inserimento sono elitari e la capacità di Immobile di svariare su tutto il fronte offensivo e di allungare le linee difensive ne esalta la caratteristica, rendendo l’area di rigore terra di conquista del numero 21. A quel punto Sergej è inarrestabile come un treno in corsa e giunge a destinazione con il già citato colpo di testa o con un tiro al volo frutto di un’innata coordinazione.

Nonostante la pagina personale del sito WhoScored lo consideri del tutto immune da debolezze, proviamo ad essere puntigliosi e vedere in cosa Sergej potrebbe migliorare. SMS completa con successo meno dell’80% dei propri passaggi, numeri di per sé non tragici, ma sicuramente rivedibili per un giocatore dal simile tasso tecnico. Una delle concause è da ricercarsi nell’eccessiva sufficienza, talvolta ai limiti della supponenza, con cui affronta determinati momenti della partita. Forte di uno strapotere tecnico e fisico con pochi eguali, il centrocampista serbo incappa talvolta in leziosismi ed errori banali che, va detto, non ne minano la sicurezza di fondo.

Di natura poliedrica, Milinkovic-Savic non possiede però in dote il dono della velocità. Soffre la rapidità di atleti di taglia inferiore e fatica a recuperare la posizione in seguito alle sempre più costanti situazioni di proiezione offensiva. Tuttavia, l’approccio conservativo della squadra di Simone Inzaghi in fase di non possesso ne cela le lacune e gli permette di restare nel vivo dell’azione.

The future is now

La sensazione diffusa è che si stia solo grattando la superficie dell’immenso potenziale di Sergej Milinkovic-Savic, ancora ben lontano dal raggiungere il suo prime. Le ancor frequenti pause sono più che giustificate di fronte a momenti di magia nei quali Sergej conduce con armonia il pallone, come un direttore la propria orchestra. SMS combina una straripante fisicità ad una tecnica sublime. Sa essere tanto potente, quanto raffinato.

A dispetto della sua forza intrinseca, il tocco di palla è vellutato, ricercato e spesso accompagnato con la suola e le traiettorie pennellate sembrano estratte da un Monet o da un Renoir piuttosto che da un campo da calcio. Capace come un pittore di cogliere l’attimo, l’istante decisivo. Impressionisti loro, ma impressionante lui in una crescita costante, dagli esordi con il Vojvodina fino all’attuale affermazione in maglia biancoceleste.

La tavola è apparecchiata affiché la Next Big Thing del calcio mondiale parli serbo. In Inghilterra gongolano all’idea di aggiungere una nuova stella al già ricco firmamento che è la Premier League di questi anni. A meno di ricche chiamate provenienti da Vinovo o di una stoica difesa da parte del Presidente biancoceleste (e mancato Senatore) Lotito, per altro non nuovo ad ostacolare il trasferimento di suoi tesserati, questi saranno probabilmente gli ultimi mesi di Milinkovic-Savic in Italia.

Dedizione e resilienza non sembrano mancargli. Da Formello, a più riprese, oltre ad averne decantato le qualità, hanno sottolineato l’etica del lavoro che porta il centrocampista a migliorarsi ogni volta che mette il piede in campo. La sua espressione trasuda calma ed una piena fiducia nei propri mezzi. La sicurezza di chi sa di avere un talento speciale e la maturità per poterlo gestire e sviluppare al meglio. Il consiglio è di mettersi comodi ad aspettare cosa il Sergente avrà in serbo per il proprio futuro: il dominio di Sergej Milinkovic-Savic è appena cominciato.