Superclásico: il mondo a parte di Boca e River - Zona Cesarini

Superclásico: il mondo a parte di Boca e River

Di Giovanni Ciappelli

Super agg. e s. m. e f. [dal lat. super, «sopra»], invar. – 1. agg. Di qualità superiore, eccellente

clàssico agg. [dal lat. classĭcus (der. di classis: v. classe) «appartenente alla prima classe dei cittadini», e, riferito a scrittori, «di prim’ordine»] (pl. m. -ci). – 1. Appartenente al mondo o all’antichità greca e latina, considerate come fondamento della civiltà e della cultura. 2. Per estens. (spesso sostantivato), perfetto, eccellente, tale da poter servire come modello di un genere, di un gusto, di una maniera artistica, che forma quindi una tradizione o è legato a quella che generalmente viene considerata la tradizione migliore (…) 9. Gara c. (anche s. f., la c.), competizione sportiva che si ripete ogni anno con la partecipazione di concorrenti nazionali e stranieri, e che, pur non dando luogo all’assegnazione di alcun titolo, assume un notevole rilievo ai fini della determinazione di una graduatoria dei valori sportivi; una classica di ciclismo in Italia è la gara ciclistica Milano-Sanremo (detta anche la Classicissima).

[Dal vocabolario Treccani]

Superclassico. Anzi, Superclásico. Una delle 50 situazioni sportive da fare o vedere prima di morire secondo una classifica stilata dall’Observer del 2004. Anzi, al primo posto della classifica dell’Observer. “Il giorno del derby di Buenos Aires fa sembrare l’Old Firm una partitella da scuola elementare” scriveva Gavin Hamilton del World Soccer magazine, con buona pace dei tifosi glasvegiani. Lo scontro calcistico per antonomasia, con il prefisso “Super” che lo differenzia dal semplice Clásico, lo scapoli-e-ammogliati che ogni tanto quelle due squadrette spagnole abbastanza famose giocano con qualche miliardo di telespettatori connessi da tutto il mondo.

Boca-River o River-Boca, tutto attaccato e tutto d’un fiato. Xeneizes o Bosteros, Millonarios o Gallinas, dipende da che parte state. Estadio Alberto José Armando ed Estadio Antonio Vespucio Liberti. Per tutti la Bombonera e il Monumental. Se vi piace veder rotolare un pallone da calcio su un prato ne avete di sicuro sentito parlare, probabilmente lo avete seguito in tv, quasi certamente avete tifato per una delle due squadre. Aggiungete tutte queste caratteristiche straordinarie al pathos della finale di una competizione. Infatti, Boca Juniors-River Plate sarà la finale della Copa Libertadores 2018.

Pillola didattica: quando qualcuno vi chiede del Superclásico, date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Tucu Krupoviesa” (similcit.)

Per la prima volta due formazioni argentine si incontrano nell’atto finale della Champions sudamericana e se è vero che niente succede per caso queste due potevano essere solo Boca e River, per storia, blasone e per il Superclásico. Per l’ultima volta la Libertadores gioca anche la finale in gara doppia, dall’anno prossimo ci si adeguerà al modello europeo con la finale secca in una sede prestabilita e se è vero che niente succede per caso potevano essere solo due templi calcistici come la Bombonera e il Monumental ad avere l’onore di ospitare le ultime finali andata/ritorno di Libertadores.

Le date fissate sono il 7 e il 28 di novembre, con la seconda a forte rischio spostamento per motivi di sicurezza: il 29 arriveranno a Buenos Aires i leader mondiali per partecipare al summit del G20 il giorno successivo e se è vero che niente succede per caso in quale altro luogo del mondo una partita di calcio può far portare il livello di attenzione per l’ordine pubblico al pari o quasi della presenza di Trump, Merkel, May e compagnia? Leader mondiali che saranno ospitati dal presidente argentino Mauricio Macri e se è vero che niente succede per caso il padrone di casa potrebbe essere più turbato del normale dal doppio appuntamento, essendo stato dal 1995 al 2012 il presidente del Boca Juniors.

L’ultimo precedente in Libertadores non ha molta epica sportiva in sé. Ottavi di ritorno 2015, alla Bombonera alcuni tifosi del Boca tirano un rudimentale ordigno contenente spray urticante nel tunnel contro i giocatori del River che stavano rientrando per il secondo tempo, causando ustioni al volto, al torace e alla schiena. Partita interrotta e vittoria a tavolino per i Millonarios. Per il presidente del Boca Angelici “una figuraccia davanti al mondo intero”, meno diplomatico Leonardo Ponzio, centrocampista del River principale vittima dell’agguato insieme a Vangioni, Kranevitter e Funes Mori: “Questo non è calcio ma un’autentica guerra”

Il penultimo precedente invece è storia. Semifinale di ritorno 2004 con la leggendaria esultanza di un giovanissimo Carlitos Tevez al Monumental che mima la gallina davanti ai tifosi gallinas e viene cacciato dall’arbitro Baldassi. Una partita che finisce ai rigori (1-0 Boca all’andata, 2-1 River al ritorno, all’epoca in Sudamerica non si contavano i gol in trasferta), decisa in negativo da el Gallina Maxi Lopez che sbaglia dagli undici metri, aprendo al Boca le porte della finale poi sorprendentemente persa contro i colombiani one-hit wonder dell’Once Caldas.

Uno sguardo alle squadre che arrivano all’atto finale della Libertadores 2018, partendo dagli allenatori, entrambi protagonisti in campo nella serie di semifinale 2004: Marcelo Gallardo sulla panchina del River, Guillermo Barros Schelotto su quella del Boca insieme al gemello Gustavo. In verità el Muñeco Gallardo al Monumental non giocò, fu espulso all’andata dopo una discussione sui film di Woody Allen col mediano xeneize Cascini terminata in rissa. Chapita Barros Schelotto è il più titolato nella storia del Boca, sommando 16 trofei da giocatore e 2 da allenatore. Due che sanno bene cosa significhi affrontare i rivali di sempre.

Il River ha in rosa qualche dimenticabile “ex italiano” – Bruno Zuculini, che ha condiviso con il fratello Franco un’esperienza non emozionante al Verona, il colombiano ex pescarese Quintero –, veterani millonarios come il capitano Ponzio, il secondo portiere Lux e Rodrigo Mora e anche qualche traditore, come Lucas el Camèllo Pratto, visto anche al Genoa, che aveva come idolo di gioventù Martìn Palermo, o il centrale Jonathan Maidana, 5 titoli in carriera con gli Xeneizes tra cui una Libertadores nel 2007.

Nel Boca diversi giocatori all’ultimo giro di tango in carriera – Tevez, Gago, Zàrate –, due mediani che potrebbero avere una discreta carriera, il colombiano Barrios e l’uruguaiano Nandez e un attaccante 28enne senza un curriculum di livello ma che in alcune serate trova l’illuminazione divina, Darìo Benedetto, arrivato anche alla maglia da titolare in nazionale (Icardi e Higuaìn chi…?) nelle ultime tremende partite del girone di qualificazione a Russia 2018. Prossimi al salto in Europa gli esterni di attacco Martinez (River) e Pavon (Boca).

Chiusura dedicata alle semifinali che hanno portato Boca Juniors e River Plate all’atto conclusivo, un doppio confronto Argentina-Brasile: Il Boca ha eliminato il Palmeiras – 2-0 a Buenos Aires, 2-2 a San Paolo, Benedetto uomo in missione con 3 gol in 2 partite sempre partendo dalla panca.

Il River ha avuto una serie più tormentata, ma maledettamente e splendidamente sudamericana. Sconfitta al Monumental 0-1 con il Gremio, sotto 1-0 all’intervallo della partita di ritorno a Porto Alegre. Gallardo, in tribuna perchè squalificato, si reca negli spogliatoi cercando di non essere riconosciuto nascondendosi sotto un cappellino, un delegato della Conmebol lo becca, lo fotografa per avere le prove dell’irregolarità e per tutta risposta viene minacciato dal Muñeco e per lui ovviamente si attende un’ulteriore squalifica. A 8 minuti dalla fine Santos Borrè pizzica di testa una punizione del Pity Martinez e fa 1-1. Passa un niente e un tiro di Scocco viene deviato in angolo da Bressan.

Nessuno incredibilmente si accorge che il centrale brasiliano ha toccato di mano in area, nessuno tranne gli arbitri al Var (“Chi c’era al Var stasera, Stevie Wonder?” è il colpo di fioretto in sala stampa dell’allenatore del Gremio, l’ex romanista fenomeno parastatale Renato Portaluppi). Rigore per il River, secondo giallo per Bressan e un po’ di tensione in campo che si risolve dopo soli 11 (undici!). Martinez non sbaglia, 2-1. La partita finisce dopo 13 (tredici!) minuti di recupero e consegna la finale al River in una notte in cui anche qualche tifoso del Boca ha tifato per i rivali per poter avere QUELLA finale.

Non avrà i miliardi di telespettatori della finale di Champions. Non mostrerà in campo guardiolismi o il gegenpressing di Klopp. Nessuna delle due squadre schiererà un centrocampo all’altezza di Modric-Casemiro-Kroos. Chissenefrega, sarà Superclásico, sarà Boca-River. Tutto attaccato e tutto d’un fiato.

(Update sulle date: spostate per motivi di sicurezza nazionale al 10 e al 24 novembre di pomeriggio, prime-time in Europa (in Italia su Dazn).