Juwara e i suoi fratelli: cinque sconosciuti in Serie A - Zona Cesarini
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Foto Alfredo Falcone - LaPresse 07/02/2020 Roma ( Italia) Sport Calcio Roma-Bologna Campionato di Calcio Serie A Tim 2019 2020 - Stadio Olimpico di Roma Nella foto:musa juwara Photo Alfredo Falcone - LaPresse 07/02/2020 Roma (Italy) Sport Soccer Roma-Bologna Italian Football Championship League A Tim 2019 2020 - Olimpico Stadium of Roma In the pic: musa juwara

Juwara e i suoi fratelli: cinque sconosciuti in Serie A

La Serie A post coronavirus è diversa da come la ricordavamo. Stadi deserti che eclissano il fattore campo, campionati nazionali in estate, partite ravvicinate. È cambiato anche il regolamento, con cinque cambi invece di tre (anche se nei consueti tre slot), modifica necessaria per squadre costrette a tornare in campo dopo due mesi di stop forzato senza una preparazione adeguata. Le partite ogni tre giorni, il caldo e gli infortuni costringono gli allenatori a scelte audaci nonché obbligate. In questo scenario surreale emergono giovani di belle speranze pescati dal fondo della panchina, oggetti misteriosi che si scoprono pedine importanti sulla scacchiera del “nuovo” campionato. Da Juwara a Saelemekers, passando per Haraslin, Millico e Ibanez.

Alexis Saelemaekers

Il belga classe ’99 arriva al Milan in sordina negli ultimi giorni del mercato invernale, come teorico sostituto di Suso, finito al Siviglia. A Milanello però tutta l’attenzione si concentra su Ibrahimović, tornato per salvare la pericolante baracca rossonera. Il salto da giovane emergente nella Jupiter League a giocatore importante nel Milan si preannuncia ostico, a febbraio infatti Alexis racimola soltanto briciole di impiego nei finali di partita, dove mostra le sue doti da corridore sulla fascia destra ma senza incantare particolarmente. All’esordio contro il Verona Pioli lo spedisce in campo dandogli istruzioni in italiano che lui fatica a comprendere: “Ci ho capito poco”. Nome impronunciabile e qualità che non saltano subito all’occhio, sembra destinato a un ruolo da comprimario.

Poi arriva il coronavirus, e dopo la pausa Pioli ha bisogno di gente fresca da buttare nella mischia. I due minuti scarsi in Coppa Italia contro la Juventus e i 20’ contro il Lecce sono senza acuti e non profumano certo di investitura, ma le cose cambiano a San Siro contro la Roma. Il belga risulta decisivo tanto da convincere la dirigenza ad acquistarlo riscattando il prestito e sborsando poco più di 7 milioni di euro, facendogli firmare un contratto con scadenza 2024.

Contro la Spal ancora spazio, entra dopo un quarto d’ora dal fischio d’inizio grazie all’infortunio di Castillejo e non si fa pregare, spara palloni dalla fascia come un ossesso e uno di questi viene spedito in porta dal malcapitato Vicari. All’inizio gioca a destra nel tridente dietro a Rebić, per poi abbassarsi al posto di Calabria quando quest’ultimo lascia il posto a Leao. Eclettico e concentrato, finalmente sembra aver trovato una sua dimensione nell’organico di Pioli.

Nel match successivo, contro la Lazio, arriva il tanto agognato esordio da titolare. I rossoneri travolgono la squadra di Inzaghi e il merito è anche di Alexis, motorino instancabile sulla fascia sinistra, fornisce l’assist per il gol annullato a Ibrahimović e si procura il rigore del raddoppio calciando sul braccio di Radu. Non sarà nato il nuovo Meunier (il terzino-ala più forte in circolazione), ma un giocatore utile certamente sì. Anche contro la Juventus non ha sfigurato, pur senza incantare. Castillejo può recuperare con calma, dato che il suo posto è in buone mani.

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Credits Milan.com

Da ragazzino Saelemaekers giocava ala destra, poi al suo arrivo nel vivaio dell’Anderlecht è stato spostato nella posizione di terzino destro poiché non era ritenuto abbastanza incisivo davanti, infine esterno di centrocampo sempre a destra una volta approdato in prima squadra. Scoperto a 11 anni dall’ex ct francese Roger Lemerre, Alexis ha dovuto lottare con i genitori per dedicarsi al calcio piuttosto che agli studi. Una volta convinti i suoi, il resto lo hanno fatto la sua velocità, il dribbling e le capacità di adattamento che finora ha sempre dimostrato. La fede, che non si vergogna di mostrare anche sui social, è un altro punto di forza. Con l’Under 21 belga, l’estate scorsa, ha sfidato gli azzurrini nell’Europeo di categoria. Se avrà successo in rossonero Saelemaekers potrà sognare altre partite importanti, magari con una delle nazionali maggiori più ricche di talento del panorama.

Musa Juwara

Dopo il gol all’Inter nella rocambolesca vittoria del Bologna a San Siro, Musa Juwara non è più uno sconosciuto. Fino a un secondo prima dell’impatto del collo sinistro del suo piede con il pallone diretto all’angolino, due secondi prima che il guantone di Handanović si piegasse senza riuscire a trattenere la sfera, nessuno conosceva la storia dell’attaccante classe 2001, originario del Gambia. Stesso paese di provenienza del suo omonimo Barrow, autore del gol decisivo nella sfida contro i nerazzurri.

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(Photo by Claudio Villa – Inter/Inter via Getty Images)

Juwara, nato a Tujereng, è stato cresciuto da suo nonno, impegnato a difendere i meno fortunati in una realtà difficile. Per cercare una vita migliore si è trasferito in Senegal, poi ha attraversato Mali, Burkina Faso e Niger per arrivare in Libia, dove il fratello maggiore ha lavorato nei campi per trovare i soldi da consegnare agli scafisti. Juwara è arrivato in Italia nel 2016 con un barcone stipato all’inverosimile (i migranti erano 536) e soccorso dalla nave tedesca FGS Frankfurt. Dopo lo sbarco a Messina le autorità lo spediscono a Potenza, dove si fa notare mentre rincorre un pallone nel centro d’accoglienza e inizia a giocare per la Virtus Avigliano. La sua fortuna, perché l’allenatore Vitantonio Summa lo adotta, dentro e fuori dal rettangolo di gioco.

Musa segna 29 gol e trascina i suoi alla vittoria del campionato, ma incredibilmente stavolta è la Figc a mettergli i bastoni tra le ruote, dato che le norme contro lo sfruttamento dei minorenni impedirebbero il suo trasferimento al Chievo. Dopo una battaglia legale e grazie all’impegno della madre adottiva, l’avvocatessa Loredana Bruno, le cose si sistemano e Juwara muove i primi passi nel calcio dei grandi. Nell’estate del 2019, dopo il prestito al Torino e il Torneo di Viareggio in cui segna tre gol in tre partite, passa al Bologna, scelto da Walter Sabatini dopo aver già assaggiato l’esordio in Serie A, ma prima del lockdown Mihajlović gli concede soltanto scampoli di partita.

Una tendenza che sembra confermarsi anche dopo la pausa, tuttavia contro la Juventus il tecnico serbo è costretto dall’emergenza a buttare nella mischia due ragazzini. In otto minuti il promettente diciottenne Gianmarco Cangiano e il coetaneo Juwara si mettono in mostra, il gambiano riesce perfino a costringere Danilo al fallo da rosso. Una costante per l’ala mancina, che anche al Meazza ha provocato l’espulsione di Bastoni grazie alla sua falcata imprendibile. Ovviamente è il gol del pari che gli ha regalato la notorietà, dopo che Mihajlović gli ha chiesto di entrare per “fare un po’ di casino” Musa lo ha preso in parola e ha ribaltato la partita. All’estero, in realtà, qualcuno si era già accorto di lui: i giornalisti del Guardian nel 2018 avevano inserito Juwara nella lista dei migliori talenti nati nel 2001. Una scelta azzeccata.

Lukas Haraslin

Freddo pungente, stadio semideserto. Lo scenario post-apocalittico di un San Siro gelido è in perfetta sintonia con la deprimente situazione della squadra ospite, il Parma. Nel febbraio 2015 i gialloblu si dibattono disperatamente a fondo classifica, Donadoni è incolpevole timoniere di una nave già naufragata sulle secche della sciagurata gestione Ghirardi. Dopo il definitivo 3-1 dell’ex Zaccardo, il tecnico bergamasco decide di regalare una gioia almeno a uno dei suoi e butta in campo Lukas Haraslin, giovane slovacco classe ’96, talento del settore giovanile crociato. In Primavera ha già fatto vedere quanto è dotato, mettendo a segno 10 gol in 17 partite nella squadra allenata da Crespo.

Lukas gioca da ala nell’esordio a San Siro e nella sconfitta contro la Fiorentina a maggio, poi dopo la bancarotta del Parma rimane svincolato e finisce in Polonia, al Lechia Danzica, dove impara a giocare da esterno su entrambe le fasce. In campo internazionale trova il tempo di lasciare un brutto ricordo all’Under 21 di Di Biagio.

Dopo 108 presenze e 12 gol in Polonia, il promettente centrocampista 24enne ritorna in Serie A, passando al Sassuolo in prestito con obbligo di riscatto a fine gennaio 2020. Francesco Palmieri, un tempo responsabile del settore giovanile del Parma, non si è dimenticato di lui e ora lavora per il Sassuolo, decide quindi di dargli una chance in Italia. Ironia della sorte, l’esordio con i neroverdi (meno di un quarto d’ora) avviene proprio contro la sua vecchia squadra, quel Parma che avrebbe potuto regalargli un sogno e invece lo ha abbandonato in fretta. Il coronavirus interrompe l’apprendistato dello slovacco ma la sua quarantena regala risate ai suoi follower, in attesa di rivedere il prato verde.

Quando le bizzarrie generate dall’isolamento si concludono, Haraslin trova finalmente spazio in squadra. Nella disfatta in casa dell’Atalanta entra nella ripresa e sbaglia un gol, ma si riscatta nella partita successiva. San Siro, teatro del suo esordio in A, gli porta bene pure stavolta. Entra nella ripresa, fornisce l’assist a Magnani per la rete del definitivo 3-3 dopo aver saltato Lautaro Martinez come un birillo e fa espellere il connazionale Skriniar, che deve ricorrere alle maniere forti per fermarlo. E pensare che i due nel prepartita si erano salutati con affetto, postando anche una foto ricordo su Instagram.

Contro il Verona Haraslin parte titolare, ma viene sostituito da Boga nell’intervallo, poi due panchine consecutive. Nel match di Bologna è ancora in campo dal primo minuto e si fa notare eccome. Nel primo tempo spaventa Skorupski, nel secondo lo trafigge con un tap-in in scivolata. Primo gol in Serie A e vittoria esterna per gli uomini di De Zerbi.

I lampi di talento si sono visti, adesso dovrà dimostrare continuità nelle occasioni che un calendario così denso dovrebbe fornirgli nonostante le ottime prestazioni dei titolari nel suo ruolo, Berardi e Boga.

Vincenzo Millico

Il mio sogno? Millico in gol all’88’”. L’auspicio del piemontese Massimo Gramellini, storico tifoso granata, nel derby della Mole di quest’anno non si è realizzato. Tuttavia, nulla è perduto. Vincenzo Millico, promettente esterno offensivo che compirà vent’anni il 12 agosto, ha mostrato la sua classe nelle giovanili e si appresta a diventare una presenza stabile anche ai piani alti.

Millico è arrivato in granata a 14 anni, andò via dal settore giovanile della Juventus perché veniva accusato di testardaggine ed egoismo. Poi è diventato il leader della Primavera a suon di gol, mentre negli allenamenti intratteneva i compagni centrando la traversa da centrocampo con uno dei suoi colpi preferiti, la rabona. Nell’estate 2019 l’attaccante brevilineo nato a Torino ha esordito nei preliminari di Europa League contro il Debrecen, segnando anche un gol di testa per festeggiare la prima presenza tra i professionisti. A ottobre è arrivato (sempre da subentrante) il debutto in Serie A e a gennaio quello in Coppa Italia contro Genoa e Milan, primo match arricchito dal rigore realizzato nella lotteria finale per passare il turno.

In A contro il Sassuolo centra la traversa con una splendida conclusione a giro, nelle disfatte con Atalanta e Lecce si mette in mostra ma non basta per guadagnarsi ulteriore spazio. Dopo la pausa la situazione potrebbe cambiare, in un campionato di una quarantina di giorni che si svolge in piena estate. Per adesso soltanto spezzoni nei finali per lui, ed è difficile chiedergli di cambiare l’inerzia della contesa in una partita squilibrata come il derby.

Gaetano Paolillo, il suo agente, lo descrive alla perfezione. “È un tipico attaccante esterno da 4-3-3, che gioca preferibilmente a piede invertito, quindi a sinistra, per poter accentrarsi e tirare col destro. Ha tiro, personalità e sfrontatezza. Non ha paura di provare giocate anche difficili e di saltare l’uomo.” Potrebbe arrivare ad assomigliare a Insigne, oppure a Robben, con il quale ha in comune l’insistita ricerca del tiro a giro sul secondo palo, anche se il suo idolo in realtà è Neymar. L’allenatore dei granata Longo si augura che possa avvicinarsi a quei livelli, in attesa che Vincenzo da predestinato si trasformi in protagonista.

Roger Ibañez

Nella partita decisiva per il passaggio agli ottavi di Champions League della magnifica Atalanta di Gasperini, vinta con un netto 3-0 sul campo dello Shakhtar Donetsk, fa il suo esordio con la maglia bergamasca un difensore brasiliano classe ’98. Roger Ibañez sbarca in Italia nel gennaio 2019 e gioca per la prima volta in campionato a maggio contro il Genoa, briciole di tempo nel finale di partita. Sono mesi di rodaggio per il giovane difensore centrale, poi Gasperini decide di inserirlo a sorpresa nel big match contro gli ucraini. Il brasiliano inciampa sul primo pallone giocato rischiando il disastro, ma si riprende e porta a casa un ricordo importante. Ibañez si è fatto le ossa nel Fluminense, che lo ha pescato nei dilettanti del Sergipe per promuoverlo in pochissimo tempo dalle giovanili in prima squadra.

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Credits goal.com

Personalità da vendere, velocità, abilità nei contrasti aerei e un tocco felpato sul pallone (ha cominciato come centrocampista), queste sono le caratteristiche che saltano di più all’occhio del ragazzo, padre brasiliano e madre uruguaiana. Con la maglia verdeoro ha esordito in Under 23, confermando le doti che lo hanno portato in Italia. Anche se l’esordio in Champions è materiale per i racconti ai nipotini, l’Atalanta non punta su di lui e a gennaio passa in prestito con obbligo di riscatto alla Roma.

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Credits calcioline.com

Dopo la pausa per il lockdown Fonseca gli regala improvvisamente una maglia nell’undici di partenza contro la Sampdoria, Roger se la cava senza particolari patemi, mostrando una sicurezza inconsueta per la sua età. Poi arrivano altri venti minuti in campo contro l’Udinese e un altro match in cui entra in campo da titolare, contro il Napoli.

In occasione del gol di Callejon conferma le sue difficoltà quando deve difendere correndo all’indietro, infatti lo spagnolo gli guizza veloce alle spalle per segnare il gol del vantaggio per i campani. Nel complesso una prova discreta per Ibañez, macchiata però dall’incertezza decisiva. Anche contro il Parma ha giocato dall’inizio, patendo poco le folate offensive dei crociati e sfiorando il gol con un colpo di testa uscito di un soffio.

Nel frattempo a Bergamo hanno trovato un altro giovane emergente al suo posto. Bosko Sutalo, croato classe 2000 acquistato a gennaio, ha esordito da titolare dopo la pausa con una solida prova contro il Cagliari. Ora starà al brasiliano dimostrare che può cancellare i blackout e continuare a migliorare, dando solidità a una squadra in difficoltà come la Roma e dimostrando all’Atalanta che ha sbagliato a rinunciare a lui troppo in fretta.