La pirateria è il male del calcio? - Zona Cesarini

La pirateria è il male del calcio?

Qualche settimana fa, sui vari profili social della Lega Serie A Tim e sulle pagine della Gazzetta Dello Sport e del Corriere Dello Sport, è iniziata a girare una foto ritraente la tribuna fatiscente di uno stadio, senza seggiolini e una scritta abbastanza grossa in sovrimpressione all’unico tifoso in foto: “La pirateria uccide il calcio”, con tanto di hashtag #stoppiracy. Ma è davvero cosi? Il problema più grande del calcio moderno, è davvero la sempre più diffusa pirateria delle pay-tv come sostengono ai piani alti? Assolutamente no.

Basterebbero i commenti

In realtà, basterebbe fermarsi una decina di minuti sui già citati account social per farsi un’idea sulla questione, visto che un buon 90% degli utenti che hanno lasciato il loro parere sull’argomento, la pensano tutti alla stessa maniera. Ma andiamo un passo per volta. Il “problema” della pirateria calcistica esiste già da anni, grazie a numerose piattaforme di streaming online che a fronte di una buona connessione, consentono ai suoi utenti di seguire tutti i principali campionati europei senza sborsare nemmeno un euro, o comunque a costi davvero irrisori rispetto a quelli richiesti da un abbonamento alle pay-tv. Pay-tv che, al contrario, aumentano i prezzi in maniera sensibile di anno in anno. Ma allora, perché la questione è tornata così prepotentemente di attualità? I motivi per cui ai piani alti il fenomeno stia creando interesse, sono con ogni probabilità solo due: soldi e infrastrutture.

I nemici delle Tv

Nel nostro paese, escluse città come Roma, Milano e Torino, la fibra ottica, ovvero la connessione a internet ad alta velocità, è arrivata solamente negli ultimi due anni, iniziando a colmare un gap con altre città europee davvero enorme: con una “classica” 7 MB infatti, seguire uno streaming è qualcosa che si avvicina molto all’avere un ronzio di zanzara fisso nell’orecchio ventiquattro ore su ventiquattro, mentre con una connessione da 20, 30 o addirittura 50 MB, la musica cambia, e in maniera davvero drastica. Ed ecco che i siti di streaming più efficaci hanno iniziato così a prendere sempre più piede anche nelle nostre case, andando a diminuire sempre di più gli utente di Sky e Mediaset Premium, che nello scorso campionato sono calati in maniera veramente drastica.

 

In realtà però, l’altro principale motivo per cui i dirigenti della Lega di Serie A si sono accorti di tutto ciò, riguarda le stesse pay-tv, che si sono date, come si suol dire “la zappa sui piedi”: l’introduzione -forzata- di DAZN è stata un flop gigantesco, che ha consentito a molti di aprire gli occhi. Perché devo pagare due abbonamenti per seguire tutto il campionato quando prima ne bastava uno? E sopratutto, perché devo pagare un abbonamento se poi sono costretto a subire continui disservizi tecnici? Potrà sembrare surreale, ma nello scorso campionato ci sono state partite -big match oltretutto- che gli abbonati a DAZN non sono riusciti a seguire per via dei continui ritardi nello streaming e delle interruzioni del buffering video, ottenendo paradossalmente un servizio talvolta peggiore di quello fruibile sulle varie piattaforme pirata. E allora perchè pagare?

Va dove ti porta la moneta

Il nostro ovviamente non è un’inneggiare alla pirateria, che ci teniamo a ricordare, è anche un reato, ma a pensarci bene, ne vale davvero la pena combatterla almeno in questo ambito? Rappresenta davvero un danno per il nostro calcio? E in che misura? Sul piano economico (per quelli in giacca e cravatta) sì, per il resto invece può persino essere un mezzo di protesta. Se tutti infatti usufruissero dei vari siti (rintracciabili su Google con molta facilità), inviando disdette a destra e a manca ai vari Sky e Dazn, la musica cambierebbe: ci sarebbero molto più attenzioni per il tifoso-utente, magari impossibilitato a recarsi allo stadio (altro capitolo spinoso), con prezzi più bassi e servizi migliori. D’altronde dovrebbe proprio essere questa la prerogativa fondamentale della Lega, garantire ai tifosi un prodotto eccellente, e invece non solo te la mettono “nel sette” -per non usare paragoni peggiori- con assoluta nonchalanche; poi vengono anche a rimproverarti. Perché il male del calcio e le preoccupazioni di chi sta al potere non sono le partite del martedì sera con un’affluezza fisiologicamente bassa allo stadio, o i numerosi fallimenti di sempre più società. No, assolutamente. Il male del calcio sono i tifosi che guardano le partite gratis, portando meno introiti alle TV, che poi vanno a battere cassa. Mentre chi da anni combatte contro il “calcio spezzatino” non viene minimamente ascoltato.

 

editoriale a cura di Matteo Paniccia