Come Raheem Sterling è arrivato al top - Zona Cesarini
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Come Raheem Sterling è arrivato al top

France Football ha da poco redatto una classifica dei migliori allenatori di sempre. Quinto, primo tra i tecnici ancora attivi, si è piazzato Pep Guardiola, dietro a Rinus Michels, Alex Ferguson, Arrigo Sacchi e al suo maestro Cruijff. Il catalano sulle panchine di Barcellona, Bayern Monaco e Manchester City ha sviluppato e attualizzato i principi del calcio totale e, durante la sua carriera, ha migliorato moltissimi calciatori. Da Fàbregas a Bernardo Silva, la lista di chi ha aggiunto dimensioni al proprio gioco sotto la guida dell’ex Barça è lunga. Uno degli ultimi a beneficiare della cura-Pep è senza dubbio Raheem Sterling.

Il classe ’94 nativo di Kingston dalla scorsa stagione si è trasformato da esterno anarchico tutto dribbling e poca sostanza ad attaccante da oltre venti gol a stagione, capace di manovrare con la squadra da centrocampista aggiunto e di riempire l’area di rigore come una prima punta. Secondo il rating di Whoscored, Sterling è il miglior calciatore della Premier League (7,73), davanti a Hazard e al compagno di squadra Agüero. Nel complesso, in stagione ha segnato 19 gol e fatto 16 assist in 40 partite. Con la tripletta segnata al Watford nell’ultima di Premier si è portato a -3 dal miglior marcatore stagionale in Campionato (El Kun, 18 reti). In questi due anni con Guardiola, l’ala inglese nata in Giamaica è diventata l’uomo ideale per il calcio di Pep. Non a caso ha partecipato molto spesso nella costruzione dei gol alla Guardiola, regalando l’assist con un cross basso in mezzo o accentrandosi lui stesso dal lato debole per concludere in rete con il tap-in.

Lo scorso 10 febbraio, Sterling ha aperto e chiuso il 6-0 contro il Chelsea con due gol, uno di destro e uno di sinistro, simili tra loro e tipici del guardiolismo.

L’anno scorso girava sui social un video che aiuta bene a capire l’importanza dei consigli del tecnico del City nell’evoluzione di Sterling. Tralasciando la musica di sottofondo, si vede Guardiola (siamo nell’estate 2017) spiegare al suo giocatore come muoversi quando riceve palla spalle alla porta. Invece che stopparla con l’esterno, o passarla e fermarsi per aspettare il passaggio di ritorno, l’allenatore dice a Sterling di scaricare all’indietro di prima, con il piatto, e di dettare immediatamente il movimento lanciandosi in area. Si tratta di uno dei principi fondanti del guardiolismo: passare la palla e muoversi subito nello spazio.

Un’azione che il numero 7 ha imparato a fare molto bene e a trasformare spesso in gol, grazie alle triangolazioni con compagni dotati di gran tecnica individuale e visione di gioco quali De Bruyne, David o Bernardo Silva (e in sostanza quasi tutti i giocatori del City). Un altro passaggio fondamentale nello sviluppo di Sterling è stato l’acquisto, nell’estate 2017 (di fatto l’inizio della seconda esplosione del calciatore), di terzini di spinta e dai piedi buoni come Walker, Mendy e Danilo. Lavorando in binario con loro, Sterling ha via via abbandonato l’interpretazione canonica del ruolo di ala (stare larghi, correre in avanti, crossare al centro) per diventare un regista largo. Il nuovo Sterling si accentra spesso, lasciando spazio alla corsa dei terzini sulla fascia e scegliendo se cambiare gioco o cercare l’imbucata.

Tra gli attaccanti in Premier è quello che tocca più palloni (1.567) dopo l’inarrivabile Hazard (2.113). Ma Raheem con Guardiola ha imparato soprattutto a muoversi senza palla e a pensare da attaccante: oggi Sterling attacca l’area di rigore con ferocia e con la sua esplosiva rapidità, arrivando spesso smarcato dal lato debole per mettere in rete i passaggi dei compagni (il gol alla Guardiola, appunto).

Tre gol in cui c’è tutto il nuovo Sterling, giocatore adesso decisivo in area di rigore.

Il primo Sterling, quello che nel 2013/14 (a nemmeno 20 anni) ha trascinato il Liverpool a un passo dal titolo, era un esterno invertito tutto dribbling, corsa e scambi veloci con i compagni del tridente delle 3S, Sturridge e Suárez. Era un fulmine e un potenziale fenomeno, titolare a 17 anni, ma non era il giocatore decisivo e consapevole di oggi. Con i Reds il suo tabellino recita 129 partite, 23 gol e 25 assist, con il Manchester in 180 partite ha messo 63 gol e 63 assist: ha segnato 42 dei 94 gol in carriera nell’ultima stagione e mezza. Nonostante fosse uno dei migliori giovani al mondo, i tifosi del Liverpool non avevano rimpianto troppo il suo passaggio al City nell’estate 2015, visti anche i quasi 70 milioni di euro pagati dai Citizens.

Nell’ultima stagione ad Anfield, Sterling aveva comunque iniziato un processo di crescita che, continuato sotto la guida di Guardiola, lo ha portato a essere oggi uno dei migliori attaccanti in circolazione (il Real Madrid ha messo gli occhi su di lui, ma servono almeno 150 milioni). Nel 2014/15 Brendan Rodgers infatti aveva impiegato Sterling anche come ala destra, come esterno di centrocampo, come falso nueve, sviluppando il potenziale di un giocatore che a nemmeno 24 anni vanta 49 presenze in Nazionale, dove ha esordito a soli 18 anni. «Credo di essere migliorato molto come calciatore, lavoro molto duramente per la squadra, presso e corro tantissimo come vuole il mister», raccontava Sterling cinque anni fa. Anche con la maglia dell’Inghilterra Sterling ha iniziato a essere decisivo. Dopo un Mondiale giocato tutto da titolare, in questa stagione ha segnato una doppietta in Spagna (fondamentale per l’approdo alle final four di Nations League) e, lo scorso 22 marzo, una tripletta nella gara inaugurale di qualificazione a Euro 2020 nel 5-0 alla Repubblica Ceca, partita in cui si è anche guadagnato un rigore.

La prima tripletta in Nazionale di Sterling.

Oggi Sterling, pur non avendo perso caratteristiche e abilità da esterno puro (2,5 dribbling a partita in Premier, terzo dietro a Zaha e Hazard), si integra quindi perfettamente nel calcio partecipativo di Guardiola: «Ho la sensazione che ora si diverta a segnare, mandare i compagni in porta e a essere importante nel vincere le partite. Sta diventando un vincente e ha solo 23 anni, non dimentichiamolo», ha detto poco fa il tecnico catalano, che nel 2016, prima ancora di sedersi ufficialmente sulla panchina del City, chiamò Sterling per incoraggiarlo dopo il suo deludente Europeo con l’Inghilterra, intuendo la possibilità di renderlo il giocatore che è diventato oggi.

A testimoniare la sua centralità nel gioco del Manchester ci sono i 2 passaggi chiave a partita in Premier, che diventano addirittura 3 in Champions League, dove l’esterno nato a Kingston ha segnato sia all’andata che al ritorno della sfida contro lo Schalke, negli ottavi. Nelle stagioni a Liverpool viaggiava a 25-30 passaggi di media a partita, quest’anno fa 37,8 passaggi per incontro, con una percentuale di riuscita superiore all’80%. Il lavoro di Sterling è prezioso anche per la riconquista veloce del pallone, visto che riesce a far pressing sia largo sul terzino sia sul centrocampista di costruzione. E poi, come detto, ci sono i gol: oggi Sterling può segnare tranquillamente venti gol a stagione. Ha imparato a massimizzare le occasioni, non tira quasi mai da lontano, segna sempre in area, come i veri attaccanti; è un giocatore concreto e affidabile.

Due, decisivi assist di Sterling nelle vittorie su Tottenham e Liverpool. Nel primo salta l’avversario sulla fascia e mette in mezzo, nel secondo si accentra e cambia gioco.

Dopo essere esploso giovanissimo, Sterling ci ha messo un po’ ad affermarsi nel gotha del calcio mondiale, complice forse anche una campagna mediatica che lo dipingeva come bad-boy tutto donne e auto veloci, un’immagine da lui sempre respinta (di recente anche in un’intervista al New York Times). Quest’anno la continuità e la qualità del suo rendimento lo hanno reso uno dei candidati per il premio di miglior giocatore del campionato, dove lotterà fino alla fine con Van Dijk (forse il favorito), Mané e Agüero. Complici gli infortuni di Kane e Alli, Raheem è sicuramente il miglior calciatore inglese della stagione e se oggi il Manchester City è ancora in corsa per uno storico quadruplete lo deve anche al suo attaccante esterno, che a fine anno ha rinnovato il contratto fino al 2023 a quasi 350mila euro a settimana.

Ormai è uno dei fedelissimi di Guardiola – quarto in campionato e terzo in Champions tra i giocatori di movimento più impiegati – e, dopo essere entrato nel cuore dei tifosi del City, finalmente anche la critica e i media stanno iniziando a considerarlo come uno dei migliori giocatori in Europa. Perché alla fine di questo stiamo parlando.