L'Italia di Vitali Kutuzov, tra Ranieri, CR7 e Zeman - Zona Cesarini
Vitali Kutuzov, Getty images
Vitali Kutuzov, Getty Images

L’Italia di Vitali Kutuzov, tra Ranieri, CR7 e Zeman

La carriera da calciatore di Vitali Kutuzov ha avuto un comune denominatore, lo spostamento continuo. L’attaccante bielorusso ha vestito sei maglie diverse in Italia, da nord a sud, adattandosi a realtà sempre nuove. Dopo le grandi annate con il Bate Borisov, la trattativa lampo durante l’intervallo di una partita di Coppa Uefa contro il Milan regala al talento 21enne un’opportunità nella squadra di Gattuso, Maldini, Pirlo e Shevchenko. A causa della concorrenza proibitiva giocherà soltanto due partite nel suo primo anno di Serie A e sarà costretto a lasciare i rossoneri che nella stagione successiva, con Ancelotti in panchina, vinceranno la Champions League all’Old Trafford. Dopo la parentesi portoghese con lo Sporting Lisbona, per Kutuzov ancora Italia con le maglie di Avellino, Sampdoria, Parma, Pisa e Bari. Ad Avellino, sotto la guida di Zeman in Serie B, ha vissuto la sua stagione migliore, ma il suo viaggio gli ha permesso di conoscere da vicino tanti protagonisti della Serie A di oggi.

Conte e Kutuzov al Bari
Conte e Kutuzov, Sky Sport

Il 24 gennaio si è giocata Parma-Sampdoria, tu hai vestito le maglie di entrambe e hai lavorato con Claudio Ranieri quando ha salvato il Parma nel 2007, cosa ricordi di quella esperienza?

“Ranieri è arrivato e ha cambiato le sorti della stagione del Parma nella Serie A 2006/07 così come ha fatto con la Sampdoria l’anno scorso, riuscendo a dare la sua impronta per raggiungere la salvezza. In quella stagione il Parma era dato per spacciato da tutti, ma lui è riuscito a rimetterci in carreggiata. Io ero spesso infortunato, non sono riuscito a dare il mio contributo come speravo. Da fuori però vedevo i continui miglioramenti, ottenuti grazie a un lavoro efficace. Ranieri trasmette serenità, conosce alla perfezione i meccanismi e sa trasmettere tranquillità in un mondo dominato dalla frenesia, lo dimostra ancora oggi. Ai tempi ha lavorato tanto sull’aspetto mentale, anche perché non aveva abbastanza tempo per stravolgere il gioco della squadra.”

Ranieri Parma
Claudio Ranieri, Getty Images

Igor Budan anche grazie a lui è diventato un attaccante letale, impossibile poi dimenticare la fiducia data a Giuseppe Rossi che allora aveva soltanto 19 anni. Una fiducia ripagata nel momento più delicato della stagione con nove reti decisive per le sorti della squadra.

Il Milan di Stefano Pioli è primo in classifica, in quella stagione al Parma fu esonerato prima dell’arrivo di Ranieri. Che opinione hai di lui?

“Ci siamo incontrati di recente e gli ho fatto i miei complimenti per il lavoro straordinario che sta facendo. Lo ricordo come una persona di grande classe e umiltà. Al suo arrivo a Parma aveva grandi ambizioni, dato che è la sua città d’origine. Quando è stato esonerato è stata una sconfitta anche per me, avrei voluto fare di più per aiutarlo. La sua filosofia di gioco oggi si è evoluta, lui è maturato come persona e allenatore, inoltre ha avuto la fortuna di arrivare al Milan nel momento giusto della sua carriera. Sa imporsi ma è capace di farlo senza sconvolgere gli equilibri, ha imparato sicuramente dalle diverse esperienze in panchina, anche da quelle negative. Al Milan gli hanno permesso di lavorare bene e ne ha approfittato nel migliore dei modi, trasformando le sconfitte in carburante per motivare i giocatori.”

Dopo l’esperienza al Milan nell’estate 2002 sei andato in prestito allo Sporting Lisbona. In Portogallo hai giocato anche con Cristiano Ronaldo, quando lui aveva 17 anni e tu 22.

“Già, eravamo giovani… per questo motivo in ritiro ci hanno messo nella stessa stanza un paio di volte. Eravamo entrambi riservati e io parlavo a fatica il portoghese, un po’ meglio l’inglese. All’epoca eravamo semplicemente due giovani emergenti, a volte giocavamo insieme e in altre occasioni uno entrava in campo al posto dell’altro. Mi chiedeva di raccontargli di Milan Lab, voleva sapere come mai il Milan era all’avanguardia nella preparazione rispetto alla concorrenza.”

Cristiano Ronaldo allo Sporting Lisbona
Cristiano Ronaldo allo Sporting, Uefa.com

“Era sempre curioso e dato che giocavamo entrambi da attaccanti esterni parlavamo spesso di situazioni tattiche, dei movimenti giusti da fare in campo. Il Cristiano di allora e quello che gioca oggi nella Juventus sono due uomini diversi in due corpi diversi, all’epoca era magrolino e rapidissimo. Adesso si vede che ha una massa muscolare differente e ovviamente gioca in maniera radicalmente diversa rispetto al passato.”

La tua stagione migliore in Italia l’hai vissuta ad Avellino, sotto la guida di Zeman.

“Ad Avellino piove trecento volte all’anno, ma ho trovato tanti amici e un ambiente fantastico. Per la mia crescita, anche dal punto di vista fisico, Zeman è stato fondamentale. Ho sofferto durante la preparazione perché non sono un giocatore leggero, ho una massa muscolare importante. Le famose gradinate non mi hanno mai messo in difficoltà però, mi ricordo ancora di quando il mister mi guardava dall’alto, sigaretta in bocca, e mi diceva “Bravo, bravo…”. Sono diversi gli aneddoti che mi legano a lui. Ricordo una partita in cui ho fatto una rimessa laterale e ho dato il pallone indietro al terzino. Lui mi ha chiesto il motivo e gli ho risposto “Mister, ho fatto mille scatti volevo prendere fiato”. Lui senza battere ciglio ha replicato: “Tranquillo, adesso vieni vicino a me in panchina, così ti riposi meglio…”. Poi mi ha sostituito.”

“La Samp ha puntato su di me grazie al lavoro che ho fatto con lui e proprio al suo Lecce ho fatto due gol in A. La prima volta mi ha detto “Bravo, proprio contro di noi dovevi fare gol?” La seconda volta ho segnato di testa e mi ha preso in giro: “Ah, hai imparato anche a segnare di testa adesso?”. Il colpo di testa non era certo il mio forte e me lo ha fatto notare, ma bonariamente…”

“Con lui all’inizio è difficile avere un legame, ma con il tempo il nostro rapporto è migliorato.”

Al Bari, nella fase finale della carriera, hai avuto un grande rapporto con Antonio Conte e i movimenti sincronizzati della coppia Lukaku-Lautaro dell’Inter di oggi ricordano quelli della coppia Kutuzov-Barreto in biancorosso. Si vedevano già allora le sue grandi potenzialità come allenatore?

“È evidente che lui sia un grande allenatore, non devo certo dirlo io. A Bari mi ha aiutato a lavorare sui miei punti di forza. Lo faceva con tutti, trovava i punti di forza e riusciva a nascondere le debolezze. Io amavo il suo modo di giocare con il 4-2-4, un modulo in cui mi trovavo a mio agio e in cui sapevo sempre cosa fare.”

“Aveva una buona squadra a disposizione, compatta ma senza campioni come quelli che poi ha allenato negli anni seguenti.”

Oggi giochi come portiere nell’Hockey Club Diavoli Rossoneri, a Milano. Come è nata questa passione?

“L’hockey è uno sport che amo da quando ero piccolo, volevo trovare un modo per divertirmi e per allenarmi una volta terminata la carriera agonistica. La palestra non mi piace né amo correre da solo e ho pensato subito a questo sport. Mi diverto, è bello riscoprire una passione dell’infanzia. Milano è stata la prima tappa del mio percorso nel calcio italiano ed è una città che ho amato dal primo giorno.”

Stai lavorando a un nuovo progetto che si concentra sulla gestione delle squadre da parte dei tifosi attraverso un software apposito. Di cosa si tratta esattamente?

“Non sono da solo in questo progetto, sono coinvolti anche diversi programmatori e altri soci disposti a investire. Immaginiamo una squadra gestita interamente dai tifosi. Il software è pronto, abbiamo già accordi con delle società e sarà una sorta di Fifa Ultimate Team applicato al calcio reale. Qualsiasi tifoso potrà comprare le azioni della squadra e intervenire nella gestione anche da remoto. Potremmo iniziare a farlo in Bielorussia, ma vista la situazione attuale nel mio paese abbiamo pensato ad alternative come Lituania, Georgia e, perché no, Italia. Ovviamente il sogno è creare un campionato, con l’appoggio della Fifa.”

Nel calcio nell’epoca del coronavirus, molti allenatori, per esempio Klopp e Mourinho, si sono lamentati dei troppi infortuni. Come si può migliorare?

“Il calcio è spettacolo a tutti i costi e troppe partite inevitabilmente usurano il fisico. Se non ti curi in maniera perfetta sempre, anche da giovane, è ovvio che avrai delle difficoltà. Gli infortuni non nascono mai per caso, bisogna saper prevenire e gestire con attenzione il fisico dalla giovane età. Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria legata al coronavirus, spero che torneremo presto alla normalità.”

La situazione in Bielorussia è molto difficile, anche dal punto di vista sportivo. Cosa ne pensi?

“Il paese vive un momento particolare, il popolo sta soffrendo. Per quanto riguarda il calcio, ci sono state vicende assurde come quella che ha visto coinvolto Ilja Shkurin, un talento con grandi potenzialità, attaccante del Cska Mosca. Si è schierato dicendo di non voler giocare in nazionale finché sarà il regime di Lukashenko a governare la Bielorussia, per fortuna la Fifa lo ha sostenuto nella sua protesta.”

Ilja Shkurin
Ilja Shkurin, Freepress

“Sicuramente mi dispiace vedere in difficoltà il Bate Borisov, la squadra che mi ha lanciato. Negli ultimi tempi il Bate ha perso peso politico e non è più la squadra più forte del campionato. Credo sia un peccato, perché qualificandosi in diverse occasioni alla Champions League il Bate ha regalato notorietà alla mia nazione, adesso faticano a pagare gli stipendi ai tesserati.”