Ricardo Centurión, il ritorno del Wachiturro - Zona Cesarini
ricardo centurion
ricardo centurion

Ricardo Centurión, il ritorno del Wachiturro

Un soprannome può dire tanto di chi lo porta. Gabriel Omar Batistuta era soprannominato il Re Leone o Batigol. Batistuta è nato ad Avellaneda, città a sud di Buenos Aires, proprio come il protagonista della nostra storia, Ricardo Centurión. Il centravanti argentino si è guadagnato i suoi soprannomi grazie alla personalità che ha sempre esibito (insieme alla chioma leonina) e alle incredibili doti realizzative. Centurión ha messo a segno il gol che gli ha regalato il suo soprannome, il primo da professionista, nello stadio dell’Argentinos Juniors dove ha esordito un certo Maradona.

 

 

La sua esultanza, un balletto scatenato, darà origine al soprannome El Wachiturro, più precisamente il settimo dei Wachiturros, popolare boyband di Buenos Aires composta da sei ragazzi di periferia. Fino a qui niente di rilevante, ma cosa significa davvero Wachiturro? Il termine è composto da due parole, Guacho (in questo caso scritto Wachi), che nel linguaggio popolare indica un figlio di nessuno, un ragazzo di strada. La seconda parola, Turro, si utilizza per dare a qualcuno del cattivo e dell’imbroglione.

Ricardo è orfano di padre, di sicuro è cresciuto come un ragazzo di strada. Sul suo essere cattivo o meno, ricordiamo soltanto che la canzone associata al balletto di Centurión è stata poi accusata di veicolare un messaggio a favore della violenza sulle donne. Un presagio nascosto in un’esultanza spensierata, se consideriamo che di recente il calciatore argentino è stato accusato di aver picchiato la sua ex fidanzata.

Andiamo ora alle radici della storia del Wachiturro. Il padre Luis muore nel 1998, Ricardo ha solo cinque anni. Luis lavora in una fabbrica illegale di fuochi d’artificio. Un giorno scoppia un incendio sul posto di lavoro: quando si spengono le fiamme, tra le macerie rimangono cinque corpi carbonizzati. Uno dei cadaveri è quello di Luis. La madre di Centurión reagisce alla disgrazia lavorando il più possibile, ma uno stipendio non basta per tutti, spesso in famiglia si soffre la fame. In una casetta con due stanze vivono in cinque: la nonna, la mamma Beatriz, Ricardo e le due sorelle.

Per distrarre il nipotino dalle difficoltà, la nonna decide di fargli un grande regalo e lo porta in una colonia estiva per esaudire il suo desiderio di giocare a calcio. Qualche tempo dopo, Centurión passa un provino e inizia a giocare nelle giovanili del Racing Club di Avellaneda. Al Racing si deprime in fretta, non trova un senso a tutta quella fatica, continua soltanto grazie agli incoraggiamenti delle sorelle. All’epoca è considerato un ragazzo introverso, forse fin troppo tranquillo.

Un giorno Antonio Mur, coordinatore delle giovanili, viene avvicinato dalla madre di Ricardo, che gli comunica che se non fa giocare il suo ragazzo lei lo manderà al Boca Juniors, squadra del cuore del padre Luis. “Tranquilla signora, il prossimo anno lo allenerò io e giocherà sempre”. Beatriz sorride e se ne va.

Il Racing si occupa di Ricardo, gli dà da mangiare, gli manda lettere a casa se non si impegna negli allenamenti. Il richiamo della strada però è molto forte per Centurión, che scopre di avere dentro di sé una natura selvaggia, trattenuta troppo a lungo. Risale a questo periodo la foto scattata mentre impugna una pistola, un’immagine che solleverà un grande polverone qualche anno dopo. Sul campo invece Ricardo non ha nessun problema, è arrivato il momento di farsi notare. Dello stesso vivaio da dove parte il viaggio del Wachiturro fanno parte giocatori dal futuro assicurato come Luciano Vietto, Rodrigo De Paul e Bruno Zuculini.

Miguel Colombatti, responsabile delle relazioni tra dilettanti e professionisti, ha un debole per Ricardo, lo considera un ragazzo umile con grandi qualità tecniche. Lo segnala a Roberto Ayala, ex giocatore della Nazionale che ricopre la carica di Direttore Tecnico del Racing, e a Luis Zubeldía, l’allenatore del tempo. Colombatti organizza una partita per i migliori prospetti delle giovanili e Centurión non delude. Zubeldía vuole portarlo in prima squadra e Ricardo decide di andare avanti in tutti i sensi, si compra anche una nuova casa a Puerto Madero, lontano dal quartiere difficile dove è cresciuto.

Dopo la prima stagione al Racing le richieste di mercato non mancano e arriva anche la convocazione nell’under 20 argentina. Paragonato spesso ad Ángel Di Maria, leggero e veloce, Centurión è un’ala sinistra a cui piace rientrare per tirare con il piede preferito, il destro, ma all’occorrenza può giocare dalla parte opposta. Il cambio di passo è fulmineo, il dribbling nello stretto imprevedibile. È in grado di giocare in diversi ruoli, può essere schierato sia come esterno di un centrocampo a quattro, sia come esterno in un tridente offensivo.

 

Viaggio in Italia e scorribande varie

 

Il Genoa si innamora di lui, la città ligure sembra perfetta per il ventenne Ricardo. Davanti, il mare come a Buenos Aires, intorno, una tifoseria che ha sempre amato gli argentini. Centurión però non riesce ad ambientarsi, appare timido, acerbo, non prova mai la giocata.

Gasperini gli dà qualche opportunità per mettersi in mostra, ma il Wachiturro fa rumore soltanto fuori dal campo: i vicini lo denunciano per disturbo della quiete pubblica a causa della musica troppo alta. A fine stagione, dopo dodici presenze e nessun gol, il ritorno al Racing. Forse i tifosi si sono già dimenticati del suo saluto polemico rivolto via Facebook a chi lo accusava di non impegnarsi abbastanza nelle ultime partite, prima della partenza per Genova: “Sono un fuoriclasse, diventerò miliardario, voi continuate a lavorare 24 ore”. Un augurio a se stesso che non si è realizzato, ora Centurión deve ricominciare da capo.

Al Racing trova Diego Milito, insieme i due ex del Grifone regalano un titolo alla squadra che non vinceva dal 2001, anche allora con Milito in campo. Il gol decisivo contro il Godoy Cruz lo mette a segno proprio Ricardo, sigillando un ritorno a grandi livelli.

 

 

Nel gennaio 2015, il passaggio al San Paolo, in Brasile, dove rimane fino all’estate del 2016. Nel rettangolo verde alti e bassi, fuori fa parlare di sé come al solito. Durante una trasferta di Copa Libertadores in Argentina ottiene un permesso per tornare un giorno dopo rispetto ai compagni di squadra, ma decide di partecipare a una festa in discoteca, dove beve troppo. Risultato, perde il volo per il Brasile e torna con due giorni di ritardo, rimediando una multa della società.

Il 2016 è l’anno del ritorno in Argentina, questa volta con il Boca Juniors, dove tempo prima voleva mandarlo sua madre Beatriz. Anche al Boca il Wachiturro continua a far parlare di sé. A settembre causa un tamponamento ad Avellaneda, dopo l’uscita da un locale. Ubriaco, provoca un incidente che coinvolge tre macchine, per fortuna senza gravi conseguenze.

Centurión prova a fuggire a piedi in accordo con gli amici, che cercano di nascondere la sua presenza in macchina. Le immagini riprese dalle telecamere del posto però lo incastrano e l’argentino, su suggerimento dell’avvocato, si presenta in questura e ammette la colpa. Il mese dopo, per non farsi mancare niente, diventano di dominio pubblico delle foto in costume adamitico che Ricardo ha mandato a una ragazza via chat.

Centurión trascina gli Xeneizes con le sue giocate, anche se le intemperanze continuano a manifestarsi, stavolta anche dentro al campo. Durante una partita con il Rosario Central si scaglia contro l’avversario Teofilo Gutierrez (ex River Plate) colpevole di aver provocato i tifosi del Boca con un gesto in omaggio ai Millonarios. Si scatena una rissa, il Wachiturro viene trattenuto a fatica. Come se non bastasse, pochi giorni dopo esce sui giornali la notizia di una collutazione in strada in cui è stato coinvolto. Le bizze di Centurión sono fastidiose per l’ambiente, ma non impediscono al talento argentino di far girare la testa agli avversari, una partita dopo l’altra, fino alla vittoria del titolo.

 

 

Come le sue scorribande sulla fascia, anche quelle fuori dal campo non si sono mai arrestate. A fine gennaio viene ripreso dalle telecamere di sicurezza nell’hotel che ospita il Boca prima del Superclásico contro il River Plate: Ricardo è visibilmente alterato e fuori controllo, sembra ubriaco, i compagni lo devono trattenere per impedirgli di sfasciare tutto.

Nella partita del giorno dopo, segnata da molte scorrettezze come spesso accade tra Boca e River, il Wachiturro non offre una prestazione convincente. Nel primo tempo spara addosso al portiere sprecando un’ottima occasione, nel secondo si inserisce bene in area ma manca completamente l’impatto con il pallone. Un minuto dopo, il River mette a segno il gol del due a zero che chiude la partita. Nel finale scatta una rissa tra le due squadre, Centurión naturalmente partecipa ma senza fare grossi danni.

A maggio viene denunciato dalla ex fidanzata per minacce e aggressione, lei lo accusa di essere un alcolista e un violento. Compare online una foto di Ricardo che impugna un fucile, evento che riporta alla memoria la prima marachella diventata di dominio pubblico, la foto con la pistola ai tempi del Racing.

Telenovela argentina

 

L’estate 2017 per il Wachiturro è intensa e piena di colpi di scena, cosa che non deve averlo sorpreso più di tanto. La decisione iniziale sembra chiara: si torna in Italia per cancellare il fallimento di qualche anno fa. Ricardo arriva a Genova, va a cena con Ivan Jurić ed Enrico Preziosi, passa le visite mediche. Sembra tutto fatto, ma il Boca decide di pagare un milione in più e tenerselo. Centurión è allettato dalla proposta, al Boca si è sempre trovato bene e il ritorno alla Bombonera non gli dispiace.

Poco dopo l’atterraggio in Argentina, però, ecco l’ennesimo episodio sgradevole. La cronaca notturna racconta di uno scontro fra l’entourage di Ricardo e un tifoso in un locale di Lanús. Il tifoso chiede una foto, uno degli accompagnatori del calciatore la rifiuta, poi, secondo il ragazzo, gli rifila un pugno. Da lì scatta una mezza rissa, con minacce di morte e pistolettate. A quanto pare il Wachiturro non aveva letto l’intervista di Roberto Baggio pubblicata dal Corriere della Sera, in cui il Divin Codino aveva dichiarato: “Il mio erede? Guardo molto calcio sudamericano e, da tifoso del Boca Juniors, mi piace molto Centurión ma deve migliorare fuori dal campo”.

L’ennesimo episodio negativo intanto preoccupa il Boca, che pare voglia inserire clausole speciali nel contratto di Ricardo, clausole legate al comportamento fuori dal campo che comprenderebbero anche la possibilità di rescindere unilateralmente il contratto. Centurión, che inizialmente sembrava disposto a firmare, pubblica invece un post su Instagram ufficializzando la rottura con il Boca.

Non ascolto e vado avanti, perché molto di quello che è proibito mi fa vivere”, scrive citando una canzone rock argentina. Poi critica il presidente degli Xeneizes Angelici: “Ho avuto dei problemi, è vero, ma chi non ha mai sbagliato? Il Boca ha un presidente poco serio che ha cercato dei pretesti per non tesserarmi. Ora ci è riuscito grazie anche a giornalisti che fanno show e politica. Sarò sempre un tifoso del Boca come mio padre”. Ricardo ufficializza il suo ritorno a Genova attraverso i social, con la foto al momento della firma. Dagli Xeneizes del Boca ai genovesi autentici, il passo è breve.

 

 

Fisicamente l’argentino sembra più forte rispetto al 2013, dovrebbe essere più pronto agli scontri con i difensori avversari e le sue caratteristiche tecniche sembrano perfette per il 3-4-3 del Genoa. Certo, le prime parole del tecnico Jurić per il Wachiturro non sono state accomodanti: “A me è rimasto un po’ qua il fatto che il Genoa non sia stata la sua prima scelta”, ha dichiarato l’allenatore, che ha chiesto grande disponibilità a sacrificarsi da parte di Ricardo.

“Fisicamente è molto indietro. È stato un mese intero in vacanza senza fare nulla. Dovrà lavorare parecchio per ritagliarsi il suo spazio. Però per me è un buon giocatore e se avrà la voglia giusta ha tutto per fare bene”. Resta da vedere se Ricardo riuscirà a domare i suoi demoni interiori, per fare impazzire i tifosi del Grifone con le sue imprese da calciatore e non con quelle da folle Wachiturro.